TAGLIACOZZO – È partito ormai da diversi giorni il coro, con parodistica e vasta partecipazione di tromboni e voci bianche, sull’acquisizione di atti da parte dei Carabinieri, su incarico della Procura, relativi al percorso procedurale seguito dall’amministrazione in carica circa l’affidamento del progetto riguardante la realizzazione del nuovo campus scolastico. A molti non saranno sfuggiti i punti chiave della vicenda che, secondo lo schieramento militare – pancia a terra – di alcuni professionisti addetti ai livori intravedono, probabilmente, nella doverosa e legittima iniziativa degli inquirenti, l’avvicinarsi di una prossima caduta degli Dei.
Diversamente non si spiega il tamburellante sfrigolio sull’argomento, richiamando ad ogni piè sospinto inchieste, arresti e reati vari che hanno coinvolto alcuni amministratori marsicani. La nube tossica che sta avvolgendo il campus scolastico di Tagliacozzo, comincia a sprigionare diossina. Alla luce del can-can in atto, l’immagine della città, insieme con quella degli attuali amministratori, sembra nuovamente offuscarsi di fronte al continuo martellamento che insinua il tarlo del dubbio. La goccia – si dice – buca la pietra.
E se invece lo scopo degli inquirenti fosse soltanto mirato a mettere a confronto la correttezza delle procedure seguite dalle varie amministrazioni impegnate nella ristrutturazione o costruzione di nuovi edifici scolastici? Secondo voci e indiscrezioni non confermate, gli amministratori di Tagliacozzo starebbero valutando seriamente la possibilità di passare allo scritto delle carte bollate. A loro giudizio, la tutela della propria immagine ma, soprattutto, quella della città resterebbero paletti invalicabili per chiunque tentasse in modo spurio e posticcio di consumare rivalse politiche o personali a scapito della comunità.