AVEZZANO – Un sabato nel 1700 circa , è agosto, un giorno di festa come tanti in casa di Violetta Valéry. Ci sono Flora Bervoix, il Marchese d’ Obigny, il Dottore Grenvil , il Barone Douphol. Da trecento anni l’invito è lo stesso, tra il fasto e la ricchezza di un tempo dimenticato, nell’ebbrezza del piacere al grido “ la vita s’addoppia al gioir”. Il dramma di una donna colpita dalla tisi è arrivato anche in quel di Avezzano e ha conquistato il silenzio e l’attenzione del pubblico. Un pubblico pronto a vedere in scena, al Teatro dei Marsi, il capolavoro di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, ispirato all’opera teatrale di Dumas figlio “La signora delle camelie”.
(Foto – Marco Di Gennaro)
Una meravigliosa Violetta interpretata da Renata Campanella e un giovane Pietro Brunetto nelle vesti di Alfredo, al suo primo debutto. Il padre di Alfredo, Giorgio Germont è il basso Marzio Giossi, mentre Flora ed Annina vedono la voce di Silvia Fontanili. Gastone è interpretato da Andrea Bianchi e andando per ordine, il dottore di Grenvil da Massimiliano Catellani, il Marchese d’Obigny dal baritono Romano Parmigiani, il Barone Douphol da Franco Montorsi. Sul palco il Coro dell’Opera di Parma, diretto dal Maestro Emiliano Esposito.
L’ Orchestra Sinfonica delle Terre Verdiane invece è stata diretta dal Maestro Concertatore e Direttore Stefano Giaroli , mentre la regia è firmata da Pierluigi Cassano. Una “Traviata” povera di gesti ma ricca di emozioni immersa in un passato ridente e in tutta la bellezza della musica di Verdi.
Uno spaccato di verità volto a ricordare “bei sogni ridenti” della vita di Violetta, poi tragicamente definita in tre atti cruciali: l’estate del suo amore per Alfredo, l’inverno della rassegnazione al crudele destino imposto da Giorgio Germont e il carnevale della sua fine.
Ognuno di noi conosce la sorte della giovane e sventurata, eppure ci si aspetta sempre che dalla meraviglia dell’ultimo abbraccio di Alfredo, alle parole “è strano, cessarono gli spasmi del dolore
in me rinasce…m’anima insolito vigore! Ah! Io ritorno a vivere! Oh gioia!”, ella si alzi e cambi il finale, come nelle fiabe, quelle che in epoca moderna terminano con “e vissero tutti felici e contenti”. Sono forse le illusioni dei nostri tempi che ci hanno portato a credere che tutto possa risolversi con una dolce e scontata conclusione. L’amore ha ben altre storie da raccontare, seduto sul letto di morte di una giovane, tra note di dolore , rotte dalla malattia, il desiderio e il pianto:
“Ah della traviata sorridi al desio; a lei, deh, perdona; tu accoglila, o dio. Or tutto finì!”
(Foto – Marco Di Gennaro)