AVEZZANO – Dovrebbe esistere un decoro minimo, un’attenzione minima verso la cosa pubblica, come se fosse propria, perché in realtà la cosa pubblica, essendo di tutti è anche e soprattutto di ciascuno.
È il caso degli accessi alla Cattedrale dei Marsi: da anni, il Parroco Don Claide Berardi cerca di indurre, soprattutto i ragazzi che stazionano, si fermano o altro sui gradini del sagrato o su altre parti del complesso edificato, a mantenere un profondo rispetto per l’edificio e per i luoghi, evitando di sporcare, di lasciare rifiuti, cicche, cartacce e via dicendo! Che i ragazzi scelgano le scalinate della Cattedrale come luogo per incontrarsi, parlare o anche suonare insieme può avere un suo significato, ma andrebbe fatto tutto ciò con rispetto dei luoghi ed anche di sé stessi.
Giorni fai Don Claide ha postato, su FB, una lunga ed articolata riflessione che ritengo debba essere riproposta, in questa sede, un po’ come una risposta ad una domanda: “Ma noi la amiamo veramente questa Città, i suoi luoghi ed i suoi edifici monumentali?”
Ed ecco la risposta: “Prima gli Italiani! Potrei condividere. Non siamo il popolo che ha dato al mondo il Rinascimento? Che ha fatto l’Europa con l’impero Romano e i monasteri benedettini? È cosa trascurabile che ora siamo tra le popolazioni mediamente più ignoranti al mondo, quella dove la scuola è fra le istituzioni meno apprezzate, dove i genitori aggrediscono gli insegnanti per i cattivi risultati della loro viziata e sfaticata prole. Siamo il Paese della cattiva educazione, del non rispetto delle cose di tutti (le foto sono state scattate qualche minuto fa sulla rampa disabili della Cattedrale. Ieri siamo stati criticati perché abbiamo messo i dissuasori alle soglie della nostra Chiesa Madre; no, non erano contro barboni e immigrati, quelli hanno il senso del rispetto di ciò che dovrebbe essere caro a tutti, credenti o non credenti, sono lì per contrastare la cattiva educazione dei rampolli di buona famiglia, di quelli sempre difesi dai genitori perché, in fondo “so’ ragazzi”. Sono d’accordo: bisogna educare alla mobilità sostenibile, alla cultura dell’ambiente, ma, forse, prima bisognerebbe educare semplicemente a fare due passi verso il cestino più vicino, educare a comprendere che il mondo non ci deve essere grato perché ci siamo, ma noi dobbiamo essere grati alla vita, sarebbe necessario far scoprire che un piccolo sacrificio (la parola mi sembra anche eccessiva) fatto per gli altri mi gratifica e mi fa stare bene. Un po’ più di vigilanza da parte di famiglie e autorità? Prima gli Italiani? Si! Sarei orgoglioso di dirlo se fossimo primi nella cultura e nell’educazione.”
In effetti, la risposta, la riflessione ha un valore ben più ampio dei rifiuti lasciati qua e là, essa pone il problema di cosa siamo davvero e del rispetto che abbiamo per noi stessi. Il richiamo alla scuola, ai genitori, alla tradizione millenaria di questo nostro paese (che va sempre in minuscolo perché non riesce più a risollevarsi…) non è vana generalizzazione, ma indicazione di un problema che nessuno, in fondo, finisce davvero per affrontare. Sconcertano poi certi commenti che raccolgono simili riflessioni: della serie “eh ma il Vaticano ha i soldi…“, oppure “…invece di criticare i ragazzi si ricordino della pedofilia…” come se questo problema del nostro tempo sia appannaggio o colpa solo dei cosiddetti preti pedofili (ma perché non esistono anche altre persone che si dedicano a questa turpe pratica?). Io credo che se la città è sporca non dipenda solo da chi gestisce la nettezza urbana (sicuramente ha anch’esso le sue proprie responsabilità) ma anche dalla incuria di chi vive in quella città. Le immagini che pubblichiamo hanno allora la valenza di essere un segnalibro per la nostra memoria, un qualcosa che serva a sottolineare che se vogliamo rispetto dobbiamo averlo per gli altri, anche attraverso la cosa pubblica che è al tempo stesso, come detto prima, “…cosa di tutti e di ciascuno…”
Le immagini sono tratte dalla serie delle riprese del Parroco della Cattedrale.