TAGLIACOZZO – Ha preso il via la stagione teatrale 2020 programmata al Teatro Talia di Tagliacozzo. Un cartellone ricco di incontri interessanti con artisti apprezzati dal pubblico, una rassegna che non deluderà gli amanti del buon teatro. Grande la soddisfazione espressa dal Sindaco della città di Tagliacozzo, Vincenzo Giovagnorio, affiancato dalla vice sindaco e assessore alla cultura Chiara Nanni, per essere riuscito, in tempo record, a far ultimare i lavori di ripristino del teatro, permettendo così l’inizio della stagione teatrale, anche se con ritardo. La direzione artistica e stata affidata alla comprovata professionalità di Federico Fiorenza.
Il sipario si alza su “Persone normali e strafottenti” di Giuseppe Patroni Griffi con Marisa Laurito, Guglielmo Poggi, Giancarlo Nicoletti, Livio Beshir. La regia è firmata da Giancarlo Nicoletti.
Una storia che penetra per l’assurda realtà, un cotesto di oggi scritto da Patroni Griffi cinquanta anni fa. Spaccati di vita che, solo per finta pudicizia, non vogliamo ammettere esistano, con i quali non vogliamo confrontarci, sono resi ancor più duri, ma velati di ironia, dalla capacità della drammaturgia napoletana che può ferire e far sorridere, anche se amaramente. La scenografia si perde nell’attenzione rivolta all’interpretazione di Marisa Laurito che, lontana dalla figura solare amata dagli italiani, mostra la durezza di donna con addosso la vita misera vissuta, come serva in un bordello, ma anche la forza di saper trasmettere la magia di una personalità in un continuo sali e scendi tra cattiveria, ingenuità, opportunismo. E’ la padrona di casa e ha come inquilina Maria Callàs che la sera di capodanno decide di subaffittare, di nascosto la propria camera, per una notte di sesso, a una coppia particolare. Poi irrompe proprio lei: Maria Callàs. Un travestito, o’ femminiello, come si chiama a Napoli, forse la figura più tragica, quella che in parte potrebbe appartenere ad ognuno di noi: apparire per essere, e non voler essere chi si è. “Tu ti camuffi, io mi travesto. Tu bari, io mi proclamo”. Una lotta con la vita, e per la vita, con la paura che assorbe i più deboli: la solitudine, quel filo che unisce, in questo assurdo contesto, e che ingoia ognuno dei personaggi.
Poco importa persino la storia nel partecipare a questa performance teatrale. E’ una cruda fotografia dell’attuale società. Dove si calpestano i sentimenti, dove non si interagisce con l’altro, dove ci sono stereotipi e preconcetti. Ma nell’ assurda capacità di presagire il futuro, Giuseppe Patroni Griffi, ha capovolto la normalità di oggi. Sarà l’uomo di colore Bayron, l’altro, ad essere superiote. Lui conoscitore di cultura, uno scrittore, con retaggi di rabbia per le condizioni subite, etichette incollate. Lui che violenta Alfredo, quel giovane omossessuale, che lo ha sedotto per una serata occasionale di sesso. Lo spettatore è suo malgrado voyeur dello stupro, della prepotenza, della sopraffazione. Eppure, per quanto forte sia la provocazione, le parole del testo incredibilmente sono trasformate in anima dagli attori che rivestono, come pelle, il proprio personaggio, turbano ma non dissacrano, istigano ma non offendono. E’ la drammaturgia partenopea che riesce a mostrare le visioni più angoscianti e dure come attraverso un velo, forse per l’adattamento del napoletano al terribile per poter sopravvivere. Alla mente tornano inevitabilmente le pagine di “La pelle” di Curzio Malaparte.
Quattro attori che con grande professionalità hanno dato vita, concretizzandoli, ai personaggi che la straordinaria mente di Giuseppe Patroni Griffi ha partorito nel 1973. Un particolare riconoscimento alla regia di Giancarlo Nicoletti. Tempi, ritmi e movimenti scenici studiati come ingranaggi di un orologio.
Meritati gli applausi per:
Marisa Laurito in Donna Violante
Giancarlo Nicoletti nel ruolo di Maria Callàs -oltre ad essere regista
Guglielmo Poggi nel ruolo di Alfredo
Livio Beshir nel ruolo di Bayron