AVEZZANO – Pink è accasciato davanti il palco. La gente entra in sala senza curarsi di lui. Parti del muro avvolgono gli strumenti musicali e una sorta di “eyeball” pronto a proiettare immagini è fermo in silenzio, come fosse in attesa. E’ l’8 novembre e i Paintbox , Tribute Band dei Pink Floyd, sono pronti a calcare la scena.
Sono passati quarant’anni dal concepimento di “ The Wall”.
In the Flesh è il primo brano, una sorta di presentazione della storia che sta per essere raccontata. Sul grande schermo rotondo scorrono le immagini di Pink Floyd -The Wall la pellicola diretta nel 1982 da Alan Parker e dei videoclip delle canzoni. A seguire “The thin ice”, quel ghiaccio sottile sotto il quale scivola un Oceano in burrasca. Pink è il protagonista di questo concept album, una rock star ispirata all’immagine di Waters ed in parte di Barrett. Sulle sue spalle grava il peso di una condanna all’esistenza dovuta alla morte del padre, ad una madre iperprotettiva e all’ alienante vita dell’artista. Saranno questi i mattoni del muro che Pink costruirà intono a sé. Another Brick in the Wall Part 1 ,The Happiest Days of Our Lives , Another Brick in the Wall Part 2 infiammano il Teatro dei Marsi. Nell’immaginario comune questi brani hanno segnato un’epoca e la potenza degli stessi risuona nelle voci di Fabrizio Carota, Roberto Mastro, Andrea Andreoli (che rispettivamente troviamo al basso, alla chitarra e alle tastiere) e nel tocco di Alberto La Torre alla batteria.
Sul palco anche Federico Di Basilico alle chitarre, Andrea Onofri al Sassofono Lorenza De Leonardi, Ida Fragassi, Francesca Barbacane ai cori femminili, Stefano Di Giovanni al basso, Mauro Aspite alla voce solista ed Emilio Spinozzi ai cori maschili. La scenografia porta la firma di Stefano Scannella.
Il sesto brano è Mother , l’esatta immagine delle paure del protagonista, racchiuse in una figura imponente e simbolo di verità che afferma la sua presenza nella parole “mamma farà avverare tutti i tuoi incubi”. Goodbye blue sky ,la guerra, Empty Spaces, i buchi vuoti del muro, Young Lust, il ricordo di un’adolescenza lontana, One of My Turns, Don’t leave me now, Another Brick in The Wall Part 3, Goodbye Cruel World.
Pink ora è dentro il muro ed è il solo a viverlo. Da questa riflessione arriva la seconda parte dello show con Hey You, Is There Anybody Out There? Nobody Home, Vera , Bring the Boys Back Home ,Comfortably Numb ,The Show Must Go On , In the Flesh e sulle note di Run Like Hell ai lati del palco fanno capolino due maiali giganteschi .
Waiting for the Worms , Stop ,The Trial ( Carota interagisce direttamente con Pink, che ora è su una sedia al centro della scena), Outside the Wall . Finalmente siamo fuori dal muro, Pink è libero e un po’ tutti alla fine dello show ci siamo sentiti liberi.
Anche solo per un attimo , insieme siamo stati Pink. Tutti in egual misura abbiamo sentito il battere allo stesso modo e la disperazione gridare all’unisono. Questo è stato possibile solo grazie alla professionalità e all’emozione che i Paintbox ci hanno regalato, in un anonimo venerdì di novembre.
La scelta del bis è ricaduta chiaramente su Another Brick in the Wall.
In fin dei conti quello che un concerto dovrebbe lasciare allo spettatore è la consapevolezza di un punto di vista differente e la speranza di qualcosa di migliore. La musica serba in sé questa strana energia e credo che un album come The Wall voglia dirci una cosa importante:
Nessuno di noi deve essere un altro mattone del muro.