AVEZZANO – Forse, è la prima volta che il titolo, un po’ alla Wertmuller, potrebbe superare in lunghezza il post e già temo che qualcuno possa rimproverarmi… Ma è un pò come i Dik Dik, quando cantavano “C’è una bianca casa che…” oppure Dalidà con il suo “Quelli eran giorni…” ed erano quelli nei quali diceva: “Oggi son ritornata in quella strada…” C’è una strada nella vita di ognuno, può essere quella della quale si diceva “Vedi, c’è una strada nel bosco…”, oppure è “La Strada” di McCormack o, ancora, quella dei “Sentieri di Gloria” o, forse pure, quella dei “Sentieri Selvaggi”…
Ma eppure potrebbe essere quella della quale Adso dice “Fra poco mi inerpicherò per il sentiero brullo che conduce alla divinità nuda…” e invece di “quel che fu, di ciò che m’illuse e che oggi m’illude, nulla resta mitica Ermione”! Quel che ricordo era la fabbrica di liquori di Via Fratelli Rosselli, con l’odore di alcool che si diffondeva in ogni dove, un alcool dolciastro da vermuth o da rosolio, con il fabbro all’angolo che sembrava una sorta di Efesto ante litteram, lì proprio all’angolo dove oggi sorge un caseggiato e di fronte al quale han tagliato alberi che davan fastidio come qualcuno ha già stigmatizzato.
Quella strada la facevo con Mio Nonno quasi ogni mattina ed era la strada dei racconti, così come oggi lo è dei ricordi, in parte uccisi da quel caseggiato… Così come è scomparsa la casa di Aquaria Michetti, in Via Muzio Febonio, dove vissi forse un paio d’anni prima di “Casa mia”… Non comprendo gli architetti alle volte: quella casa io l’avrei ristrutturata perché aveva una sua dignità e dignitosa presenza antica, mentre quella che stan costruendo sulle sue ceneri sorgerà su una palificata che sembra voler violentare la terra…
Io credo che la Città sia un oggetto vivente quasi, e demolirne una parte significa distruggere i ricordi e con essi la memoria e cosa è una anima senza memoria o ricordi, Muleid Ahmed Mohammed el Raisuli direbbe “… il deserto”! Forse quando avrete “tagliato, l’ultimo albero, mangiato l’ultimo pesce, distrutto l’ultimo frutteto, ucciso memorie e ricordi, trasformato tutto insomma, ebbene allora saprete che non potrete mangiare il vostro sudicio denaro…” Non lo dico io ma gli Indiani Hopi! Che strano: cammini nella storia personale, sui suoi sentieri della memoria e ti ritrovi dove non avresti mai pensato di giungere… Forse è il sentiero di cui dice il Salmo XVII di Baldassarre Vitali oppure la Pista delle Stelle, oppure no! Forse davvero no, ma son solo le pietraie silenziose dove camminano i figli degli uomini che vediamo, come in un film, nascere dopo che le ere finali saranno trascorse… Una lagrima scende giù su una gota e Salomon Tauber chiede, nel suo epitaffio, che qualcuno reciti per lui le preghiere della Torah…