TRASACCO – Ospiti della manifestazione, presentata da Alessandro Raschiatore, insieme al presidente Gianluca Salvati i componenti dell’“Associazione Premio Pietro Taricone” , in rappresentanza dell’Amministrazione comunale il consigliere Domenica Coletti con delega alle Politiche Scolastiche e Promozione Culturale, e due dei tre attesissimi candidati al premio: la preside Eugenia Carfora e il meccanico navale Gianfranco Franciosi. Assente, invece, per improvvisi impegni lavorativi la giornalista Luciana Esposito. Hanno partecipato all’evento anche l’attore e regista Corrado Oddi, che ha interpretato alcuni brani, e la cantante Valentina Alibrandi con il gruppo musicale “Why Not” che hanno suonato alcuni pezzi musicali duranti la premiazione.
In un mondo, quello di oggi, dove si viene sempre più risucchiati da realtà virtuali che offuscano la nostra capacità di amare, di aiutare, di relazionarci c’è il bisogno di uscire da quell’appiattimento mediatico, che propone modelli stereotipati, attraverso l’esempio di uomini lontani dai media per creare una rete di modelli di riferimento fondata sull’esempio e rivolta soprattutto alle nuove generazioni.
“Lo scopo del ‘Premio Pietro Taricone – ha spiegato il presidente dell’Associazione Gianluca Salvati – è proprio quello di trovare persone comuni che sarebbero piaciute a Pietro per il coraggio e la passione che mettono in ciò che fanno e che possono essere da esempio. L’intento – continua – è accendere un faro su persone che in questa zona, probabilmente, non sarebbero mai state conosciute. I tre nomi portati alle candidature finali hanno dello straordinario e rispecchiano quei valori che vogliamo trasmettere alle persone”.
Un pubblico, quello presente, attento e commosso dalle storie raccontate personalmente dai protagonisti.
Gianfranco Franciosi opera a Bocca di Magra (La Spezia) ed è uno dei più bravi meccanici navali sulla piazza. Sono i primi anni del 2000 quando viene avvicinato da due esponenti di spicco di organizzazioni criminali spagnole ed italiane dedite al traffico internazionale di stupefacenti, sono il boss Elías Piñeiro Fernandez e un camorrista del clan Di Lauro, che gli chiedono di costruire imbarcazioni speciali da utilizzare per il trasporto della droga. Franciosi con grande coraggio, però, decide di denunciare tutto e di collaborare con la Polizia italiana divenendo il primo infiltrato civile nei Narcos. Per sei anni compirà operazioni ad altissimo rischio tra viaggi in Sudamerica, sette mesi in un carcere francese, fino all’operazione finale che porterà alla cattura di molti dei criminali coinvolti nel traffico. Dopo la conclusione delle indagini e l’arresto dei trafficanti, compreso quello del boss Elìas nel 2011, la sua attività di infiltrato si conclude ed entra a far parte di un programma di protezione, dal quale decide di uscire volontariamente dopo un breve periodo.
Franciosi in quegli anni perde tutto. Ad oggi vive lontano dalla sua famiglia per proteggerla, perché sa di poter essere ucciso per vendetta dal boss, e si sente abbandonato dallo Stato ma alla domanda se rifarebbe di nuovo la stessa scelta lui risponde: “Lo rifarei solo perché oggi vedo grandi i miei bambini e, dalle esperienze avute, so che sono riusciti a capire il valore del costo della mia vita che ho dato allo Stato italiano, quindi sì!”.
Luciana Esposito è una giovane giornalista di 35 anni che vive a Ponticelli di Napoli ed ha fondato il giornale indipendente Napolitan.it. Impegnata da anni nella lotta alla camorra è stata più volte minacciata di morte dai clan, per ben quindici volte. Ma nonostante le gravissime ritorsioni, messe in atto nei suoi confronti, ha deciso di continuare a denunciare gli avvenimenti legati alla criminalità senza farsi intimorire e rimanendo nella sua terra. Assente durante la premiazione per un lavoro all’estero, la Esposito ha inviato un video messaggio dove ha tenuto a ringraziare gli organizzatori del “Premio” ed ha lanciato un appello, quello di continuare a seguire le inchieste di tutti quei giornalisti minacciati dalle mafie per mantenere sempre accesi i riflettori, di non lasciarli soli perché da soli non si va lontano, ma insieme si può cambiare le sorti del nostro Paese. “Il mio sogno – afferma – è di creare, un giorno, un giornale con braccia tolte letteralmente alla camorra”.
Infine, Eugenia Carfora è Dirigente scolastica dell’Istituto professionale “F. Morano” di Caivano, una delle zone dell’hinterland napoletano socialmente più difficili, dove per i ragazzi la camorra rappresenta spesso la “scelta più facile”. La scuola potrebbe rappresentare la sola speranza per dare a questi giovani un futuro migliore, per non farli cadere irrimediabilmente tra le braccia della malavita. Questa donna ha fatto della sua professione una vera e propria scelta di vita, una missione, mettendosi al servizio dei suoi ragazzi e andando a prenderli, se necessario, anche casa per casa pur di farli andare a scuola. Con le sue sole forze è riuscita a scardinare situazioni di stampo camorristico all’interno della stessa scuola ripristinandovi la legalità, l’ha inserita all’interno di percorsi di formazione europea ed ha chiesto aiuto a tante aziende in tutta Italia per far assumere i suoi ragazzi, in modo da allontanarli dalla strada e dare loro un’occasione diversa. Simbolo di questo lavoro straordinario è la realizzazione del concorso nazionale “Mai più bulli in rete”, destinato alle scuole secondarie di II grado ed inserito nell’ambito del progetto “Noi ci siamo”.
Un meccanico navale, la preside di un istituto superiore ed una giornalista: tre persone indubbiamente diverse tra loro per contesti ed esperienze di vita, ma tutte straordinarie ed anticonformiste, legate da un filo rosso costituito “dal coraggio, dalla passione e dal cervello” che hanno messo nell’affrontare le difficoltà, non rinunciando a lottare neanche quando la loro stessa vita è stata messa in pericolo, ma sono andati avanti senza mai piegare la testa e continuano, tutt’oggi , a combattere. “Perché senza il coraggio – ha sottolineato il presidente Salvati – non avremo mai la forza di cambiare”.
Difficile dunque la scelta della giuria, capitanata dal giornalista Roberto Raschiatore, nell’assegnazione del premio (rappresentato dalla Protea, fiore sudafricano simbolo di diversità e coraggio) ma che ha visto come vincitrice della seconda edizione del “Premio Pietro Taricone” la preside Eugenia Carfora in quanto “la sua è una storia di bellezza, di coraggio, di passione e di altruismo. […] Il suo percorso professionale si è sviluppato parallelamente con forte impegno civico che l’ha portata ad intervenire in modo costante ed incisivo nel tessuto sociale del territorio in cui opera. Esponendosi sempre in prima persona è stata capace, con enorme coraggio, di abbattere i muri dell’indifferenza e dell’omertà permettendo ai suoi bambini di vivere le proprie infanzie in un ambiente sano, […] allontanandoli da una realtà fatta di soprusi, di pericoli e di criminalità e offerto loro la possibilità di vivere una vita normale in cui crescere nella gioia e nella legalità”.
“Non è un premio per me – commenta Eugenia Carfora – , la forza me la danno loro. Se sono riuscita a fare tanto è perché io li guardo negli occhi ogni giorno. Questo premio significa che ce la devo mettere tutta, affinché i ragazzi possano invadere l’Italia e dire che a Caivano le cose possono cambiare”.