AVEZZANO – L’immagine a fronte raffigura “I Bari” la celebre opera di Caravaggio conosciuta in tutto il mondo.
Caravaggio maestro indiscusso del 600 barocco raffigura mirabilmente tre soggetti intenti nel gioco delle carte, due di loro ingannano il terzo.
I Bari vengono eletti in quest’opera a simbolo del male, sono rappresentati squallidi, malandati e malvestiti a differenza del terzo uomo che, assorto nelle riflessioni del gioco, mostra apertamente una serenità, magari ingenua, e un grande decoro negli abiti semplici ma dignitosi. Si assiste alla eterna rappresentazione del bene e del male che il Maestro sottolinea entrando nei dettagli di ogni singolo componente.
Opera sempre attuale, opera emblema di una società dove l’inganno è perpetrato da molti, opera affascinante che offre un opportuno spunto di riflessione nei confronti dell’attuale società.
I Bari si ritrovano protagonisti nei tanti approcci disordinati di amministratori incerti: la pochezza dell’inganno delimita le personalità di quanti, con abili giochi e la complicità di “compari” consenzienti fanno sì che ogni cosa torni a loro favore, assecondando ogni proprio volere sempre a discapito delle necessità oggettive di quanti continuano a sedere dall’altra parte del tavolo con rispetto e franchezza.
L’inganno è tra le espressioni peggiori dell’essere umano perché, per sua natura, si nutre dell’onestà altrui e dell’altrui buonafede. Nel ritratto in questione i due Bari vengono raffigurati come soggetti tristi e spregevoli e riesce facile immaginare quale possa essere la loro misera vita lontano dai tavoli da gioco.
Nessuna partita dura per sempre: alla fine ognuno tornerà nel posto che merita e il truffato non potrà far altro che rimboccarsi di nuovo le maniche. E il truffatore? Ovvio, il truffatore cercherà altri tavoli, altre partite, il truffatore continuerà ad ingannare, è nella sua natura.