AVEZZANO – Sorpresa in ingresso oggi allo stadio dei Pini. Gli atleti, intenti ad entrare per il quotidiano allenamento, si sono visti respingere dal custode, e successivamente da un addetto del Comune di Avezzano, se non inseriti negli elenchi ufficiali dei tesserati che le società sportive hanno dovuto presentare perentoriamente nella mattinata.
Da una parte la decisione può anche essere condivisa, se non altro si mette fine agli ingressi di persone che nulla hanno a che fare con lo sport e che, spesso, in barba agli orari di chiusura, scavalcano per fare i propri comodi. Quello che suona stonato che, improvvisamente il Comune ha chiesto una forma di pagamento, diciamo un contributo, per le enormi spese che l’Ente deve affrontare per tenere aperto l’impianto.
Dopo quasi cinquant’anni dall’apertura, mai si era arrivati a tanto. Sembra che l’obolo sia stato richiesto per far fronte in primis all’enorme bolletta dell’acqua (si parla di 75.000 euro) per le docce. Crediamo che se questo costo rispondesse al vero, potrebbe significare che ogni giorno centinaia e centinaia di persone stazionerebbero per delle mezzore sotto l’acqua calda. In verità almeno l’80% degli utenti sono ragazzini che al termine dell’allenamento tornano a casa, non passando per lo spogliatoio e forse meno di una decina di adulti finiscono sotto la doccia. Il problema è di altro genere.
Capiamo anche le preoccupazioni, in termini di sicurezza del Dirigente responsabile dell’impianto, ma occorre anche dire che lo Stadio dei Pini, o meglio il glorioso Stadio che ha vissuto stagioni straordinarie, che ha visto le tribune piene all’inverosimile assistere a manifestazioni di livello internazionale, oggi versa in uno stato pietoso, anzi è abbandonato a se stesso. Le attrezzature ridotte ai minimi termini, con l’impossibilità di potersi allenare e con gli atleti d’elite costretti a chiedere ospitalità a L’Aquila.
Più volte abbiamo sentito dagli amministratori che lo sport riveste una grande valenza sociale e che l’ente comunale deve fare tutto il possibile per sostenerlo. Ne siamo pienamente convinti, tanto che la società di atletica, nata proprio con l’apertura ufficiale dello Stadio (1973) ha sempre portato avanti l’attività con spirito di volontariato rivolto ai giovani, ai disabili, a chi si è prepara per i concorsi nelle forze armate, agli anziani senza mai chiedere nulla, anzi in perfetta sintonia con le amministrazioni che nel tempo si sono avvicendate. Ha contribuito a tenere la struttura efficiente ricomprando attrezzature necessarie anche per lo svolgimento delle manifestazioni. Lo stadio oggi non è più omologato, non si vi si possono tenere manifestazioni federali e gli atleti più bravi si fanno spesso male a causa della pista di cui non è rimasto che il durissimo asfalto.
L’appello degli sportivi all’amministrazione comunale affinché si possa instaurare un tavolo di concertazione , che garantisca la dirigenza da qualsiasi responsabilità, ma che allo stesso tempo si possa finalmente trovare una soluzione per ridar smalto a questo monumento cittadino. Successivamente e con responsabilità le società possono anche essere chiamate ad intervenire economicamente, purché lo si faccia secondo criteri ben precisi.