AVEZZANO – La Asl stabilizza 108 precari e converte il loro contratto da tempo determinato a indeterminato. La delibera, adottata dal manager della Asl, Rinaldo Tordera, la n. 222 del 12 febbraio scorso, riguarda figure professionali di profilo diverso, già in servizio, che entrano ora a far parte a tutti gli effetti della dotazione di personale dell’azienda. Ciò significa che le attività sanitarie e amministrative potranno contare su risorse umane certe e stabili che non saranno più soggette all’incertezza di continue scadenze e rinnovi contrattuali che possono mettere a rischio l’efficienza dei servizi.
All’interno del nutrito numero di stabilizzazioni la quota più ampia riguarda gli infermieri (60), seguiti da ostetriche (14), tecnici sanitari di radiologia (14), fisioterapisti (6), logopedisti (6), collaboratori amministrativi professionali (cioè impiegati, 6) e tecnici della prevenzione nell’ambiente dei luoghi di lavoro (2). Le stabilizzazioni rientrano nell’ambito del piano di assunzioni 2018. L’immissione degli operatori nei ranghi della Asl a titolo definivo va salutata sicuramente come un fatto positivo ma sul versante del personale sono necessari interventi molto più incisivi.
«Attualmente la dotazione organica è insufficiente – dichiara il manager della Asl, Tordera – e occorrono quindi nuove, adeguate misure. In particolare, per potenziare il personale di reparti e servizi è necessario aumentare il budget assegnato dalla Regione alla Asl. La carenza di personale è un problema sul tappeto da molto tempo ed è stata più volte al centro di incontri e analisi da parte del comitato ristretto dei sindaci della Asl. Per investire in modo concreto sul personale è necessario rivedere i tetti di spesa in sede di programmazione regionale, al fine di assicurare all’utenza le prestazioni fissate nei Lea” (livelli essenziali di assistenza). Tale obiettivo, tra l’altro, assume ulteriore importanza se riferito a un territorio come quello della Asl della provincia di L’Aquila, esteso quanto il Molise e caratterizzato da aree molto periferiche e spesso difficili da raggiungere dove non è sempre agevole assicurare uniformi standard di assistenza alle comunità delle aree interne».