AVEZZANO – E sì caro Signor De Angelis, è veramente uno scherzo di cattivo gusto, quello che sta avvenendo al semaforo della paura di via XX Settembre, dove i cittadini vengono sanzionati per aver oltrepassato la riga bianca di qualche centimetro, ignari e, scolorita al tempo e, rimessa a nuovo dopo le polemiche, una chiara ammissione di colpa diciamo, possibile motivo di più class action o di una valanga di ricorsi che tra non molto arriveranno al Comune.
Oppure passare con l’arancione, durata 3 secondi e 40 decimi, un po’ pochino per un incrocio di questa importanza, sia per traffico che per dimensioni. Una volta che l’automobilista si trova al centro dell’incrocio, se il semaforo diventa rosso, visto che le telecamere si attivano un secondo prima dello “stop”, appunto, è facile incappare nella sanzione.
Ovviamente condanniamo anche noi i pirati della strada e, sicuramente, è cosa giusta che venga sanzionato chi passa con il rosso pieno e mette in pericolo i nostri figli, come ha riportato Lei su Facebook. Condanniamo anche chi del proprio strumento di controllo non ne fa un uso consono e lo attiva come una sorta di bancomat con il portafoglio dei contribuenti.
È palese che il T-Red sia stato attivato in un semaforo ad alto transito di veicoli, e che sia stata cambiata la viabilità delle strade limitrofe che portano, ora, tutte ad incanalare il traffico verso il semaforo.
Una decisione questa, presa dall’Amministrazione che lascia pensare solo al dover fare cassa, perché il piatto piange, forse, per l’impegno economico maggiore, impegno dovuto alle varie riqualificazioni che sono molto a cuore al sindaco?
P.zza Torlonia : tra giardino e spese varie si è sfiorato la bellezza di 500mila euro
P.zza Risorgimento : tra primo step e secondo si è arrivati quasi al milione di euro se non più.
Senza contare gli spicci investiti in feste e festicciole per le inaugurazioni in pompa magna del magnifico sindaco.
A tutela dei cittadini, che possono prendere eventuali multe ingiuste (e non per quelle che si è passati con il rosso, da criminali), è da verificare da dove sono arrivate, il punto della questione non è la credibilità, ma la competenza.
Esaminate con attenzione il verbale che (purtroppo) si ha tra le mani: da qualche parte – spesso in in alto a sinistra – si può trovare un’ informazione del genere: “In caso di restituzione dell’atto al mittente, inviare a Centro Servizi SIN CPO…”. Cosa significa? Significa che il verbale, prima di giungere tra le mani del destinatario, ha girato mezza Italia e che qualcuno ce lo ha fatto girare.
Oltre alla scritta già riportata, si può trovare, infatti, l’indicazione della città in cui è ubicato il centro servizi che ha curato la notifica del verbale e, salvo coincidenze fortuite, non si tratterà mai dello stesso Comune a cui appartiene il comando di polizia che ha emesso la multa. Il mittente a cui restituire l’atto in caso di omesso recapito non è infatti il comando di polizia municipale ma lo stesso centro servizi SIN.
È legittima questa prassi seguita da tanti comandi di polizia locale? Ovviamente no.
Il verbale di una multa deve, infatti, essere notificato seguendo le medesime regole dettate in materia di notifica degli atti giudiziari.
Pertanto, la compilazione del verbale e la relativa notificazione può essere effettuata esclusivamente da un funzionario dell’amministrazione che ha accertato la violazione.
Tale funzionario, in veste di ufficiale giudiziario, qualora si avvalga del servizio postale ha il compito di inserire l’atto da notificare in un’apposita busta chiusa, sulla quale deve apporre le indicazioni delle generalità del destinatario, il numero del registro cronologico, la propria sottoscrizione ed il sigillo dell’ufficio.
Assolte queste incombenze, l’incaricato dovrà materialmente portare il verbale all’ufficio postale affinché mediante raccomandata sia spedito al destinatario.
Nel nostro caso, quindi, qualora sul verbale sia riportata la famosa “frasetta” (esempio Bologna), dovremmo essere portati a credere che si sia avverata una delle tre seguenti ipotesi:
ipotesi uno: l’agente di polizia municipale dopo aver imbustato l’atto se n’è andato in giro per l’Italia portando il plico da spedire non all’ufficio postale più vicino, ma ad uno distante magari migliaia di chilometri. Se questa ipotesi ti sembra poco credibile, sappi che non sei il solo. Infatti, se anche le cose si fossero paradossalmente svolte così, il verbale sarebbe da considerarsi nullo poiché l’agente di polizia municipale avrebbe esercitato le proprie funzioni istituzionali al di fuori del proprio territorio di competenza. Un agente di polizia è tale e può esercitare le proprie funzioni solo finché è nel proprio territorio: non può andare in giro a rilevare infrazioni, redigere o notificare verbali.
ipotesi due: il comando di polizia municipale potrebbe aver conferito ad un’agenzia privata l’incarico di recapitare i verbali all’ufficio postale. Se così fosse la notifica sarebbe comunque illegittima, poiché nel procedimento sarebbe intervenuto un soggetto estraneo alla pubblica amministrazione e non abilitato dalla legge a compiere tali operazioni.
ipotesi tre: l’ufficio postale avrebbe curato non solo la spedizione del verbale, secondo le prerogative riconosciute dalla legge, ma avrebbe completamente gestito anche tutta la fase precedente, dalla stampa all’imbustamento del verbale, così sostituendosi alla pubblica amministrazione. È sufficiente in effetti consultare il sito internet di Poste Italiane per scoprire che la sigla SIN sta per “Servizio Integrato Notifiche” e che i centri SIN sono, quindi, “centri specializzati dislocati sul territorio nazionale” attraverso cui “il Gruppo Poste Italiane offre la soluzione per esternalizzare e automatizzare le attività legate al processo di notifica attraverso un’offerta modulare e personalizzabile che comprende: stampa, recapito, archiviazione e rendicontazione in forma cartacea e elettronica degli esiti dell’invio”. Ma non avevamo detto che proprio queste attività devono essere svolte dalla pubblica amministrazione? Appunto per questo la notifica è avvenuta illegittimamente!
In definitiva, in qualsiasi modo la si voglia intendere o si pretenda di ricostruire l’operato della pubblica amministrazione, non vi è modo di ricondurre lo svolgimento delle attività di notifica nell’alveo della legittimità, in cui tutti i casi non appaia di immediata evidenza che il verbale sia stato regolarmente stampato e confezionato dall’agente di polizia municipale per poi essere semplicemente spedito tramite il servizio postale. La fonte di questa notizia viene riportata dall’Istituto per la difesa del consumatore.
Quindi occhio alla posta! Concludiamo, caro Signor De Angelis, con una osservazione, anche se ormai ci stiamo affezionando alle sue gesta, altrimenti il nostro lavoro si ridurrebbe a segnalare sagre e arresti per droga, le vorremo soltanto far capire che con lo scontro o le offese non si va da nessuna parte, tre mesi di limitazioni per una attività che vive con il giornaliero non è certo una passeggiata, ma giustamente, Lei dovrebbe saperlo, essendo un imprenditore di successo, e ci aspettavamo un piccolo miracolo, noi e tanti altri cittadini, invece il miracolo sta diventando per molti un incubo.
Usi i social in maniera costruttiva, caro sindaco, e non facendo ironia sui cittadini, che oltretutto l’hanno votata, non prenda esempio da qualche assessore che con lei e la sua autorevolezza non ha nulla a che vedere.