MAGLIANO DEI MARSI – La terra dei Marsi è stata solcata dai passi di uomini e donne che hanno reso grande la storia dell’umanità: vincitori e sconfitti, ricchi e poveri, sapienti ed ignoranti, tutti sono stati osservati dallo sguardo del monte Velino e cullati dal cuore della Marsica. In questo articolo vi racconteremo le vicende di un re sconfitto, che forse qualcuno conosce già: re Perseo, l’ultimo sovrano di Macedonia.
Perseo di Macedonia, figlio del re Filippo V – sconfitto nella battaglia di Cinoscefale (Grecia) nel 197 a.C dall’esercito della repubblica romana- apparteneva alla nobile casata degli Antigonidi, discendenti di Antioco I Monoftalmo generale di Alessandro Magno. Ma cosa c’entra questa figura storica con la Marsica? Per capire questo rapporto, dobbiamo portare la nostra memoria storica nella battaglia campale di Pidna, nel lontano anzi lontanissimo 168 a.C. Il sommo storico Tito Livio, nel capitolo VII del 45° libro della Storia di Roma dalla sua fondazione – in latino Ab Urbe Condita- scrive: “Perseo era a capo di quella guerra – la terza guerra macedonica- ne solamente lo rendeva illustre ed importante la sua fama e quella di suo padre e del nonno, ai quali apparteneva per cognome e per sangue. I quali avevano fatto, della Macedonia, il regno più importante del Mondo”.
La battaglia, inizialmente stava volgendo a favore delle truppe macedoni con l’immortale falange creata da re Filippo II ed ampiamente utilizzata da suo figlio, Alessandro Magno. Plutarco, storico greco, nelle Vite Parallele, in particolare nella vita di Emilio Paolo, ricorda il grande eroismo delle truppe italiche proprio al servizio di Emilio Paolo. Sottolineando il coraggio dei Peligni e dei Marrucini – popolazioni abruzzesi- comandanti da Salvio. Nonostante la sconfitta quasi imminente, il console romano riuscì a trovare un punto debole nella falange: e lì lanciò i suoi legionari. Con i gladi ed il coraggio, sconfissero il prestigioso esercito macedone, facendo circa 20.000 vittime. Perseo venne sconfitto e fu costretto alla fuga. Catturato dai romani, il re sconfitto si lasciò cadere in gesti davvero poco regali. Il comportamento del sovrano sconfitto, ce lo ricorda sia Tito Livio sia Eutropio nel 4° libro del Breviarium, dove possiamo leggere un particolare finale della vicenda bellica: “Ma lui il console – Emilio Paolo- lo fece onorare come se non fosse stato mai vinto: che volendo quello – re Perseo- gettarsi ai piedi di lui, ma non lo permise e lo collocò accanto a sé”. Portato a Roma con la famiglia ed un gruppo di amici fidati, il re sconfitto venne scortato nella colonia latina di Alba Fucens per esser tenuto lì prigioniero.
Sempre Plutarco, nella Vita di Emilio Paolo, ci racconta due particolari: il primo la presunta morte di Perseo e la seconda la sorte dei figli del sovrano. Nella prima parte lo storico greco scrive: “ nei confronti di Perseo, anche se ne commiserava la fortuna mutata ed era ben disposto ad aiutarlo, non trovò altro rimedio se non il trasferimento da quello che i Romani chiamano carcer in un luogo pulito e in una dimora più umana dove, sotto sorveglianza, come per la maggior parte è stato scritto, si lascio morire d’inedia; alcuni invece danno un racconto particolare e diverso della sua fine: gli uomini che lo sorvegliavano, lamentandosi di lui per qualcosa e presi dall’ira nei suoi confronti, dato che non potevano affliggerlo e maltrattarlo in altro modo, gli impedivano il sonno, facendo particolare attenzione ad ostacolare i momenti in cui si abbandonava al riposo e a tenerlo continuamente sveglio con ogni mezzo, fintanto che stremato da questa condotta morì”. Re Perseo morirà nel 166 a.C due anni dopo la sconfitta di Pidna. Nella seconda parte, riguardante i figli del re, racconta la vicenda di Alessandro: “Dicono che il terzo, Alessandro, fosse invece abile a lavorare a sbalzo e nell’intaglio, e che, avendo imparato a leggere e a parlare latino, ricoprì il ruolo di segretario dei magistrati, in quanto era valutato capace e bravo in questo tipo di servizio”.
Una leggenda vuole, avvalorata anche da una forte tradizione orale, che i presunti resti della “tomba” del sovrano macedone fossero quelli che sorgono nel territorio di Magliano dei Marsi lungo la via Tiburtina Valeria.