ALBA FUCENS – Tutti noi, una volta almeno nella nostra vita, ci siamo lasciati avvolgere dalla grande bellezza degli scavi archeologici di Alba Fucens, dove i nostri passi hanno solcato la nota via dei Pilatri oppure i nostri occhi si sono nutriti della magnificenza dell’Anfiteatro. Ma in pochi conoscono l’altra faccia della storia di Alba Fucens, ovvero quella medievale, che non è di certo di seconda categoria. Se provassimo ad andare in giro per le strade della nostra Marsica e a porre ai passanti la seguente domanda “Se pensi al Medioevo, cosa ti viene in mente?” molto probabilmente la risposta sarà “il Castello”. Questa struttura di difesa ma anche di potere, per anni, è stato il simbolo indiscusso del Medioevo ed oggi, in questo articolo, vi parleremo della storia e delle vicende del Castello Orsini di Alba Fucens.
Innanzitutto bisogna ricordare che la storia di Alba non si conclude con la fine dell’antica colonia romana – distrutta da una serie di terremoti uno nel 484 e l’altro nel 508 d.C di intensità pari a quella del sisma che distrusse la Marsica nel 1915- ma continuò sulle altre due colline, il Pettorino e San Nicola, che tutt’ora abbracciano il nuovo centro abitato e lo scavo archeologico. Proprio sulla parte più alta del colle San Nicola sorge il castello Orsini. Inizialmente, tale struttura, non aveva le sembianze di ciò che vediamo oggi: il castello venne edificato dalla famiglia dei Berardi, i famosi Conti dei Marsi che vantavano un’origine legata alla famiglia di Carlo Magno e che diedero alla chiesa cattolica due santi, San Berardo patrono della Marsica e Santa Rosalia patrona della città di Palermo. Ma con il passare del tempo, il potere della famiglia Berardi, che attorno ad Alba aveva edificato una contea, veniva sempre meno e per ovviare a tale problematica, decisero di affidarsi ad un principe emergente, ovvero al giovane Corradino di Svevia che era intenzionato a riprendersi le proprietà dei suoi grandi avi (Federico I e Federico II di Svevia). Tutto ciò, però, venne fermato da Carlo I d’Angiò, che sapendo lo schieramento politico della famiglia e di Alba, senza troppo pretese, mise a ferro e fuoco il borgo così da favorire la sua vittoria.
Dall’alto del colle San Nicola, Carlo d’Angiò, poteva ben vedere il territorio verso Magliano dei Marsi, Scurcola dei Marsi, parte dei Piani Palentini e l’imbocco al Cicolano. Da lì si decisero, quel 23 agosto del 1268, le strategie per lo svolgimento della Battaglia dei Piani Palentini – non di Tagliacozzo, Dante Alighieri se pur padre della letteratura italiana non è una fonte storica- che vide vincitore il re francese. Comunque, per molti anni, il borgo di Alba vagò di mano in mano di vari feudatari, come se il sovrano angioino volesse continuare la punizione dovuta allo schieramento politico avverso.
La svolta si ebbe intorno al 1441 quando la nobile famiglia romana Orsini decise di ricostruire il castello, con la forma che tutt’ora i nostri occhi possono vedere. Nonostante la ricostruzione sia del castello che di parte del borgo, Alba venne lentamente abbandonata. Dopo la famiglia Orsini, nel 1497 la famiglia romana Colonna che aveva acquisito parte della Marsica Occidentale, prese possesso anche del borgo di Alba. Ma ormai la decadenza era in atto: l’antico borgo medievale sopravvisse fino a quella terribile mattina del 13 gennaio del 1915 quando il terremoto la spazzò letteralmente via e gli abitanti sopravvissuti si spostarono nuovamente nell’antica sede dov’era ubicata la colonia romana.
Ciò che oggi si può vedere del castello è un’imponente struttura a pianta rettangolare, con quattro torri cilindriche angolari parzialmente conservate. Sul versante Ovest della muratura che va verso l’antico nucleo abitato sorge l’antico torrione, la parte della struttura che sopravvisse alla distruzione ad opera del re angioino. Infine, se proviamo ad inerpicarci tra la fitta vegetazione, possiamo scorgere il portale d’ingresso del castello: un portale ad arco acuto di fattura tardogotica.
In conclusione di questo articolo, ci affidiamo alla parole dello scrittore inglese Edward Lear che nel suo “Viaggio attraverso l’Abruzzo pittorico” scrisse dell’antico borgo medievale di Alba: “Per un pittore di paesaggi la sua posizione maestosa, con il monte Velino nello sfondo, è meritevole di molte visite; per il fatto delle sue connessioni al mondo antico e meno antico è uno dei luoghi di maggiore interesse nelle province abruzzesi”.