MAGLIANO DEI MARSI – Sono giorni carichi di gioia e felicità quelli che ci apprestiamo a festeggiare in occasione della festività del Santo Natale. La nascita di un bambino, al di là di ogni religione, cultura e filosofia procura una gioia immensa e vale la pena di festeggiare tale lieto evento. In questo articolo vi vorremo raccontare la nascita del protagonista della solennità del Natale, Gesù Cristo. E nel farlo, ci addentreremo in questa storia in punta di piedi, analizzando due vangeli apocrifi: il vangelo dello Pseudo-Matteo e il Protovangelo di Giacomo e vedremo che alcuni passi, per cultura, ci sono davvero familiari.
Vangelo dello Pseudo-Matteo:
“(Capitolo7) Una enorme stella splendeva dalla sera al mattino sopra la grotta; così grande non si era mai vista dalla creazione del mondo. I profeti che erano a Gerusalemme dicevano che questa stella segnalava la nascita di Cristo, che avrebbe realizzato la promessa fatta non solo a Israele, ma anche a tutte le genti. […] (Capitolo 14) Tre giorni dopo la nascita del Signore nostro Gesù Cristo, la beatissima Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla, depose il bambino in una mangiatoia, ove il bue e l’asino l’adorarono. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Isaia, con le parole: “Il bue riconobbe il suo padrone, e l’asino la mangiatoia del suo signore”. Gli stessi animali, il bue e l’asino, lo avevano in mezzo a loro e lo adoravano di continuo. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Abacuc, con le parole: “Ti farai conoscere in mezzo a due animali”. “
Protovangelo di Giacomo:
“(Capitolo 18)Trovò quivi una grotta: ve la condusse, lasciò […](capitolo 19) Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua madre. […] (capitolo 21) I magi gli risposero: “Abbiamo visto una stella grandissima che splendeva tra queste stelle e le oscurava, tanto che le stelle non apparivano più.”
Leggendo questi due brani, possiamo porre la nostra attenzione su alcuni concetti che sono entrati nella nostra cultura cristiana e popolare. Innanzitutto il luogo di nascita di Gesù, la Grotta un particolare che ci può sembrare banale, ma si riallaccia ai testi canonici dell’episodio successivo all’arrivo a Betlemme. Il bue e l’asinello, ci riporta alla profezia di Isaia 1,3 “Il bue riconosce il suo greppia e l’asino la greppia del suo padrone”, teniamo a mente il termine di “Greppia” ci servirà successivamente. Per quanto concerne il protovangelo di Giacomo, nell’episodio dei Magi, i primi cristiani si raffiguravano ad essi e le prove le si possono vedere nelle diverse iconografie sulle sepolture nelle catacombe.
Fatta questa premessa, qualcuno può dire: ma cosa c’entra questo con il presepe? Innanzitutto bisogna ricordare che l’iconografia della Natività è assai più antica del presepe. Nelle Catacombe di Priscilla (Roma) è presente la prima iconografia che racconta la Natività, siamo nel III secolo. L’immagine descrive la tenera scena della Vergine Maria che tiene in braccio Gesù mentre un profeta indica Gesù come il sentiero da seguire.
Per il presepe come lo intendiamo noi bisogna aspettare il 1223 quando San Francesco d’Assisi, a Greccio in provincia di Rieti, raffigura per la prima volta un presepe vivente. Su tale episodio, il nostro illustre conterraneo Tommaso da Celano scrive nella Vita Prima: “Si dispone la greppia, si porta il fieno, sono menati il bue e l’asino. Si onora ivi la semplicità, si esalta la povertà, si loda l’umiltà e Greccio si trasforma quasi in una nuova Bethlemme”. Analizzando il termine “presepe”, il significato ci viene dalla lingua latina e vuol significare mangiatoia, greppia ecco perché precedentemente si è chiesto di far attenzione alla frase del profeta Isaia nel protovangelo di Giacomo. Da quell’idea di Francesco D’Assisi il presepe si fuse con l’arte e ne uscì qualcosa di stupendo, basti pensare alle meravigliose creazioni di San Gregorio Armeno a Napoli. E proprio dalla Campania, nel 1734 dalla penna di Sant’Alfonso Maria De Liguori nacque uno dei canti più struggenti della tradizione natalizia: Quanno nascette Ninno meglio conosciuta come Tu scendi dalle stelle.
Infine, anche il Natale porta con sé alcune leggende che fanno sorridere il nostro animo così moderno, ma così assetato di curiosità: è la leggenda della gatta nella mangiatoia. Nella grotta della Natività, accanto alla Sacra Famiglia, c’era una gatta che stava per dare alla luce i suoi micetti, quando la Vergine Maria, intenerita dall’animale, l’accarezzò sulla fronte. Da quel momento, tutti i gatti tigrati, come lo era quella gattina, sulla fronte hanno raffigurata una M come il nome della Madonna.