SANREMO – Quanta pubblicità per la manifestazione sanremese, che già era partita con un vento di bufera sull’affermazione del conduttore Amadeus, rivolto ad una delle donne che lo affiancheranno sul noto palcoscenico, “Lei è capace di stare un passo indietro a un grande uomo”. Sembra che la macchina dello spettacolo, per quanto incomprensibile, venga trasformata in un caterpillar per il meccanismo dell’audience, fondamentale strategia di marketing, più se ne parla, più alti i prezzi dell’inserimento spot pubblicitario.
Poco importa se coloro che pagano il capestro del canone RAI, con la formula dello pseudo ricatto (quote parte nella bolletta della luce previo stacco n.d.r.), non intendo, non gradiscono, non vogliono, non consentono determinate iniziative che offendono e oltraggiano la loro morale.
Le donne del palcoscenico sanremese, hanno protestato contro le proteste delle donne italiane che protestano contro la presenta del rapper sessista Junior Cally. Forse sono le stesse che per la classica forma di esibizionismo, e null’altro, appaiono in prima fila il 25 novembre, data designata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per educare al rispetto della persona e dei diritti delle donne. Rispetto! Ecco il termine che non si vuole considerare in tutto questo parlare. Le parole, da sempre feriscono più di una spada. La mente, soprattutto dei giovani, è la “tabula rasa” ove tutto può essere impresso, nel bene e nel male. Se l’esaltazione dei versi puntano alla violenza, alla sottomissione del genere femminile, si sperde come goccia nel mare il rispetto. “Lei si chiama Gioia , beve e poi ingoia. Balla mezza nuda, dopo te la dà. Sì chiama Gioia, perché fa la tro*ia, sì, per la gioia di mamma e papà. Questa non sa cosa dice, porca tro*ia, quanto chiacchiera? L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa, c’ ho rivestito la maschera”. Questi i versi della canzone che ha portato alla ribalta il mascherato rapper. Si perché il coraggio del ragazzo è celato dietro a una maschera.
Chi ci mette la faccia, e di coraggio ne ha da vendere è Lucia Ottavi, che da San Benedetto dei Marsi, valigia e cartellone ha mantenuto fede alla sua promessa: arrivare davanti al Teatro e manifestare.
L’abbiamo raggiunta.
Una iniziativa forte Lucia, sei sola a Sanremo?
“Si sola, ma ho incontrato tanta gente che non è assolutamente d’accordo con gli organizzatori del Festival, così come è stato impostato quest’anno.”
Hai incontrato altre donne che stanno manifestando con cartelli o altro?
“No. Posso dirti però che tante persone, ed è importante farlo sapere, che quando ho lanciato il mio messaggio, mi hanno applaudita e fatta sentire la loro vicinanza.”
Oggi è la giornata dell’apertura del Festival, cosa prevedi di fare?
“Non intendo fare nulla di più. Il motivo per il quale ho protestato ieri sera è che oggi qui sarà una roccaforte. Soltanto gli addetti ai lavori potranno avvicinarsi davanti al Teatro Ariston, ci saranno cordoni di chiusura e i carabinieri che non permetteranno di accostarsi.”
Pensi che avrai delle problematiche nel tuo segno di protesta?
“Assolutamente si! proprio per evitare ogni tipo di manifestazione è prevista la presenza delle forze dell’ordine e degli sbarramenti che impediscono di entrare oltre un limite stabilito. Io non mollo. Vado lì e farò sentire la mia voce.”
Tu hai, con la tua precedente esperienza, coltivato una solidarietà incredibile delle donne. Nessuna ti ha seguita in questa missione?
“Guarda, l’appoggio c’è stato, non fisico, ma morale sì. Il fisico non l’avrei preteso. Il punto è questo, io feci all’inizio di questa battaglia una promessa, che sarei venuti qui, davanti all’Ariston e avrei portato il nostro pensiero, e protestato per questo festival. E così ho fatto. Ho mantenuto la promessa. Un mio amico mi ha detto che ci vuole coraggio per fare questo, a me il coraggio non manca. Luisa, è difficile, ma il coraggio non dovrebbe mancare a nessuno, e poi alla fine non stai facendo nulla, nulla, nulla di male.”
E’ una lotta però contro i mulini a vento, Davide contro Golia. Come sarà la tua giornata?
“Vado lì e spero mi facciano passare, porterò con maggiore forza il messaggio che ho portato ieri sera. Tutto questo per dire fermamente NO alla violenza contro le donne, anche attraverso la musica. Come ho già scritto, anche le logiche dello show sono difficili da comprendere, alla fine questo “pseudo” cantante si esibirà sul palcoscenico seguendo queste logiche. Siamo arrivati davanti all’Ariston per dire, per dimostrare che non si fanno solamente chiacchiere, ma fatti. E’ questa la differenza fondamentale nella vita. Proprio per questo, io e tutte le donne, oggi abbiamo vinto lo stesso, per come abbiamo combattuto questa battaglia. Per come, soprattutto, dovremmo combattere tutte le altre battaglie, incominciamo a far sentire la voce degli italiani, perché, se vogliamo noi italiani ma anche noi italiane, non siamo secondi a nessuno. Basta vedere il risultato della ricerca per il coronavirus. Siamo i primi.”
Noi siamo con te. Grazie Lucia.
“Grazie a te Luisa”
La musica italiana è un contenitore immenso di voci e autori straordinari. Oltraggiare il palcoscenico della canzone italiana, a dispetto dell’opinione pubblica e della protesta del mondo delle donne, è anche questa una offesa immensa. Ma tant’è, non è la prima né sarà l’ultima che subiamo.