L’AQUILA – Le grandi banche si stanno disimpegnando nella provincia dell’Aquila. L’allarme viene lanciato da Luca Copersini, Fisac Cgil della provincia dell’Aquila, e Francesco Marrelli, Cgil della provincia dell’Aquila. Addetti del settore ridotti di oltre il 3% annuo, 24% in meno di prestiti e muti in otto anni e nello stesso periodo 320 posti di lavoro persi. Un trend che dice che i gruppi bancari stanno riducendo, tagliando e si apprestano, probabilmente, a ridurre di parecchio la presenza nella provincia aquilana. Zone interne, zone difficili, zone dove la crisi morde e lascia solchi profondi, non segni.
E quando le banche vanno via, inutile nasconderlo, è segnale solo di un fattore: soldi e opportunità non ce ne sono, meglio andar via. Un segnale preoccupante che dovrebbe far tremare i polsi a chi, soprattutto nella classe dirigente politica, dovrebbe prendere provvedimenti e decisioni votati alla crescita.
Questa la nota di Marrelli e Copersini della Cgil L’Aquila: «I grandi gruppi bancari stanno abbandonando L’Aquila e la sua provincia. Nel mondo bancario si assiste da anni alla diminuzione di sportelli e addetti dovuta alla digitalizzazione, l’andamento dei tagli presenta però forti differenze tra le varie regioni italiane. Nel periodo tra il 2010 e il 2018 il numero degli addetti in provincia dell’Aquila si è ridotto mediamente del 3,3% annuo, percentuale più che doppia rispetto alla media nazionale.
Dalle notizie che arrivano dagli istituti presenti in provincia il prossimo futuro vedrà un’ulteriore accelerazione dei tagli: tutte le grandi banche parlano di consistenti riduzioni di filiali e di personale. Numerosi i problemi che questo comporterà: dalla difficoltà di accesso ai servizi bancari per le fasce più deboli della popolazione ai risvolti occupazionali, visto che stiamo parlando di 320 posti di lavoro persi in 8 anni e di numerosi che scompariranno a breve. Eppure il principale motivo di preoccupazione è un altro.
I dati dicono che tra il 2010 e il 2018 l’ammontare dei prestiti bancari alle imprese della nostra provincia si è ridotto del 24%, percentuale che sale al 28% per le piccole imprese. Questo è accaduto nonostante la presenza di quello che veniva sbandierato dalla politica come “Il cantiere più grande d’Europa”. Tutto lascia intendere che l’ulteriore riduzione degli sportelli si accompagnerà, nel nostro territorio, a un’altrettanto significativa riduzione dei finanziamenti.
Le normative BCE impongono alle banche rigidi vincoli di bilancio legati alla concessione del credito, con adempimenti che diventano più o meno gravosi a seconda della rischiosità dei prestiti concessi. La conseguenza è che le grandi banche sono fortemente tentate di disimpegnarsi dai territori meno floridi, concentrando gli impieghi nelle aree più produttive del Paese, dove evidentemente rischiano di meno. Questo comporterà l’accentuazione delle differenze tra regioni ricche e regioni meno ricche (oltre a sgradevoli effetti collaterali come la crescita dell’usura nelle zone che le banche abbandoneranno).
quello che sta accadendo nella nostra provincia, un territorio che i più importanti gruppi bancari nazionali non fanno mistero di considerare poco appetibile: facile prevedere che nel prossimo futuro sarà sempre più difficile l’accesso al credito per gli imprenditori locali. Tagliare gli impieghi significa piccole aziende che chiudono e giovani costretti ad emigrare per poter lavorare. Soprattutto, significa porre ostacoli pressoché insormontabili sulla strada della rinascita del nostro territorio. – Luca Copersini, Fisac Cgil della provincia dell’Aquila e Francesco Marrelli, Cgil della provincia dell’Aquila».
E allora, volendo collegare quest’ultimo dato con gli allarmi del segretario avezzanese del Pd, Ceglie, relativamente a Genio Civile e trasporto pubblico, l’immagine che viene in mente, per il futuro di questa provincia, non è lontana dai centri proprio del vecchio west, quelli magari dei film di Sergio Leone, con le piccole banche isolate, un bancone e due impiegati, atte solo a gestire l’esistente. Non vorremmo svegliarci, una mattina, e trovare cactus e rotoli di rovi spostati dal vento in mezzo a quali, immersi nella polvere, transitano le meste carovane di indiani marsicani e aquilani in cerca di fortuna.