MAGLIANO DEI MARSI – Il Venerdì Santo ci pone sempre davanti ai nostri occhi così moderni l’episodio della condanna a morte di Gesù Cristo. È la morte di un innocente innamorato follemente dell’umanità che si è consegnato spontaneamente ai suoi aguzzini. Ma realmente cosa sappiamo su coloro che hanno crocifisso Gesù? In questo articolo vorremmo fare un po’ di chiarezza sul fatto, cercando di capire chi fossero questi soldati e soprattutto da dove venivano.
Nel Passio di Giovanni – ovvero il Vangelo che narra le vicende della Passione di Cristo letto sia nella domenica delle Palme e sia nel venerdì santo – possiamo ben leggere il ruolo attivo dei soldati romani che hanno partecipato alla condanna a morte di Cristo. Recenti studi hanno dimostrato che la Legio X Fretensis – ovvero la tradizionale legione che sarebbe stata l’autrice della crocifissione di Cristo- non era presente in Giudea tra il 29 ed 33 d.C. Sappiamo, inoltre, che la Giudea all’epoca della predicazione di Gesù, era amministrata da un prefetto di ordine equestre che era privo del comando delle legioni. Chi aveva realmente il potere effettivo era il Legatus Augusti pro praetore della Siria e lui disponeva 3 legioni in una delle regioni dell’impero più militarizzate, ahimè non è cambiato nulla. Ma allora, chi è stato l’autore della crocifissione di Cristo? Sicuramente Pilato aveva un proprio manipolo di soldati che provenivano sia dall’Italia e sia Ausiliari, ovvero che non erano originari di Roma, ma che provenivano dalla Siria e dalla Giudea.
Tra questi soldati ce ne era uno che era di origine abruzzese, di Lanciano precisamente: San Longino colui che trafisse il costato di Cristo con la lancia. La figura del legionario abruzzese viene citata alle fonti evangeliche, ad esempio nel capitolo 19 versetto 34 del Vangelo di Giovanni: “ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua “. Molto interessante è la figura di Longino descritta nel ciclo apocrifo di Pilato. Troviamo il suo nome all’intero della lettera che lo stesso Pilato mandò a re Erode dopo i fatti della Passione. Nel verso 3 possiamo leggere: “Mia moglie Procula, dando credito a sogni che le erano apparsi, mentre io per tua istigazione lo stavo mandando alla crocifissione, mi lasciò con dieci soldati e con il fedele centurione Longino per contemplare le sue sembianze come se si trattasse di un grande spettacolo. E l’hanno visto seduto in un campo coltivato, circondato da una grande folla, mentre insegnava le grandezze del Padre, tanto che tutti rimasero fuori di sé dalla meraviglia (per il fatto che) colui che aveva sofferto ed era stato crocifisso, era risorto dai morti.” Qui l’autore della lettera ci concede un’informazione davvero importante, ovvero l’importanza che aveva San Longino all’interno del manipolo di soldati che aveva Pilato. Nel versetto successivo, l’autore dello scritto sottolinea il ruolo di comando del legionario abruzzese: “Mentre essi lo stavano osservando con molta attenzione, si diresse verso di loro e disse: Siete ancora increduli verso di me, Procula e Longino? Non sei forse stato tu che hai fatto la guardia durante la mia passione e al mio sepolcro? E tu, donna, non hai forse mandato un messaggio a tuo marito a mio riguardo?… il testamento di Dio disposto dal Padre”. Nel versetto 6, ovvero nell’ultima parte dove compare il nome di Longino, Pilato scrive: “[…] quanto il fedele centurione Longino che aveva fatto la guardia durante la passione di Gesù […]”.
Ma la figura del santo abruzzese è legata anche ad una reliquia della Passione che si portò dietro dalla Terra Santa, ovvero la lancia che usò per trafiggere Cristo che si trova a Vienna e che Hitler, nel periodo in cui andò in fissa per gli oggetti esoterici, tentò senza successo, di averla.
Altro aspetto da non trascurare sono le leggende che aleggiano attorno alla Passione di Cristo: in questa sede ne vorremmo citare due, il legionario Rufo originario della Marsica (le sue origini se le contendono sia Alba Fucens e sia Marruvium, l’odierna San Benedetto dei Marsi) e l’origine abruzzese di Ponzio Pilato.