AVEZZANO – “La Fidapa BPW Italia, Sezione di Avezzano, Associazione di donne imprenditrici, impegnate nei più svariati ambiti della società, in occasione della giornata mondiale contro ogni tipo di violenza sulle donne, vuole diffondere una cultura della parità e del rispetto del genere, non solo della donna ma anche dell’uomo, poiché è nell’equilibrio tra le parti che si trova la regola della facilità del vivere. Il concorso che abbiamo organizzato ed al quale hanno partecipato varie scuole con risultati sorprendenti quanto a contenuti e riflessioni, ha avuto come tema la qualità nella comunicazione, ed il “Genere della comunicazione”, soprattutto al tempo dei social, strumento prezioso ma anche ricco di insidie.” Così esordisce il Presidente della Sezione sopracitata, Anna Paola Faenza, all’interno della Aula Magna del Liceo Statale B. Croce di Avezzano, gremita di Docenti e di giovani studenti accorsi anche da altri Istituti scolastici della città per assistere alla premiazione dei lavori migliori.
La Psicologa e Psicoterapeuta, Dott.ssa Gina Onorato – intervenuta sia nella valutazione degli elaborati man mano presentati (video, racconti e pensieri) sia per dare il proprio contributo professionale al tema oggetto del dibattito – ha posto l’accento sulla importanza della parola, che può condizionare profondamente lo scenario identitario della donna ma anche dell’uomo e, quindi, l’assetto di sé. Conoscere la propria interiorità, saper riconoscere un disagio e farsi aiutare diventa elemento fondamentale affinché, nelle dinamiche che si registrano a partire dalla adolescenza, si possa prevenire e correggere un modo errato di reagire alla rabbia nata nei più vari contesti, ma soprattutto in quello familiare, cellula di sviluppo della personalità, non svincolata da un corretto rapporto genitoriale.
Interessante intervento anche quello della Dott.ssa Senese, Responsabile del Centro antiviolenza – Casa Rifugio “La casa delle donne nella Marsica”, la quale ha esordito descrivendo il tipo di sostegno, materiale e morale, che consente alle donne in difficoltà di uscire, ricostruite e con una forza maggiore, dalla spirale della violenza.
“I centri antiviolenza sono nati da un movimento femminista, probabilmente dalla esperienza di Roma, della Casa internazionale delle donne. In questi Centri di fatto non si fa solo assistenza, ma anche politica, una politica naturalmente orientata a far emergere, negli ambiti istituzionali deputati alla tutela, le istanze dei soggetti deboli della società.
Come operatrice specializzata contro la violenza sulle donne non condivido l’approccio di matrice patologica offerto dalla Collega Onorato ma sostengo l’esistenza ab origine di un fenomeno culturale, patriarcale e maschilista, da cui nasce il seme della violenza.
La Convenzione di Istanbul del 2011, divenuta Legge italiana nel 2013, dice, tra le tante cose, che la violenza contro le donne e quella di genere ha le proprie cause nel sistema patriarcale, culturalmente fautore di una visione della donna sottomessa, passiva rispetto a decisioni ed azioni intraprese da altri, dall’uomo, relegata ad un ruolo secondario, funzionale alla famiglia ed ai figli. Quindi, smettiamola di affrontare il fenomeno collocandolo in una dimensione patologica, come a volerlo perimetrare, con un certo inconscio sollievo, per giustificarlo agli occhi della società in termini di malattia.
Noto con un certo disappunto anche come la responsabilità del messaggio sotteso alla sensibilizzazione contro la violenza di genere, sia affidata totalmente alle donne, mai ponendo invece l’accento, come sarebbe giusto, all’importanza delle iniziative in tale direzione che dovrebbero essere intraprese “dagli uomini per gli uomini”, soggetti spesso protagonisti, senza voler generalizzare, di episodi aggressivi verso le donne.” – conclude la Senese.
Anche l’Avvocato Virginia Buonavolontà, stimata professionista del Foro di Avezzano, ha voluto dire la sua in proposito attribuendo un peso rilevante – tra gli elementi condizionanti e favorenti atteggiamenti aggressivi verso le donne – al retroterra culturale, che incentiverebbe, nella sostanza, uno stato di degrado sociale e, di conseguenza, l’humus ideale per la prevaricazione dei soggetti più vulnerabili.
Suor Monica Chikwe, membro direttivo di “Renate” (Religious in Europe Networking Against Trafficking and Exploitation) ha parlato, a chiusura dei lavori, dei diritti negati alle donne del mondo e delle aberrazioni, fisiche (come la infibulazione), psichiche e di conduzione della esistenza, a cui le stesse sono sottoposte sotto il vessillo ignobile della “normalità”.
A causa di condizioni meteo difficili, il Presidente Fondazione Astrea, Prof. Avv. Manlio Caruso, non ha potuto presenziare all’evento, ma ha comunque mandato un video messaggio per scusarsi dell’assenza e per salutare tutti i partecipanti.
Moderatore meticoloso e attento del dialogo, l’instancabile Prof.ssa Ciccarelli.