AVEZZANO – Erano accusati di avere sottratto carburante dalle forniture ad alcune aziende ed enti pubblici per poi rivenderlo in nero, imprenditori marsicani assolti dalla Corte d’Appello dell’Aquila.
La vicenda parte da una complessa operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Siena, a seguito di una segnalazione ricevuta nell’anno 2006 dal Direttore dell’ufficio Postale di Siena, che ha consentito di far emergere un traffico di carburante illecito gestito dalla Petrol Pa. 88 S.r.l. di Avezzano che, all’epoca dei fatti, avrebbe sottratto del carburante dai vari enti per rivenderlo a nero a svariate ditte locali.
Secondo le risultanze emerse dalle indagini, la Petrol Pa. 88 s.r.l, una volta sottratto illecitamente il prodotto petrolifero agli enti, Poste Italiane, Trenitalia ed Enel, lo avrebbe venduto “in nero” a terzi, i quali venivano infine identificati mediante l’analisi di agende, rinvenute tra i documenti extracontabili occultati. Documenti nei quali erano annotate le forniture, l’importo e i beneficiari. Tali dati venivano passati al vaglio della Guardia di Finanza di L’Aquila, sezione Tributaria, che ne ha poi identificato i relativi acquirenti negli imputati sopra riportati.
Il Giudice di primo grado, dottoressa Anna Carla Mastelli, in veste di giudice monocratico, il 31 ottobre 2017, ha ritenuto responsabili gli imputati oltre ogni ragionevole dubbio, condannandoli per ricettazione alla pena di 1 anno e 4 mesi di reclusione, ritenendo che dalla documentazione rinvenuta alla Petrol 88 s.r.l vi è era la prova inconfutabile dei pagamenti in nero e che ciò corrispondeva con la contabilità “occultata” rinvenuta presso la sede della stessa.
A seguito della sentenza del Tribunale di Avezzano, gli imputati Dario Alberico, Rossana Orlandi, Augusto Di Rocco, Walter Di Berardino e Lucia Stirpe, rispettivamente difesi dagli avvocati Romina Cicerone, Giuseppe Viggiani, Sonia Fracassi, Cristian Carpineta e Roberto Verdecchia, hanno presentato ricorso in Corte di Appello, contro la condanna, ritenendo che gli stessi dovessero essere mandati assolti sussistendo la prova, concreta e tangibile, degli acquisti effettuati in perfetta buona fede ad un prezzo più che congruo sul mercato, con il relativo pagamento delle forme e modi consoni.
La Corte di Appello di L’Aquila presieduta dal dottor Alfonso Grimaldi, relatrice la dottoressa Raffaella Gammarota ed a latere la dottoressa Mariangela Fuina, grado ha riformato la sentenza del Tribunale di Avezzano e, accogliendo le motivazioni presentate dagli imputati nel ricorso, ha riformato la sentenza di primo grado assolvendo gli imputati perché il fatto non sussiste.