di Pierluigi Palmieri
AVEZZANO – “Non posso fare a meno, dall’Osservatorio di CREDICI, sempre attento alle dinamiche socio culturali del nostro territorio, di rendere pubblica la mia soddisfazione per la casuale, ma straordinariamente coinvolgente lettura di questo breve scritto di un giovane volontario in Brasile, erede di una notissima famiglia di imprenditori, che ha avuto nel nonno Sinibaldo l’arguto capostipite.
Giulio Gentile, che gioiosamente ricordo di aver visto crescere già da quando era nel pancione della mamma, ai tempi della mia “Virtus” in Via Corradini, con una prosa gradevole e ricorrenti sfumature poetiche non esenti da una nota nostalgica, evoca personaggi di altri tempi, animati da spirito di solidarietà. nella testimonianza che vi propongo, quando parla delle oficinas e dell’educatore che si pone “orizzontalmente rispetto agli allievi” e fa riferimento alle botteghe rinascimentali, ci fa assaporare l’insegnamento come rapporto naturale e reciproco scambio di intuizioni che accentuano il gusto di apprendere cose nuove. Il riferimento alla particolare competività nel gioco con gli aquiloni (pipas),ai canti gioiosi, agli abbracci serali degli alunni al maestro nell’atmosfera serale, quasi magica, del “passeio” e del “descanso” rinforza il quadro della sua sensibilità pedagogica . Il suo concetto di “essere straniero” è pregnante di altruismo e di una forte sensibilità umana. Siamo orgogliosi di questo rappresentante della eccellenza marsicana.”
“Viaggiare lontani è porsi a distanze inesplorate per sé stessi e per gli altri.”
Terra rossa e granulare sommersa da un rigoglioso ma inaccessibile verde, a sua volta sorvegliato da un vasto e limpido cielo azzurro. Un cielo talmente basso che sembra abbracciare il mondo intero. L’assenza delle mie amate montagne abruzzesi poi ne amplifica l’effetto. Il fine settimana lo stesso cielo si riempie di pipas, ovvero aquiloni di ogni forma, colore e dimensione. Bambini e ragazzi si riversano nelle strade, nei parchi e sopra i tetti lamellari delle case più stabili e sicure per vedere i loro aquiloni volare nel cielo. Quando le condizioni meteo lo permettono si cosparge la cordicella che lega l’aquilone al pilota di una resina vitrea e si combatte: l’obbiettivo è avvolgere e recidere la cordicella dell’avversario, l’unico vincitore è colui che riesce a mantenere la sua pipa alta nel cielo.
C’è un congiunto unico qui a Foz do Iguaçu, di saperi, lingue e sogni ancora inespresso. La presenza della triplice frontiera (Brasile-Argentina-Paraguay) ne costituisce le fondamenta. Molti credono che questa città non rappresenti il Brasile perché è situata ai margini, io penso invece che sia una città all’alba delle sue possibilità. Essere stranieri qui vuol dire portare con sé un valore, una differenza da mettere a frutto nell’incontro, non si chiudono i porti ma si aprono ponti. Inutile parlare della natura: stupisce e meraviglia costantemente. Le Cataratas fanno da cornice a tutto ciò con la loro pienezza strabordante e con la forza costante che esercitano su ogni cosa ci sia intorno, tolgono letteralmente il fiato.
La Sociedad Civil Nossa Senhora Aparecida (SCNSA) presso cui prestiamo servizio opera in questo territorio da molti anni attraverso progetti consolidati e ben strutturati, noi volontari collaboriamo nella parte educativa e sociale dell’Ong. Si opera a pochi passi da dove si vive e le mie giornate sono alternate in un progetto o in un altro in base alla programmazione delle mie attività e alle esigenze dei progetti. Abbiamo inoltre l’opportunità di pensare, progettare e svolgere delle attività tutte nostre: qui si chiamano aule o, ancor più speso, oficinas. È interessante il termine officina, la parola e il suo uso rimandano certamente ai laboratori e alle botteghe rinascimentali: nelle officine l’educatore (diremmo artista o maestro se fossimo nel Rinascimento) si pone orizzontalmente rispetto agli allievi. L’oficineiro, ovvero colei o colui che partecipa all’officina, ha la possibilità di mettere alla prova le proprie doti, lavorare insieme agli altri per giungere ad obbiettivi comuni, imparare abilità pratiche da riutilizzare in futuro, sperimentare nuovi giochi o nuovi mestieri. La buon riuscita della stessa officina dipende esclusivamente dalla cooperazione di tutti, nessuno escluso.
Il primo progetto che si incontra negli spazi della SCNSA è il CEI (Centro di Educazione Infantile) Mãe Maria, primo anche ad essere fondato: quanti abbracci, quanto calore e quanto amore si possono trovare in unico posto. Il CEI ospita i bambini più piccoli, dai 3 ai 5 anni. Basta brincar (giocare) e cantare qualche canzone con loro per rendere la giornata speciale: l’umanità più disinteressata si esprime attraverso i loro sorrisi e i loro sguardi. La naturalezza e la spontaneità dei più piccoli ricorda come si dovrebbe essere e come spesso purtroppo non si è. I bambini del CEI Mãe Maria sono stati certamente i primi ad accogliermi senza riserva, mettendo in secondo piano le diversità e la mia incapacità iniziale a parlare fluentemente il portoghese, mettendo da parte l’impellenza di dare giudizi avventati.
La felicità poi si rinnova la sera, a servizio concluso, quando le scuole si chiudono. L’Avenida Morenitas, strada di riferimento di tutto il barrio (quartiere) e dove si affacciano i vari progetti, si riempie di bambini e ragazzini che, durante il passeio e il descanso serale non smettono di salutarmi ed abbracciarmi. La bellezza dell’alba ricorda il miracolo della giornata che si rinnova, l’avvolgente caldo tramonto color laranja emoziona e rinnova la speranza per il domani.