AVEZZANO – Che avrebbe avuto un posto davanti alla scuola a lui intitolata lo si sapeva da mesi. Quello che nessuno poteva immaginare era la collocazione, e speriamo che sia provvisoria.
Parliamo del busto di Camillo Corradini, il grande politico avezzanese che ebbe il coraggio di dire no al regime che stava nascendo in quel periodo e che, nonostante tutto, morì pressoché in gravi difficoltà. Un uomo di altri tempi che, probabilmente, nemmeno avrebbe fatto caso al busto e alla sua collocazione.
Non potendo però interpellare Corradini, vedere il suo busto incastonato come divisorio di una panchina davanti alla scuola a lui intitolata e sulla strada a lui intitolata, onestamente, non solo non ci è parsa una bella idea ma soprattutto la riteniamo poco rispettosa di tanta figura istituzionale, storica ed etica di questa città.
Tutto sommato, però, questa scelta è coerente con tutto ciò che abbiamo visto in questi 16 mesi di nuova Amministrazione comunale di Avezzano. Ciò che è stato centrale fino ad ora deve sparire o diventare periferico. Tutto ciò che è passato deve finire nello scantinato della memoria. E così si mette in panchina la fontana di piazza Risorgimento, si mette in panchina il mercato settimanale, si mette in panchina la vocazione commerciale e figuriamoci se non si può mettere in panchina il busto di un politico del secolo scorso, peraltro anche con il vizio di essere un tantinello poco incline all’obbedienza cieca.
Concludiamo con una frase del giornalista e scrittore Beppe Sebaste, tratta dal suo Libro “Panchine”, appunto: «Una panchina perfetta è come una piega del mondo, non un luogo nascosto ma una zona franca, liberata o salvata, dove semplicemente sedersi è già in sé una meditazione». Sedersi accanto a Corradini sarà per molti avezzanesi occasione di conoscenza e riflessione. Sul passato. Sul futuro. Soprattutto.