AIELLI – L’edizione 2019 di Borgo Universo prenderà il via il primo agosto ma l’artista più atteso dell’evento, Okuda San Miguel (www.instagram.com/okudart), è stato a lavoro per realizzare la sua opera.
Il famosissimo pittore e scultore spagnolo, noto per il suo stile distintivo di motivi geometrici colorati, ha completato la sua opera ad Aielli potrà essere ammirata nella sua interezza.
La redazione di MarsicaWeb ha avuto il piacere di poter intervistare l’artista proprio ad Aielli, durante la realizzazione dell’opera. Intervista che riportiamo interamente di seguito.
Domanda:”Siamo con Okuda, uno dei maggiori esponenti della street art a livello mondiale. Ci puoi dire, in breve, che cosa ha rappresentato l’arte nella tua vita? E cosa rappresenta ora? Come si è evoluto il tuo percorso?
Okuda:”Per me, l’arte oggi è tutto quello di cui ho bisogno per essere felice. Come se fosse un mio psicologo. Ho bisogno di creare per essere felice. Quando sto un mese o due in vacanza, ok 2 penso proprio di no, ho bisogno di salire su di un’impalcatura o allo studio per creare, in ogni modo, perché è il mio psicologo. Credo di aver avuto una evoluzione super lenta, dal 1996 quando ho iniziato a dipingere in strade perdute, in fabbriche abbandonate, in Santander dove non c’era “background” e “old school”, non c’erano insomma riferimenti visuali chiari. La mia ispirazione viene più dal surrealismo che dalla vera e propria street art. Quando ero per strada ho iniziato a dipingere lettere, mentre nello studio facevo più un surrealismo classico. A poco a poco questi due mondi si sono uniti fino ad arrivare a questo linguaggio così personale che ho, nel quale ho iniziato a geometrizzare le lettere, a simplificarle fino a geometrizzare il tutto, cioè a tradurre nel mio linguaggio ciò che vedevo: umani, animali, architetture,…”
D:”E’ la prima volta che vieni in Italia oppure sei già stato in Italia? E cosa ne pensi dell’Italia e del patrimonio artistico nazionale?”
O:”Non so quante volte sono venuto in Italia, però sono venuto diverse volte. Per lavoro sono venuto in Sicilia, a fare un sito. Poi un murales a l’Expo universale di Milano. Ho lavorato anche in una piazza ad Arcugnano con il mio nome dentro (Piazzetta Okuda San Miguel) all’uscita di una scuola, tra Venezia e Vicenza. E’ molto divertente perché ho fatto un lavoro così qui e mai in Spagna. Ho fatto 5 murales intorno a questa piazza. Poi ho fatto un viaggio molto curioso con la mia famiglia. Ho viaggiato con i miei genitori in un van, tipo hippie, ed ogni giorno cambiavamo città e prenotavamo con il cellulare, contrattando dove dovevamo dormire. Molto freestyle, siamo stati a Venezia, Roma, Firenze, sud Italia, no il sud della Francia. Le Cinque Terre mi hanno meravigliato.”
D:”La street art è sicuramente una forma d’arte, una delle prime, risalendo addirittura alla pittura muraria dei primi secoli. Ci puoi raccontar com’è il tuo rapporto con questa forma d’arte grafica, dove l’artista non ha più il rapporto col muro, ma con la tela?”
O:”Io penso che la street art è non solo creare murales, ma anche “oggetti” in 3D in un luogo pubblico allo scopo di tornare agli inizi dell’arte, nella preistoria, alla scuola di Altamira, in Cantabria. D’altraparte, parallelo a questo, lavoro anche in studio da molti anni. Infatti da 3 anni ho uno studio, con 15 persone che lavorano per me. Diciamo che mi sembra super importante anche il lavoro in studio. E’ più profondo, più intimo. Eppure continuo a sviluppare grandi pezzi d’arte per strada, dove mi sento più libero, vicino alle nuvole quasi dimenticandomi tutto ciò che accade nella routine di tutti i giorni. Mi sento super libero ed è super necessario per me.”
D:”La street art resta ancora adesso un’arte di protesta, soprattutto?”
O:”Suppongo che ci siano artisti di street art che indirizzano un messaggio di protesta e di critica sull’attualità. La verità è che io mi mantengo al margine della realtà, soprattutto perché non seguo l’attualità, odio la politica; non odio il mondo dove viviamo, però sì, mi piace portare avanti la mia creazione nella maniera in cui lo faccio, che sarebbe nella mia nuvola, con un linguaggio molto proprio, molto personale, molto surrealista. A volte inserisco elementi dell’attualità, perché mi viene richiesto. Per esempio nella mia prima Expo che è stata negli Stati Uniti, vicino Los Angeles, quando c’erano le elezioni di Trump e c’era necessità di introdurre improvvisamente elementi come per esempio la “Statua della libertà” che misi con elementi messicani e aztechi, con stampe etniche, per parlare delle frontiere e della repulsione di Trump verso i messicani. Inoltre ho fatto uno stampo di Trump fatto di mattoni con scritto sotto “Viva Mexico”, e poi ho fatto una maschera di uccello con una specie di ringhiera dove si vedevano questi personaggi bloccati nella ringhiera. Diciamo che normalmente non uso personaggi della realtà, ma a volte la realtà mi esige di usare questi personaggi.”
D:”Aielli è un borgo medioevale, quindi parliamo di forme architettoniche del tutto anacronistiche rispetto alla street art. Questa simbiosi come la giudicheresti?”
O:”Mi sembra molto magico il fatto di portare la street art, genericamente qualcosa delle grandi città, portarlo in posti più classici come questo circondato da montagne. Soprattutto, a livello ispirazionale, è incredibile, perché lavoro in città molto grandi e palazzi molto alti. Poi invece vengo qui è l’edificio più grande è quello che sto dipingendo, che non è alto, ma sono case di due piani. L’ispirazione è “brutale”, devo riconoscere, come due anni fa la prima volta che fui in Africa, a Mali. E cosa succede quando arrivi nei posti e vuoi lasciare una parte della tua arte e non hai muri? Lì ho creato, ad esempio, una serie di segnali che non segnalavano niente, semplicemente. Il colore, il positivismo e la libertà in diverse zone di Mali, con contaminazioni dall’India: credo che funzioni molto bene il contrasto tra la naturalezza, tra paesaggi che non hanno niente ed il mio linguaggio più digitale e contemporaneo.”
D:”Ultima domanda: il colore per te cosa rappresenta?”
O:”Io ho bisogno di mettere tutta la gamma di colori, sempre equilibrata con il nero ed il bianco. Quando faccio le pelli multicolori, esse simbolizzano tutte le razze in una, come multigenere e multiculturalità. Tutte le bandiere, no? In generale ho anche un pezzo con una bandiera inventata, per porre improvvisamente tutto allo stesso livello, come stampati etnici con simbologia religiosa, mischiato con simbologia capitalista simboli di bandiere, giocando un po’ sul fatto che siano tutti allo stesso livello.”
D:”Hai un messaggio da lasciare a chi pratica, ha iniziato o inizierà a praticare questa forma d’arte?”
O:”Io credo che il messaggio principale sia di godere di ciò che si fa, di farlo col cuore. L’importante non è la destinazione, perché oggi come oggi, con tanti social network e follower, i valori che si inculcano sono “chi è più figo” o “chi ha più followers”. Questo non è importante, l’importante è essere più felici con il proprio lavoro, per quello che farai per il resto della vita. Goditi quello che fai, cerca di essere felice. Lo scopo è creare. Credo che valga molto di più dei follower che riuscirai ad avere. Credere in quello che fai, e soprattutto porsi dei traguardi, ma l’importante è il cammino e non la destinazione.”
Il Sindaco di Aielli, Enzo Di Natale, ben lieto di avere accolto nel suo paese un artista di fama internazionale, ha dichiarato: “Secondo me la Street Art è uno strumento per recuperare e ridare vita ad angoli del paese che erano anonime, abbandonate e degradate, quindi per questo abbiamo scelto di farlo tramite artisti di fama mondiale. Okuda si è attenuto alla tematica fondamentale di Borgo Universo ed è un vanto per noi avere i suoi dipinti che sono una delle massime espressioni dell’arte muraria. Siamo riusciti così a creare un museo a cielo aperto con lo scopo di incuriosire le persone a visitare il Borgo di Aielli”.