AVEZZANO – Scuole delle aree interne d’Abruzzo, la Cgil allarmata per il calo di iscritti e per le conseguenze che questa situazione avrà sui plessi e sugli organici. Un allarme che coinvolge in pieno, ovviamente, anche la Marsica e la Valle Peligna e che fa facilmente prevedere un anno scolastico 2019/2020 tutt’altro che tranquillo.
Questa la preoccupata nota della Cgil provinciale: «Ora che le iscrizioni al prossimo anno scolastico sono chiuse possiamo affermare senza ombra di dubbio che il nostro allarme era giustificato. Le nostre scuole rischiano la chiusura sia per mancanza di numeri e sia per mancanza di una programmazione concertata a lungo termine sulle aree interne. Sappiamo bene che processi di riqualificazione e di reinsediamento territoriali sono lunghi, ma non vediamo da anni una reale e concreta volontà di intervenire per frenare la caduta libera dei numeri relativi alla popolazione scolastica delle nostre scuole. E non solo di quelle delle aree interne, spesso lasciate a decisioni di amministratori locali abbandonati e privati di mezzi. Nella città dell’Aquila a 10 anni dal sisma, si inizia a parlare di un piano della ricostruzione scolastica, deliberato a novembre 2018, che visti i tempi tecnici non porterà a nuovi edifici scolastici prima di cinque anni e che descrive una scuola che non c’è, in una città che non c’è ancora. Si rischia di edificare contenitori vuoti perché nel frattempo – afferma la Cgil provinciale dell’Aquila – si saranno persi i numeri, soprattutto nelle frazioni. Mentre nel resto della provincia si continua a soffrire della strettoia di parametri che non sono adeguati alle reali situazioni delle nostre istituzioni scolastiche, situate in zone sempre più depresse. Anche il prossimo anno scolastico vedrà una diminuzione dell’organico di diritto e situazioni limite che saranno sanate, forse, in organico di fatto confermando un’incertezza che non è solo dei lavoratori e delle lavoratrici della scuola ma dell’intero territorio. La Flc Cgil sa bene che non esistono formule magiche, ma sa anche che ai numeri si può derogare e chiede un impegno politico per la riduzione dei numeri per la formazione delle classi che tenga conto delle esigenze di tutti quei territori dove la presenza delle scuole resta possibilità e alimento sociale e culturale. I numeri vanno variamente articolati se non rispondono alle esigenze del territorio. Anche in termini di modelli scolastici – prosegue il sindacato – , per permettere alle famiglie di scegliere in base al loro stile di vita. I modelli scolastici devono adeguarsi alle esigenze del territorio e non viceversa se vogliamo davvero che ci sia interazione. Leggiamo con interesse le dichiarazioni di chi nelle istituzioni e nelle forze politiche individua nel problema centrale del nostro territorio quello di mantenere presidi stabilì e la necessità di garantire servizi collettivi e soggettivi, trasporti, sanità, scuola, banda larga. Va nella direzione che la Flc Cgil, insieme alla Cgil, indica già da tempo. Aggiungiamo che alla rifondazione delle comunità sociali nelle aree montane del nostro territorio provinciale (verrebbe da chiedersi quale non lo sia), oltre ad un concorso non più rinviabile di attori e di visioni, e quindi programmazioni ad ampio raggio, potrebbe forse giovare una definizione chiara di quali sono i comuni montani e quali non lo sono. Per il dimensionamento delle istituzioni scolastiche questo è un punto di importanza fondamentale. Un’istituzione scolastica collocata in un comune definito di montagna mantiene la propria autonomia con numeri significativamente inferiori a quelle collocate in comuni non di montagna. Ma, al solito, – conclude la nota della Cgil dell’Aquila – tabelle con dati diversi in possesso di questo o quell’ente preposto al dimensionamento scolastico rendono ancora più incerta e affidata al caso la sorte delle nostre scuole e della popolazione che le fa vivere. Sembrano tecnicismi di difficile comprensione ma si declinano in posti di lavoro, famiglie che restano ad abitare un territorio, scuole che restano a presidiarlo. Indotto economico e culturale. – Francesco Marrelli, Cgil provincia dell’Aquila e Miriam Del Biondo, Flc-Cgil provincia L’Aquila».