AVEZZANO – Omero e l’Iliade sono uno dei tanti enigmi della storia e della letteratura mondiale, perché un poema che, usualmente, si dice essere legato alla Guerra di Troia, in realtà, ne tratta solo una minima parte e neanche la fine della stessa Guerra che sarà descritta nell’Odissea e poi, da un altro (Publio Virgilio Marone) nell’Eneide che, tuttavia, appartiene ad un’altra tradizione epica, quella romana. Enigma perché in realtà non risolve nulla riguardo al fatto in sé, ovvero perché lo scontro se poi, in fin dei conti, le due culture (quella Greco-Micenea degli Achei e quella dei Troiani-Anatolici) erano così legate, ma si sa ci fu di mezzo Elena ed un personaggio equivoco come Paride… Per tacer di Calcante, profeta di sventure, e di Agamennone, wanax imperioso, superbo, arrogante e desideroso di accrescere il proprio territorio di influenza, sorta di Serse ante litteram (almeno a vedere “300”) ovviamente al rovescio e dall’altra parte!.
L’Iliade (in lingua originale `Ιλιάς, Iliás) è un poema epico, scritto in esametri dattilici, tradizionalmente attribuito a Omero. Il titolo deriva da `Ίλιον (Īlĭŏn), l’altro nome dell’antica Città di Troia (quella scoperta da Schliemann che così diede corpo e sostanza al mito), cittadina dell’Ellesponto, confine di popoli e continenti). Il poema è ambientato, come detto, ai tempi della Guerra di Troia e narra, pur nella sua lunghezza, solo gli eventi accaduti negli ultimi cinquantuno giorni dell’ultimo anno di guerra e nel racconto le vicende di Achille ed Agamennone e poi di Achille e Patroclo e Ettore, con in particolare l’Ira di Achille, sono l’argomento portante dell’intero poema. Alcuni dei personaggi sono collegati, in qualche modo, col mito degli Argonauti ed ora, attraverso anche i loro figli si ritrovano nello scontro che è, innanzitutto, un confronto fra Oriente ed Occidente, una sorta di anticipazione di quello che vedrà la Grecia contro l’Impero Persiano, diverso tempo dopo.
Alla Scuola Mazzini, i Ragazzi della maestra Emma Francesconi prendono spunto dal poema omerico per trattare della “guerra” e la sua “assurdità logica ed umana”, ed ecco alcuni loro commenti:
Michela: “La guerra è la notte dell’umanità!”
Demian: “La guerra è il caos!”
Emanuele B: “La guerra è una cosa che solo chi non ha cuore può decidere di fare!”
Valerio: “La guerra è un posto sconosciuto che conosce solo chi dolorosamente lo ha visitato!”
Karl von Clausewitz, stratega e scrittore militare, avrebbe detto (come in effetti ha fatto): “Se la politica è l’insieme di atti tesi a rendere possibili le cose, la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi…”
Avrebbe anche aggiunto: “…Il fatto che un massacro sia uno spettacolo orrendo deve farci prendere con maggior serietà la guerra, ma questo non fornisce una scusa per lasciar arrugginire le nostre spade nel nome dell’umanità. Presto o tardi qualcuno verrà con una spada affilata e ci staccherà le braccia.”
Sotto questo punto di vista, ovvero l’orrore delle stragi, l’Iliade è un poema dove le pire di morti ammazzati nella trucida lotta si accumulano nelle immense cataste dove vengon fatti bruciare i corpi. L’assalto alle navi di Ettore ed i suoi ha un che di eroico e di supremo atto di difesa. In fondo l’Iliade ci parla di un popolo aggredito e di un aggressore e ci parla di personaggi con le loro glorie ed i loro lati oscuri, densi di passionalità furastica, ebbri di sangue e di desiderio di vendetta che, tuttavia, cede talora il passo ad episodi di somma poesia quali l’episodio di Ettore e Andromaca alle porte Scee o di Achille e Priamo sul corpo mai abbastanza compianto di Ettore, l’unico vero eroe puro di tutta la narrazione.
In questo panorama si inserisce la riflessione critica dei Ragazzi dell’Istituto Mazzini che affrontano, e sono tra i pochi che han mai tentato davvero l’impresa, un testo assai complesso e difficile sotto una angolatura mai troppo appieno valutata ed analizzata. Il secolo del ‘900 è stato secolo delle grandi guerre mondiali e delle piccole guerre del tipo di quella del Kippur e di quella dei “sei giorni”. Il secolo precedente era stato quello delle grandi guerre napoleoniche. Le guerre dei cent’anni, dei trent’anni e dei sette anni scandiscono quasi un abbreviarsi della durata delle guerre con l’avanzare del tempo e fino alla guerra dei sei giorni o alle “guerre a bassa intensità” del nostro tempo, ma la guerra, come ben sostengono i ragazzi è “…una cosa che solo chi non ha cuore può decidere di fare!” La Guerra di Troia, i suoi dieci anni, propongono uno scenario nel quale anche un bambino ha tempo di nascere e crescere e quindi di dover sopportare i rigori di un mondo infiammato. Sicuramente da deprecare la guerra anche come ultima risorsa per risolvere le contraddizioni della politica. Tuttavia, esistono guerre che nascono dalla necessità di sollevarsi contro un usurpatore, ma tutte, poi e presto o tardi, si riconducono ad una contrapposizione armata che non può che spaventare. L’Iliade è, come detto, conflitto fra due mondi e ancora oggi, quegli stessi due mondi sono sempre in drastico e potente confronto conflittuale… Nella lotta, Ettore si erge a difesa degli aggrediti, più deboli di sicuro in una guerra dove alla massime scene d’assieme si contrappongono le sortite terroristiche, anticipazione degli eventi di oggi, quelli che ben conosciamo e che ci fan paura. Dunque l’argomento proposto dai Ragazzi della Mazzini, con la regia e la riduzione e l’adattamento del testo originale di Emma Francesconi, è quanto mai attuale…
Martedì 7 maggio ore 16 e 30, Castello Orsini: Iliade (ovvero l’assurdità della guerra).