AVEZZANO – Di Francesco Giubilei è il nuovo libro che sarà presentato mercoledì 15 maggio alle 18,30 presso la Sala “Franco De Nicola” del Palazzo di Città. Il testo non giunge certo inopportuno, nel momento nel quale si riaffaccia la discussione fra cultura di destra e di sinistra e da talune parti insorge la critica già ben nota secondo la quale per trovare un esempio di espressione culturale di destra si debba risalire a Benedetto Croce, in realtà Liberale. Questo giudizio ha pesato a lungo sulla Destra e sulla sua Cultura e finora non ha trovato soluzione poiché era necessario provare a fare il punto su cosa sia la Cultura di Destra, come si sia sviluppata, evoluta e come si presenti ora, senza dimenticare l’enunciazione di chi ne sia stato o ne siano i rappresentanti.
Il libro, scritto da un giovane intellettuale, vuole porre una serie di interrogativi e di spunti di riflessione. L’interrogativo è: “Si può dire che esista o esiste senza ombra di dubbio una cultura di destra? E se esiste, chi sono i suoi rappresentanti? E quale è la storia e l’evoluzione di questa cultura di destra?”
Come già accennato, nel Nostro Paese per decenni si è discusso se esista una cultura di destra e la conclusione è stata sempre che la cultura avesse un connotato di sinistra e basterebbe, in tal senso, ricordar il problema della critica letteraria con i Petronio a seguir una linea gramsciana, peraltro non sempre soddisfacente, contro uno spazio dove per trovare qualcosa di diverso occorreva ricorrere a Mario Praz, Mario Sansoni, Sapegno, al leggero Cantù e risalendo fino a De Santis, che forse, anzi sicuramente, di destra non erano certo. Francesco Giubilei (edizioni Giubilei Regnani) presenta molteplici scrittori, intellettuali, giornalisti, poeti che hanno cercato di navigare in uno spazio proprio con rotte proprie, presentando così un pensiero innovativo ed innovante, anche sulle scie di storici come Gabriele De Rosa. Il richiamo a Leo Longanesi, Giuseppe Prezzolini, Indro Montanelli, Giovanni Volpe e ad altri consente di attivare una visione diversa con schemi analitici anche nuovi.
Che l’operazione sia interessante è indubbio perché, in fondo, leggendo l’ultima fatica di Alberto Asor Rosa (“Machiavelli”) si scopre una singolare convergenza verso l’amara conclusione del libro della Storia d’Italia di Indro Montanelli (“L’Italia dell’Ulivo”) che vede il Nostro Paese perduto, quasi che, alla fine, due diverse ed opposte impostazioni culturali raggiungano la stessa conclusione…