ASSISI – La storia che oggi vi stiamo per raccontare sembrerà essere lontana anni luce dalla nostra concezione moderna di vedere le cose: un storia, al cui centro, c’è il perdono. Protagonisti di questa vicenda, successa molti secoli fa, sono San Francesco d’Assisi, fra Tebaldo, Papa Onorio III, la Madonna, Gesù Cristo e gli angeli. Stiamo parlando del famoso “Perdono di Assisi”.
In questo articolo spiegheremo in cosa consiste la festa del Perdono, alla luce di una fonte scritta che ne attesta la vicenda. Innanzitutto bisogna dire che tale sacra ricorrenza si sviluppa da mezzogiorno del 1° agosto alla mezzanotte del 2° agosto e consiste in una indulgenza plenaria – ovvero la remissione temporale dei peccati che l’autorità ecclesiastica concede sotto la forma dell’assoluzione per i vivi, e del suffragio per i defunti (cfr Aldo Gabrielli, Il Grande dizionario) – che si riassume in cinque punti fondamentali: confessarsi, fare la comunione, recitare un Padre Nostro o altre preghiere comuni, recitare il Credo e visitare una chiesa.
Ma ora veniamo alla storia del Perdono di Assisi. Chi ci racconta come avvenne la concessione di questa indulgenza plenaria non è il nostro conterraneo Tommaso da Celano, ma fra Tebaldo (frate e vescovo della diocesi di Assisi). Il documento scritto da Tebaldo, prende il nome di “Diploma” e ricalca molto la formula moderna di delibera comunale. Egli la emana il 10 agosto del 1310 e rappresenta una forma completa del racconto: una racconto che inizialmente suscitò qualche perplessità anche a parte dei francescani stessi, ma che poi, con il tempo, divenne un importante documento della vita francescana e cristiana. Questa fonte letteraria, ci narra anche ciò che successe dopo la morte di San Francesco: è un documento di un’importanza unica.
Tutto iniziò una notte di luglio del 1216, mentre Francesco d’Assisi stava pregando nella Porziuncola, ebbe una visione di Gesù e della Madonna circondati da una schiera di Angeli. Il Signore gli chiese quale grazia desiderasse, il Poverello d’Assisi chiese al Signore il Perdono completo di tutte le colpe per i peccatori. Ciò che successe dopo questa visione ce lo racconta fra Tebaldo nel suo Diploma.
“Egli, alzatosi di mattina, chiamò frate Masseo da Marignano, suo compagno, col quale si trovava, e si presentò al cospetto di papa Onorio, e disse: “Santo Padre, di recente, ad onore della Vergine Madre di Cristo, riparai per voi una chiesa. Prego umilmente vostra santità che vi poniate un’Indulgenza senza oboli”. Il papa rispose: “Questo, stando alla consuetudine, non si può fare, poiché è opportuno che colui che chiede un’Indulgenza la meriti stendendo la mano ad aiutare, ma tuttavia indicami quanti anni vuoi che io fissi riguardo all’Indulgenza”. San Francesco gli rispose: “Santo Padre, piaccia alla vostra santità concedermi, non anni, ma anime”. Ed il papa riprese: “In che modo vuoi delle anime?”. Il beato Francesco rispose: “Santo Padre, voglio, se ciò piace alla vostra santità, che quanti verranno a questa chiesa confessati, pentiti e, come conviene, assolti dal sacerdote, siano liberati dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra, dal giorno del battesimo al giorno ed all’ora dell’entrata in questa chiesa”. Il papa rispose: “Molto è ciò che chiedi, o Francesco; non è infatti consuetudine della Curia romana concedere una simile indulgenza”. Il beato Francesco rispose: “Signore, ciò che chiedo non viene da me, ma lo chiedo da parte di colui che mi ha mandato, il Signore Gesù Cristo”. Allora il signor papa, senza indugio proruppe dicendo tre volte: “Ordino che tu l’abbia”.”
Nonostante la ferma approvazione di papa Onorio III, Francesco trovò la netta opposizione di 19 cardinali che si trovavano a Perugia in quello stesso momento. L’opposizione dei cardinali però non trovò l’appoggio del papa, che concesse tale Perdono. Tebaldo scrisse: “ Gliela abbiamo data e concessa, non possiamo né è conveniente annullare ciò che è stato fatto, ma regoliamola in modo tale che la sua validità si estenda solo per una giornata […] Ecco, da ora concediamo che chiunque verrà ed entrerà nella predetta chiesa, opportunamente confessato e pentito, sia assolto dalla pena e dalla colpa; e vogliamo che questo valga ogni anno in perpetuo ma solo per una giornata, dai primi vespri compresa la notte, sino ai vespri del giorno seguente”.
Da quel momento, l’1 ed il 2 agosto nella cattolicità si celebra la festa del Perdono. Da 39 anni, i giovani italiani e non solo, accompagnati dai figli di San Francesco, si mettono in marcia per arrivare alla Porziuncola animati da quello spirito Francescano che dal 1216 non si è mai spento e con quella promessa così dolce e serafica: “Io vi voglio mandare tutti in Paradiso”.