AVEZZANO – Come per le scuole, questione ancora non risolta o, comunque, non risolta appieno, anche per l’Università si ritorna alle problematiche relative alla sede, alle infrastrutture relative anche di collegamento e di mobilità, al problema della sicurezza e all’insieme di fatti che, in fin dei conti, si raccordano in fondo con la questione prima e cioè “innanzitutto, per avere una sede universitaria con i suoi corsi di laurea, è necessario avere le infrastrutture necessarie”.
È ben nota la storia, ormai archiviata e non solo nella memoria, della “Libera Università degli Studi di Avezzano”, quella Facoltà di Agraria nata negli anni ’70 (fine) e mai decisamente decollata, rimasta appoggiata a Portici per lungo tempo e poi approdata alla Tuscia di Viterbo. Quella di “Giurisprudenza” legata all’Ateneo teramano è una storia di peregrinazione della sede che ora finisce al vecchio Crab o Crua attuale. Morto il centro di biotecnologie dove aveva sede anche il laboratorio della ormai defunta Arssa (già Ente Fucino e poi Ersa), si pone il problema della sede di Giurisprudenza che, ove fosse davvero all’ex-Crab porrebbe problematiche di trasporto urbano e di raccordo con le infrastrutture e sulla mobilità. C’è da chiedersi, innanzitutto perché la Crab, ovvero perché la struttura universitaria non possa essere nell’area urbana centrale, ovvero al Palazzo Torlonia ad esempio… Ovviamente, la risposta è legata alla sicurezza dell’edificio e via dicendo con le solite questioni (Gabrielli, etc.) sulle quali un discorso sarebbe lunghissimo da fare.
Ma una sede universitaria deve essere fatta di aule per la didattica, biblioteche e spazi per lo studio, aule per seminari allargati e per conferenze, aule per sedute di laurea e, non ultimi, laboratori, oltre che spazi per i docenti e per i ricercatori, ché forse non risulta chiaro ai politici attuali, l’università non è solo sede di insegnamento ma anche di “ricerca”. Magari al comparto avvocatizio locale sfugge questo aspetto della vita universitaria (se si opera solo su università telematiche questo aspetto sfugge perché inconsistente) ma esso può essere considerato prevalente perché insegnamento e ricerca sono proprio la struttura base dell’apparato universitario, ed una delle spinte alla crescita del rapporto fra studenti e struttura, ovvero l’aggiornamento dell’insegnamento transita attraverso la ricerca di base o applicata svolta entro la stessa struttura. Si adombra la possibilità che nasca un corso di laurea di Bioscienze Agrarie e potrebbe essere cosa buona vista l’esistenza di quel laboratorio in scala reale o 1:1 che è il Fucino, ma se ciò fosse come pensano all’Okw locale di gestire la crescita della struttura? Pensano solo alle aule di insegnamento? E solo alla didattica frontale e cattedratica? Quella seminariale e di pratica di laboratorio come sarebbe puramente virtuale? Hanno considerato che il Crab sarebbe già una base laboratoriale importante, specie se venissero richiamati in sede ricercatori, tecnici e dottori chimici ed agronomi che in essi già operavano su apparecchiature già esistenti che, peraltro, svolgevano anche un servizio reale sul territorio e, dunque, sarebbero utili a legare ancor più università e territorio?
Ora si lancia l’idea della facoltà di Bioscienze o del Corso di laurea, ma riflettendo sulla esistenza di una grossa area archeologica come Alba Fucens e visto che nella realtà locale esistono molti laureati in discipline umanistiche ed afferenti all’area storico-archeologica, perché non adombrare, nel quadro di una crescita migliore delle strutture universitarie locali e della loro relativa offerta formativa, l’istituzione di un corso di laurea in scienze storiche (ce ne era una all’Università Europea di Roma) e archeologia, anche come specializzazione di una facoltà di lettere? Questo presupporrebbe la possibilità di avere nella Città un polo universitario interessante e allora una sede aggiuntiva potrebbe essere anche l’edificio comunale, ubicato vicino alla Chiesa dello Spirito Santo, che avrebbe a questo punto anche una migliore utilizzazione e potrebbe così essere definitivamente recuperato!
Riguardo alla problematica dei trasporti è chiaro che senza una politica di sviluppo degli stessi non si vada da nessuna parte, infatti il Crab andrebbe sì collegato ma in maniera da avere corse abbastanza continue, per non creare l’isolamento che è tipico di sedi come quella ad esempio di Roio, ovvero se metti una sede universitaria fuori dell’ambito cittadino la devi raccordare. In questo quadro, avrebbe senso anche un intervento infrastrutturale basato sulla vecchia ferrovia che va al Nucleo Industriale ed un servizio di navette elettriche fra quella ed il Crab (magari diranno che sogniamo, ma l’infrastruttura esiste anche se è stata chiusa dal suo proprietario…), ma intanto sarebbe necessario stabilire con la Scav un servizio reale e non astratto.
Va posta comunque una questione: ma quando sì è pensato o si pensa alla università e alla sua sede, fateci capire, si pensa solamente alla sede delle lezioni oppure si sa che l’università sia, in realtà, un insieme di cose? L’idea che vien fuori dalle battute sui comunicati stampa è che si abbia della università l’idea che sia una specie di “liceo successivo” oppure un “fatto telematico”: ecco perché le cose van male… Ah! Dimenticavo! Nella utilizzazione dell’ex-Crab i dipendenti di un tempo che fine faranno? Di uno ho notizia: dalla chimica è passato alla archeologia…
Absit iniuria verbis
Immagine di repertorio del CRAB
Collegamenti infrastrutturali per trasporto e mobilità per il CRAB