CELANO – Oggi è la giornata internazionale della violenza contro le donne. Il fatto stesso che ci sia stato bisogno di istituire una data per le donne uccise, violentate o perseguitate per mano di chi diceva di amarle, dovrebbe far pensare a quanto la nostra società non si sia mai evoluta.
92 sono le donne uccise dall’inizio dell’anno fino ad oggi in Italia. Troppe, se solo pensiamo che nella nostra nazione, in passato, ci sono state donne che si sono battute per il diritto al lavoro, allo studio, al voto, alla libertà e per la parità di genere.
L’Amministrazione comunale di Celano, per sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica, ha ospitato, stamattina, nell’Auditorium Enrico Fermi, il noto giornalista e scrittore Carmelo Abbate.
Carmelo Abbate è stato per diversi anni inviato di Panorama, effettuando molte inchieste sotto copertura. È un giornalista di cronaca nera, che racconta i fatti toccandoli con mano. Ha scritto dieci libri, alcuni dei quali tradotti in diverse lingue e che hanno attirato l’attenzione dei media di tutto il mondo. È uno dei protagonisti della trasmissione televisiva “Quarto Grado”, ha scritto e condotto il programma “Il Labirinto” su casi di errori giudiziari. Ora, si sta concentrando sulla presentazione, in varie città italiane, del suo lavoro: lo spettacolo “Le storie degli altri”.
“Quando ho iniziato il progetto l’ho fatto con un intento ben preciso: raccontare le storie in maniera nuda e cruda, spogliate di tutti gli effetti speciali” – inizia così, Carmelo Abbate – “entro nel vivo del racconto come ho sempre fatto con il mio modo di intendere la professione di giornalista: consumando le suole delle scarpe, non andando mai a braccetto con i potenti, stando tra la gente, ascoltando, origliando. Anche i social mi hanno aiutato a raggiungere lo scopo che mi ero prefissato. Quello che si dice nelle redazioni, per giustificare la perdita di centralità dei giornali, cioè che la gente non legge, che i giovani non leggono, non è vero. I giovani non vogliono più essere portati a spasso, vogliono arrivare al dunque, e per me il dunque è diventato il tempo di duemila battute più o meno. Ho abolito la punteggiatura, ho bandito le virgolette, ho tenuto poche virgole e tanti punti. Metto una banda nera sotto le storie che raccontano di sconfitta e sofferenza, una banda bianca sotto le storie che invece hanno una luce in fondo al tunnel, una speranza, una rinascita. È successo così che la gente si è immedesimata nelle storie, ho iniziato a leggere i commenti e interagire con loro in punta di piedi ed ho percepito che molti avevano voglia di raccontare il proprio vissuto. Io non ho fatto e non sto facendo nulla di speciale; io non aggiungo, non abbellisco, io racconto dando a quella storia dignità, dando il giusto valore a chi la vive e se la porta dentro da tanto tempo. Non ho nulla da insegnare a nessuno perchè il dolore appartiene a tutti. Sono storie di eroi del quotidiano che come fiori sbocciano nonostante il vento, la grandine e gli uragani“.
Così racconta la storia di Rosa, penultima di sei figli, di famiglia povera ma onesta. Il padre, lavoratore instancabile, ha un debole per Rosa, e lei lo ama. Rosa costruisce la sua anima sulle basi solide che le offre il suo papà: onestà, sacrificio e gioia di vivere. Una sera, però, il padre va a dormire e la mattina dopo non si sveglia. L’intera famiglia va alla deriva e Rosa, a soli otto anni, deve prendersi cura dei fratelli e della casa. Deve diventare adulta prima del tempo. Un giorno le dicono di preparare i bagagli, la verranno a prendere presto. Rosa viene venduta dai suoi fratelli e dalla sua mamma, come un mobile, come un pezzo di carne. Rosa ha sedici anni e rimane incinta dell’uomo che l’ha comprata. Il suo bambino è l’unico appiglio per continuare a vivere. Il tempo passa e lei si prende cura del figlioletto, non permette a nessuno di avvicinarsi. Ma un giorno, i fratelli tornano nel villaggio dove era stata portata. Pretendono dal capo villaggio, che aveva abusato di Rosa, il saldo della “vendita” che non era mai stato elargito. La ragazza si chiude in casa, ma i fratelli la rincorrono e la portano via, strappandole il figlio dalle braccia. Una volta rientrati in Italia, il fratello maggiore la vuole costringere a fare la prostituta, ma lei si oppone e spalancando la finestra di casa si lascia cadere nel vuoto.
Rosa si schianta al suolo, si rialza e fugge. Si nasconde tra i cespugli di un parco, una donna la soccorre e la porta in ospedale. Rosa denuncia alla polizia ogni cosa e racconta del figlio che non ha più tra le sue braccia. Affronta il processo da sola. Il giudice condanna i suoi fratelli a dieci anni di carcere.
Rosa incontra l’amore: lui è gentile, la ama, la rispetta, la sposa. Diventa madre di tre figli, ma non passa giorno in cui non pensa al cucciolo che le hanno strappato dalle braccia. Finalmente un po’ di luce entra nelle finestre del suo cuore.
Alla presenza degli studenti della scuola media e dell’Ite di Celano, del Liceo Classico Torlonia e del Liceo Artistico Bellisario, Carmelo Abbate ha presentato, appunto, “Le storie degli altri”, un viaggio di cinque racconti nella vita e nel cuore di persone che fino ad oggi non conoscevamo.
Sono storie di persone che hanno raccontato il proprio vissuto per liberarsi di un peso che si portavano addosso da tanto tempo, nell’indifferenza degli altri, ignari e inconsapevoli. Sono storie mute, sono racconti di storie tenuti insieme dallo stesso filo conduttore: il tempo che scorre, persone che hanno lottato e di chi si sono rialzate. Nelle storie c’è la vita, una lezione imparata strada facendo, c’è la resilienza, la forza che matura nella sconfitta, c’è la consapevolezza che il dolore, la gioia, la morte e la sofferenza sono parte di noi.
“Saluto tutti i presenti e rivolgo un ringraziamento particolare ai dirigenti scolastici, che hanno permesso ai ragazzi di prendere parte a questo incontro, e a tutti i docenti referenti che mi hanno supportata per far sì che ci sia collaborazione tra istituzioni e studenti” – ha commentato il presidente del consiglio comunale Lisa Carusi – “Questa giornata viene celebrata con la finalità di sensibilizzare l’opinione pubblica al rispetto reciproco, alla parità tra uomo e donna, quindi a far crescere le nuove generazioni con questo senso di rispetto, è il messaggio che voglio trasmettere agli studenti presenti. E’ grazie alla scuola se si riesce a raggiungere i giovani. Quest’anno abbiamo deciso di celebrare la giornata in memoria delle donne uccise in maniera diversa ospitando, appunto, un personaggio conosciuto come Carmelo Abbate“.
“Io ringrazio innanzitutto il Presidente del consiglio della mia amministrazione, per aver voluto con forza questo evento e vi comunico dei dati. In Italia le donne vittime di violenza sono 88 al giorno, circa una ogni quarto d’ora. Il 36% subisce maltrattamenti, il 27% stalking, il 9% violenza sessuale e il 16% percosse. Poi c’è un’altra violenza che io ritengo ignobile che viene spesso banalizzata, quella dell’alzare la voce quotidianamente all’interno della sfera familiare. Il 74% dei responsabili di queste violenze sono italiani” – dichiara il sindaco di Celano Settimio Santilli – “Siamo una società che riserva ancora agli uomini l’autorità e il “prestigio esclusivo” per dominare nella vita della donna. Ci troviamo di fronte ad un problema sociale, in quanto molto spesso, le donne si ritrovano a dover scegliere tra il lavoro o l’essere mamma: la politica cosa fa per evitare questa sopraffazione? A breve nella nostra città sarà aperto uno sportello anti-violenza, affinché questi accadimenti diminuiscano di anno in anno e le donne, vittime di soprusi, trovino il coraggio di parlare e denunciare. È fondamentale la presenza dei ragazzi qui oggi perché è importante lasciare un segno in ognuno di loro“.
Proprio questa mattina, di fronte alla panchina rossa, divenuta ormai simbolo della violenza contro le donne e situata sul belvedere che porta al Parco delle Rimembranze, è stata posizionata una foto, progettata di concetto dal Sindaco di Celano, da Ingrid Angelosante e dall’architetto Chiara Storione, che raffigura il paese castellano avvolto dalla nebbia, come quasi a riportarci agli anni in cui esisteva ancora il Lago del Fucino. Sulla foto è scritto: “Guardate, immaginate, baciatevi”.