di Americo Tangredi
MAGLIANO DEI MARSI – «Viviamo in gran parte su quello che ci è stato trasmesso da coloro che ci hanno preceduto. La tradizione è un insieme di scritti, di idee, di invenzioni, di abitudini alle quali ci riferiamo ancora oggi e che rappresentano l’eredità del passato».
Con questa stupenda frase del giornalista e saggista francese Jean d’Ormesson oggi vogliamo raccontarvi di un fenomeno sociale? No, di un fenomeno religioso? Neanche, di un fenomeno festivo? Ci siamo quasi. Insomma oggi parleremo, senza fare polemiche, della questione Halloween: e lo faremo sia dal punto di vista antropologico e sia dal punto di vista storico.
Sono un paio di anni che bambini, ragazzi ed adulti festeggiano questa festa che culturalmente sembra essere anni luce distante dal nostro modo di intendere la cultura. Nei periodi adiacenti al 31 di ottobre siamo letteralmente bombardati da una ostentazione narcisistica e consumistica dell’horror, della morte e del tenebroso in cui certe zucche vuote pretendo di dare un volto positivo a ciò che noi definiamo oscuro. E’ vero, ognuno è libero di festeggiare ciò che vuole, ma bisogna capire ciò che si festeggia altrimenti è solo un mero spreco.
C’è una bella definizione di festa che da uno dei più grandi antropologi italiani Angelo Brelich nel quale afferma che: «La festa può essere un rito autonomo: il cui bisogno di staccare un determinato momento del tempo comune non implica, infatti, alcun riferimento ad esseri superiori”. La citazione di Brelich ci apre la strada nel capire l’origine storica di questo evento. Già analizzando il nome c’è questo richiamo al sacro, difatti la parola HALLOWEEN deriverebbe dall’inglese “All hallow’s eve” ovvero “la notte di tutti i spiriti sacri». Questa lettura la si può leggere sia da un punto di vista pagano e sia da un punto di vista prettamente cristiano.
Ma come nasce Halloween? Siamo nel VI secolo a.C quando nelle terre abitate dai celti si festeggiava il Samhain erano soliti celebrare il capodanno Celtico in cui le tribù celebravano l’ultimo raccolto prima dell’inverno. Sembra che anche nell’antica Roma si celebrasse qualcosa di simile con il culto della dea dei frutti Pomona. Detto ciò sembra che la festività di Halloween sia qualcosa di luminoso e positivo, perché allora si festeggia l’oscurità? Forse centra la leggenda nera di Jack O’Lantern l’uomo che si vendette l’anima al diavolo e che vaga portando con se una zucca al cui interno porta una fiammella lanciatagli dal demonio e che tutt’ora è alla ricerca di un luogo in cui ripararsi.
Infine, daremo una spiegazione su due caratteristiche di halloween: le zucche intagliate e dolcetto o scherzetto. Intagliare zucche con figure grottesche e paurose serve non per creare un alone di tenebroso ma per ricordare le anime bloccate nel Purgatorio. Per quanto concerne il dolcetto e scherzetto – in inglese: “Trick or treat, smell my feet, give me something good to eat” – era usanza nel medioevo che i poveri passassero per le case a chiedere l’elemosina nel giorno della Festa di Tutti i Santi e da ciò è derivata questa pratica.
Quindi, quando festeggiate ricordatevi – e ricordiamoci – della nostra plurisecolare cultura, seguendo le parole di Ezra Pound: «La tradizione è una bellezza da conservare, non un mazzo di catene per legarci».