AVEZZANO – “il bambino non è affatto sereno” è la voce di una delle mamme, accorata e arrabbiata per tutte le ingiustizie che emergono nel caso del piccolo Angelo (nome di fantasia).
Proprio non si comprende come si possa sgretolare l’armonia e l’equilibrio mentale di un bambino che era felice con la sua mamma. Dove arriva la disumanità della cecità di non voler considerare che, da ragazzino integrato in un contesto sociale armonioso, oggi vive con due persone di età avanzata, seguito da uno psicoterapeuta infantile e un educatore che lo deve affiancare tre giorni alla settimana. E’ più che lapalissiano che c’è uno squilibrio tale che porta sì ad attivare professionisti, ma non certo per la vita condotta ad Avezzano con sua madre. Oltre a valutare i consistenti costi delle prestazioni indicate, volute e definite dagli enti locali senesi.
Il comitato costituito da oltre venti mamme, pare ad oggi, essere l’unico ad avere in sé il significato della parola Umanità, loro che cercando disperatamente di dare voce a chi non vuol sentire, e far emergere quello che appare un vero ed oltraggioso episodio di allontanamento.
Definire come è stato dichiarato dagli zii che il bambino “Sul minore non è stata fatta alcuna violenza né dai soggetti collocatari nostri assistiti”, continuano i legali, “né dal personale presente in quell’occasione e non si è opposto ad andare con gli zii paterni con i quali ha un buon rapporto e vive ad oggi serenamente” (il Centro) e offensivo per chiunque abbia assistito al quel terribile momento, e ancor di più, l’ inattendibilità di quanto affermato lo dimostra la compatta formazione di persone adulte che tentano di spingere il bimbo nell’auto. Se Angelo fosse stato così contento di allontanarsi dai suoi amici, dall’amore che lo circondava ad Avezzano, e andarsene con perfetti sconosciuti a Siena, come mai sono ben visibili i piedi del piccolo con i quali opponeva tutta la sua esigua resistenza a salire in macchina?
Non va dimenticato che, a tutt’oggi, la patria potestà è assegnata alla mamma.
Emerge inoltre da documentazioni un’ altra strana situazione. Per ben nove anni la signora è stata seguita puntualmente dalle assistenti sociali, con costanti e programmate visite domiciliari, come da iter, con esiti positivi e idonei . Allorquando il padre, (difficile a dargli un così importante appellativo ndr), decide che l’armonia creata tra Angelo e la sua mamma era decisamente troppo, avvia le procedure di allontanamento. Interviene, con istanza urgente, come di prassi, il CTU la dott.ssa Petrone che, in seguito a una visita domiciliare, richiede un allontanamento provvisorio del bambino dall’ambiente familiare materno perché “altamente disfunzionale e pregiudizievole per il minore tanto da poter compromettere gravemente lo sviluppo psicoevolutivo”.
La domanda sorge spontanea? Che valenza di professionalità, per ben lunghi nove anni, hanno avute le assistenti, cancellando con un colpo di spugna il loro operato? Quindi andrebbero allontanate dall’albo? oppure c’è stata una superficiale e forse affrettata valutazione della situazione?
Delle assistenti sociali che avevano in carico il bambino, il giorno del forzato prelievo, risulta una dichiarazione che il quel momento loro si erano allontanate. (????). In realtà dalle testimonianze prese, le figure professionali erano, ovviamente, presenti.
Il gruppo delle mamme ha partecipato al sit in davanti al Tribunale per i minorenni di L’Aquila, supportate dal Presidente del movimento “Più Italia” Fabrizio Pignalberi. Come detto, varie lettere sono state firmate e indirizzate, grazie alla intercessione del dirigente coordinatore dell’ufficio dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Cristiana Corinaldesi, al Tribunale per i minorenni e alla procura del Tribunale per i minorenni dell’Aquila per essere ascoltate come testimoni e fare luce su una situazione davvero deprecabile.
Caro Comitato mamme, a voi il plauso di essere esente da ogni fine personale, mettendo unicamente al primo posto la ragione e l’amore.
Molto ci sarebbe ancora da scrivere per far comprendere l’iniquità del procedimento. Si attende la sentenza del giudice che, alla luce di quanto fin ora è emerso, pare scontata, almeno così è nei cuori di chi sta vivendo tutto ciò.
Un altro caso Bibbiano da scoprire? Chissà!