Sono già passati 28 anni dalla morte di Freddie Mercury, per molti, la voce più grande di tutti i tempi. Il leader dei Queen morì dopo aver contratto l’Aids, in un periodo in cui quella malattia virale uccideva a ritmi vertiginosi.
Il cantante della band britannica aveva confessato al mondo intero di essersi ammalato solamente due giorni prima, il 22 novembre del 1991, dopo che ormai la notizia trapelava sui giornali di mezzo mondo da un po’: “A seguito delle enormi congetture sulla stampa – spiegava Mercury attraverso un comunicato stampa dal letto della sua casa di Logan Place, come ricorda oggi Roling Stone – desidero confermare di essere risultato positivo al test per l’HIV e di avere l’AIDS. Ho ritenuto corretto mantenere queste informazioni private al fine di proteggere la privacy di coloro che mi circondavano. Tuttavia, è giunto il momento per i miei amici e i fan di tutto il mondo di conoscere la verità, e spero che tutti si uniranno a me e ai miei medici nella lotta contro questa terribile malattia”. Peter Freestone, amico e assistente personale di Mercury, ricorda quei giorni con queste parole: “Aveva deciso di morire. Il 10 novembre 1991 aveva smesso di assumere le medicine che lo stavano mantenendo in vita. L’AIDS gli aveva cancellato ogni autonomia, quello è stato il suo modo di riprendere il controllo della sua esistenza”.