AVEZZANO – I problemi tecnici del microfono non hanno minimamente scalfito la performance, né inficiato la bravura dell’avezzanese Bruno Maccallini, protagonista di “Grotesk! Ridere rende liberi” tratto dal libro di Antonella Ottai, e con l’autrice sceneggiato, che è andato in scena al Teatro dei Marsi per la stagione teatrale 2019/2020.
Una sorta di viaggio, su quelle rotaie che all’inizio conducono lo spettatore a scoprire la Germania degli anni ’20, dove si viveva la “spregiudicatezza della cultura”.
Immagini documentate che danno un’insolita visione della quotidianità di un popolo che porta, al contrario, nel ricordo di ognuno ben altre visioni. Nulla faceva presagire l’immane tragedia alle porte.
Ecco che Grotesk propone un succedersi di personaggi, quei tanti artisti, devastati, umiliati dal potere solo per le proprie origini ebraiche, ma non schiacciati nella loro entità di uomini di spettacolo. Maccallini attua nella sua scelta, molto sottile ed incisiva, la cancellazione del pietismo. Si presenta all’inizio quasi avulso dal creare con il pubblico una sorta di empatia, ma nello svolgersi della performance si percepisce che è una maschera dei tanti ruoli, in ognuno è l’anima dell’uomo ad essere soffocata, mentre è la forza dell’attore a creare lo spettacolo.
Snocciola di volta in volta una satira della realtà politica, si trasforma straordinariamente e si plasma su ogni personaggio: presentatore, prestigiatore, mimo, cantante, con sottile ironia e velato umorismo. Un mattatore del palcoscenico che, più volte, si è interfacciato in platea con il pubblico, in modo quasi insolente, come i testi letti di Kurt Tucholsky.
Il viaggio continua, quelle rotaie seguono un percorso proposto al pubblico con la ricchezza della sua voce, fatto di note incredibili, modulate da una tonalità che copre persino il senso delle parole.
L’intervallo ha fatto temere un calo di attenzione e di rottura dell’assemblaggio creato, e invece, all’apertura del sipario, quella nascosta nota di umanità diventa un pugno nella morale di ciascuno. Di ogni artista, portato sul palcoscenico, il nome. Ogni nome racchiude una vita, ad ogni nome la stella di David, una stella che li ha condotti all’ ingiusta sentenza di morte.
Ecco le immagini del treno e quelle rotaie che lo portano al capolinea: Birkenau. Il viaggio è terminato, è lo sterminio.
Le musiche dal vivo sono state eseguite da: Pino Cangialosi -pianoforte, percussioni, fisarmonica;
Stefano Costantini -tromba; Stefano Sonsini -contrabbasso
Perfetta la voce narrante di Franca d’Amato che ha raccontato la storia del Kabarett berlinese del periodo degli anni 1920-1930, basata su una notevole conoscenza e approfondita ricerca storica, condotta da Bruno Maccallini.
La regia, firmata dallo stesso protagonista, si avvale di superflue uscite in quinta che creano un momentaneo distacco dalla storia poi, come dopo un flash, la luce torna.