TRASACCO – Luigi Mascioli di Trasacco, 38 anni, lavora da settembre 2019 come infermiere presso l’ospedale di Lodi, dopo una lunga esperienza in diversi nosocomi italiani.
Lo scorso 20 febbraio, per sopperire a mancanza di personale, era stato inviato nella struttura ospedaliera di Codogno, per il turno di notte, proprio quando è esploso il focolaio del Coronavirus.
Raggiunto dalla nostra redazione Mascioli appare tranquillo e ci dice: “Sono a casa in quarantena e al momento non ho febbre né alcun sintomo. Non ho ancora fatto il tampone ma, a breve, verrà effettuato a tutto il personale. Volevo precisare – afferma l’infermiere – che sono in quarantena ma non è volontaria, in quanto è stato attivato un iter, tramite il medico della locale Asl di competenza, per tutto il personale presente e che è stato a contatto con i pazienti contagiati”.
Proprio durante il suo turno in pronto soccorso, i sanitari hanno effettuato i tamponi su alcuni pazienti che sono risultati positivi al Covid-19, tutti provenienti dallo stesso paese. A quel punto è stato dato l’allarme ed è scattato il protocollo di sicurezza.
Chiuso l’intero ospedale, Mascioli è rimasto al suo interno fino alla sera del giorno successivo, ovvero il 21 febbraio. All’arrivo degli altri colleghi per il cambio turno, il personale è stato mandato a casa e messo in quarantena obbligatoria, secondo le disposizioni del Ministero della Salute.
L’infermiere dovrà rimanere nella sua casa di Lodi. Secondo gli ordini ministeriali, chi non rispetta la quarantena è perseguibile penalmente.