AVEZZANO – Chiusura della Valenti Nastri di Avezzano, soluzione trovata al Ministero del Lavoro tenutasi questa mattina a Roma. Presenti la dirigenza aziendale lombarda, sede centrale dell’azienda, di quella dello stabilimento avezzanese con i liquidatori, la Regione Abruzzo e il il responsabile del procedimento, il professor Mario Casale.
La Valenti, nel 2008, ebbe un primo momento di crisi e,per evitare di procedere a licenziamenti e chiusure cercò di differenziare i proprio prodotti. Tutto, però, è risultato inutile tanto che, nel settembre sorso, la dirigenza ha comunicato al volontà di cessare la produzione e procedere ai licenziamenti collettivi.
Dopo una serie di difficili trattative, quindi, si è deciso d procedere con l’attivazione di 12 mesi di Cigs con il decreto Conte e, poi, di favorire la ricollocazione e riqualificazione dei lavoratori. La Regione Abruzzo, peraltro, ha fatto presente che c’è anche l’interessamento di un gruppo indiano e di un’altra società per rilevare o affittare un ramo di azienda.
L’accordo, alla fine è stato sottoscritto da tutte le parti presenti ed i 18 lavoratori della Valent potranno usufruire di 12 mesi di Cigs a partire dal 19 dicembre prossimo con prospettiva di ricollocazione e riqualificazione e, magari, reintroduzione a lavoro qualora l’interessamento delle due aziende diventasse concretezza.
Così spiega l’accordo Mario Casale, ex sindacalista Cgil e responsabile del procedimento di concordato volontario: «È il primo accordo del genere in Abruzzo, tra i primi in Italia, in cui viene recepito il d.lgs. n. 109 del 28 settembre 2018 (Governo Conte) per l’utilizzo di ammortizzatori sociali per aziende in via di cessazione di attività, o che l’abbiano cessata, e che abbiano superato nel quinquennio i 36 mesi di Cigs o di contratto di solidarietà. In sostanza i lavoratori e le lavoratrici vengono tutelati almeno per un anno ancora, mentre le regioni interessate, attraverso i loro programmi di formazione e di incentivi, possono aumentare e migliorare competenze di lavoratori altrimenti destinati alla disoccupazione. E il ripristino – commenta Mario Casale -, almeno in parte, degli ammortizzatori sociali è un atto dovuto verso lavoratrici e lavoratori che hanno speso tanti anni della loro vita a inseguire l’obiettivo della dignità e del miglioramento della qualità della vita».