AVEZZANO – La pedonalizzazione del Centro è un argomento “caldo” di discussione!
In un post apparso su FB nei giorni scorsi, sulla bacheca di un architetto (P.A.), figura una riflessione interessante: “…Stanno terminando i lavori di sistemazione del salotto buono della città, nei giorni scorsi è tornata agibile gran parte della piazza, si fa un gran parlare come è naturale che sia, da architetto e da avezzanese acquisito […] una critica e delle riflessioni le voglio fare anch’io. La critica riguarda l’abbattimento degli alberi d’angolo, l’avrei lasciati per due motivi: 1. avrebbero interrotto una simmetria troppo cercata degli spazi; 2. in questi giorni di canicola sedersi sotto l’ombra di quegli alberi avrebbe fatto sicuramente piacere. Le riflessioni riguardano la pedonalizzazione della piazza che estenderei a via Cataldi e Via Marconi sino all’incrocio con via Nazario Sauro per fare di piazza Risorgimento una bella isola pedonale, le alternative per il traffico veicolare, compreso l’accesso alla caserma dei carabinieri, è possibile trovarle tutt’intorno, in questo modo veramente si realizzerebbe il salotto buono della città con gran giovamento per tutti anche dei commercianti sempre molto restii a questa soluzione. Suggerisco a tutti la lettura di un bel libro scritto da un insigne urbanista italiano Italo Insolera, in occasione dei 100 anni di Roma Capitale, tra l’altro attualissimo x capire i problemi della città…”
Cominciamo col considerare Italo Insolera architetto, urbanista e storico italiano nato a Torino nel 1929 e scomparso a Roma nel 2012, che ha pubblicato numerosi testi, libri e saggi, soprattutto su aspetti e condizioni economiche, sociali e culturali dello sviluppo urbano e sull’uso della città antica in rapporto allo sviluppo delle metropoli attuali (ha quindi rivolto la sua azione e la sua riflessione alle grandi città, tipo Roma). La sua attività professionale e universitaria si è orientata nella stessa direzione con una prevalenza, dunque, nei riguardi dei lavori di restauri e piani regolatori di città storiche e di complessi ambientali. Si è particolarmente interessato del rapporto fra lo studio del passato, l’archeologia e la città moderna, con i suoi problemi di sviluppo sociale economico ed urbanistico, i problemi del traffico e dei servizi, affrontando anche quelli di un corretto recupero della città antica mediante una serie di proposte di limitazioni del traffico, la pedonalizzazione di aree, il restauro, che sono state in parte adottate dalle amministrazioni comunali, in particolare nella Capitale.
Salta quindi subito all’occhio il diverso contesto delle valutazioni: una grande città si configura assai diversamente da una città il cui numero di abitanti non la rende neanche 1/3 di un quartiere della prima…
C’è da credere che le riflessioni di Insolera siano utili come idee concettuali, proposte per avviare una riflessione sulla città minore, per fare ipotesi progettuali, ma queste ipotesi progettuali debbono essere calate nel contesto territoriale, sociale ed urbano del centro sul quale vanno ad agire.
La considerazione avviata sulla bacheca di FB è condivisibile riguardo al discorso degli “alberi” che nel “salotto buono” della Città sarebbero stati assai bene, evitando di creare una sorta di angolo deserticamente assolato, ma per il resto, riguardo al “salotto buono” ci son da are alcune osservazioni e riflessioni.
Prendiamo spunto da un racconto di Guareschi (tratto dallo “Spumarino pallido – Gente così”) nel quale si dice che “la sala è quel luogo dove stanno i mobili buoni, le fotografie dei padri e dei nonni e i trofei vinti in gare, fiere e via dicendo…un luogo dove si entra con soggezione…”: è davvero questa la funzione del “salotto buono”? C’è chi sostiene di no! Un tempo via Corradini e qualche strada trasversale era luogo di passeggio, il noto un tempo come “struscio famoso”, mentre oggi non lo è più. Cambiano indubbiamente i costumi, i tempi, le mode, le persone e così anche i contesti, ma la Città, con la sua struttura, le sue caratteristiche di base resta.
A questo proposito, ma solo per far vedere cosa potrebbe accadere se si accettasse il modello proposto su FB, vediamo come è strutturata l’area di quel Centro che poi dovrebbe essere il “salotto buono” dove già oggi sembra non entrare più nessuno forse per soggezione o per disagio…
Nell’immagine che segue, tratta dall’ortofotocarta, sono evidenziate le aree della Città e del Centro e di quello che è definito il “salotto buono” (si trova entro l’area bordata di “blu”) e nella successiva sono indicati gli assi principali della Città stessa, al fine di far comprendere che “per scegliere cosa pedonalizzare occorre confrontarsi con la realtà, il contesto dell’ambiente urbano e del sistema urbano della Città” anche perché in Centro non ci son solo i Carabinieri con la stazione ed il comando, o la sottaciuta Misericordia con il sito delle ambulanze, ma anche le numerose famiglie che abitano il Centro, che vi risiedono.
Dall’esame di queste immagini già potrebbe scaturire una qualche considerazione su quelli che potrebbero essere indirizzi corretti di pedonalizzazione da introdurre in Centro che, sicuramente, non possono riguardare Via Camillo Corradini vero e proprio asse diametrale della Città.
Una riflessione conclusiva, ma solamente per questa che è una introduzione alla inchiesta che compiremo, viene spontanea per chi conosce Roma: Piazza del Popolo è pedonalizzata ma intorno ad essa la strada vede la circolazione perché quella Piazza p situata fra Pincio e lungotevere, fra il Piazzale Flaminio oltre la porta ed il Muro Torto…
Comunque non siamo a Roma si obietterà, appunto!