AVEZZANO – “UNA IDEA DI CITTÀ”. Se uno dovesse andare su Wikipedia a cercare la voce “Avezzano” troverebbe una definizione, quantomeno risibile, di “città balneare”… In effetti, la definizione forse più corretta sarebbe quello di “città distratta”, magari anche abitata da cittadini distratti, magari, parafrasando un passaggio di “Uomini soli” dei Pooh, anche “perduti nei sogni e nei romanzi della rete”. Qualche anno fa ci fu l’idea di trasformare l’edificio della Scuola Corradini in qualcos’altro o, addirittura, di semidemolirlo o trasformarlo nel quadro di una improbabile allora come oggi operazione di finanza immobiliare pubblica.
Il popolo cittadino insorse e si cominciò a parlare di “città”, di “sistema urbano” e si cominciò ad affacciare l’idea, scusate il gioco di parole, che ci dovesse essere “una idea di città”. Al di là se la pista ciclabile sia corretta dal punto di vista progettuale o sia un giusto elemento di evoluzione cittadina e del suo ambiente, al di là dei pro e contro, esiste un discorso da fare e che, per certi versi, è del tutto elementare. Le pianificazioni territoriali sono un insieme di contenitori che a partire dal Piano Regionale Paesistico, passando per il Piano di Coordinamento Provinciale giunge poi al Piano Regolatore Generale (nel caso anche alla sua Variante Generale adottata all’epoca del Sindaco Spallone) ed alle pianificazioni via via di livello sempre più specialistico quali il piano di recupero, il piano della classificazione acustica, il piano della circolazione e della mobilità o il piano del traffico o, ancora, il piano di colore supremo regolamentatore dell’aspetto dell’ambiente urbano. Tali regolamentazioni non sono slegate tra loro come sembrano asserire taluni uomini politici locali, ma formano un sistema complesso che non per questo debba essere complicato, anzi nella teoria dei sistemi si forniscono algoritmi semplici per la risoluzione di problemi relativi ai sistemi complessi, quale è quello urbano e oggetto della urbanistica.
L’introduzione della pista ciclabile, di per sé non certo dannoso, costituisce un esempio di come la sovrapposizione di un sistema di circolazione obbligata necessiti di uno studio di impatto sul sistema della mobilità precedente che si ricollega col Piano Regolatore. Qualcuno ha impostato il problema in termini di analisi costi/benefici quasi che fosse questione meramente economica e gestibile in termini di flussi finanziari o comunque di moneta e capitali, in realtà, come ben hanno insegnato da sempre in letteratura scientifica sull’argomento Mercedes Bresso ed altri studiosi, l’introduzione di regolamentazioni territoriali, e la pista ciclabile lo è, vanno analizzato in termini di impatto sul sistema urbano, con modalità di analisi analoghe all’analisi dell’impatto ambientale (in senso generalizzato, ovvero sia ambientale stretto che antropico e dunque anche sociale) che sono state ampiamente recepite nelle cosiddette valutazioni di impatto strategiche. Non si hanno notizie che ciò sia stato fatto o comunque se è stato fatto sorge un problema relativo alla relazione fra regolamentazione e mobilità e traffico cittadino. Il traffico cittadino si presenta come un sistema mobile che può essere assimilato, operando in analogia, ad un sistema idraulico, ovvero alla circolazione di un fluido incomprimibile in un sistema di condotte. L’incomprimibilità del sistema deriva dal fatto che, a parte la compattazione delle distanze tra i singoli oggetti che compongono il traffico, esso è di fatto ed in sostanza incomprimibile.
L’introduzione della modifica della parte alta di Piazza Risorgimento e l’introduzione della pista ciclabile, con la soppressione della circolazione su circa 50 m di strada a nord della Piazza stessa, basta osservarlo nelle ore di punta, ha avuto l’effetto di intasare Via XX Settembre con una sorta di effetto di risalita della congestione a monte che si unisce poi ad altre problematiche che sono insorte nella viabilità connessa con Via Corradini (asse principale Est-Ovest della Città), mediante l’alterazione di percorsi la cui funzionalità o meno sarà dimostrata solo dal tempo. Chiaramente ad una semplice analisi costi/benefici i problemi evidenziati non possono che sfuggire mentre sarebbero evidenti in uno studio di impatto, soprattutto perché in quella sede è possibile analizzare le relazioni sistemiche fra le diverse pianificazioni e regolamentazioni.
Inserire una pista ciclabile, quindi, non è solo tracciare una serie di linee su una carta e, in effetti i tecnici che la studiarono ab origine fecero sopralluoghi sul campo, ma comunque non si può neanche inserire solo osservando i luoghi, perché la regolamentazione successiva crea il fatto che, ad esempio fra Via Marconi, Via XXIV Maggio e Piazza della Repubblica è stata invertita la posizione di un segnale di “stop” senza tener conto del fatto che, ora, molte vetture transitano sulla Via più piccola a velocità maggiore. Per risolvere questi problemi occorre ragionare sulla Città e sui suoi abitanti e su quei 60.000 veicoli circolanti in zona e lo si deve fare perché la Città non è un laboratorio di esperimenti ma un sistema complesso che reagisce con proprie deformazioni alle sollecitazioni applicate. Però per comprendere questo occorre avere una “idea di Città” ed una sua schematizzazione come “sistema”: se si è “perduti nei sogni e nei romanzi della rete” non si riesce a vedere il sistema complesso e le sue articolazioni!
gmdp