AVEZZANO – Iniziano in questi giorni le celebrazioni del 750° Anniversario della Battaglia di Tagliacozzo, un avvenimento tramandato anche grazie alla Commedia di Dante, ma che in pochi sanno esattamente cosa rappresentò. Un parere un po’ diverso su tutto, e che ci sentiamo in buona parte di condividere e che vi offriamo nella sua stesura integrale, ce lo porge il consigluere di opposizione al Comune di Avezzano, del Movimento 5 Stelle, Francesco Eligi.
«Abbiamo assistito negli ultimi mesi ad una sequenza di articoli riguardanti il 750° anniversario della Battaglia di Tagliacozzo (alias Battaglia dei Piani Palentini), che consegnò per quasi un ventennio alla Monarchia dei D’Angiò il dominio assoluto dell’Italia Centro-Meridionale.
Una delle iniziative, è stato l’invito “pergamenato” consegnato dal Dott. G. Letta al Presidente Mattarella per una visita in Marsica che dovrebbe avvenire in occasione della commemorazione del 750° anniversario.
A nulla sono serviti negli anni gli sforzi e gli appelli, come quello comparso sul quotidiano IL CENTRO del 27.Luglio.2014 dello storico ed ex-Consigliere Antonio Rosini, che cercavano di sensibilizzare gli organizzatori e gli Amministratori locali verso una lettura più attenta degli avvenimenti storici che coinvolsero nella circostanza il nostro Territorio e poi l’intero Paese . Per la cronaca, Rosini paragonò il “Premio D’Angiò” ad un reparto ospedaliero pediatrico intitolato ad Erode.
Vale per questo la pena ricordare che la citazione che Dante fa nella Divina Commedia dell’evento è tutt’altro che meritorio, relegando lo stesso nell’Inferno (XXVIII, 17-18), proprio a causa dell’ignobile inganno ideato da Alardo di Valéry (“Alardo senz’arme”) ai danni di Corradino di Svevia (un gesto considerato vile ed oltraggioso dei codici cavallereschi dell’epoca) nonché per le atrocità commesse sul campo da Carlo D’Angiò; come Ornella Mariani scrive nel suo volume “La Battaglia dei Piani Palentini” : egli fece giustiziare molti prigionieri romani, per altri ne dispose la mutilazione degli arti e fece ardere vivi gli abitanti delle case vicine per eliminare ogni testimonianza degli orrori commessi. Più in particolare, infierì su quelli di Albe…a Sulmona fece sopprimere tutti i Ghibellini.
Bisogna ricordare inoltre che i D’Angiò vennero chiamati ad intervenire in Italia da un Papa Francese (Urbano IV). Carlo D’Angiò venne poi incoronato, non certo per meriti umanitari, sovrano del “Regno di Sicilia” da Papa Clemente IV il giorno dell’Epifania del 1266.
È nota la ferocia e la tirannia con cui i D’Angiò amministrarono la Sicilia ed il Centro Italia, schiavizzando intere popolazioni e reprimendo in modo sanguinario chiunque si opponesse al regime imposto dai loro funzionari locali (Francesi).
L’inizio della fine della dominazione partì dai moti di ribellione popolari contro la tirannia-Angioina scoppiati a Palermo il Lunedì di Pasqua del 1282 noti come “Vespri Siciliani”, proprio nella Terra Madre del Pres. Mattarella chiamato a presenziare.
Forse la “Sindrome di Stoccolma” che imperversa tra i gli Amministratori locali è da ricondurre alla mancanza di curiosità per gli accadimenti ed all’oblio di essi operato dal tempo. Commemorare una battaglia è già di per se cosa da soppesare con grande attenzione, ma che si potesse arrivare a scomodare la più alta carica dello Stato per impreziosire la data che ricorda la vittoria di una forza di occupazione e la tirannide, ha un non so chè di cattivo gusto.
Sarebbe stato invece auspicabile che gli organizzatori dell’evento “Centro Studi D’Angiò” di Scurcola Marsicana, prima di scomodarsi in eclatanti rievocazioni, avessero spiegato ai Sindaci della Marsica ed ai Cittadini tutti, i risultati dei loro studi, magari attraverso un Comitato scientifico in grado di restituire la “vera identità” alle celebrazioni che accompagnano l’avvenimento, ed al contempo preparando le loro pubblicazioni (di cui per altro non c’è traccia) qualora fossero pervenuti ad una ricostruzione diversa dei fatti e che potessero in qualche modo giustificare il loro approccio festivaliero dell’evento che, per il nostro Paese (Italia), ha rappresentato: un’autentica sciagura.
L’estrazione dei cittadini e degli Uomini Liberi di questo Territorio, è di natura squisitamente contadina, e ciò dovrebbe essere un vanto e non qualcosa da dimenticare. Noi, in antichità spesso sudditi di famiglie di altri luoghi che amministravano tramite mandatari e rami cadetti i feudi marsi.
C’è dunque profondo scollamento tra le vicende storiche in oggetto e le nostre radici comuni. Il format-cinematografico costruito ad arte intorno all’evento si alimenta di anno in anno con eventi puramente commerciali costruiti sulla presenza di comparsate a premi assegnati a personaggi pubblici più o meno famosi (paracadutati in Marsica e pure e semplici meteore) e di sfilate in costume di origine medievale che poco o nulla hanno a che fare con le tradizioni della nostra Regione e che poco o nulla lasciano ad essa.
Ovviamente non pretendiamo che il nutrito gruppo di Amministratori firmatari della celebrazione condividano questo approccio, quanto invece che passano almeno provare a comprenderne il significato.
Confidiamo per questo che la Verità possa tornare al centro degli avvenimenti e che si possa presto ricondurre i fatti nell’alveo naturale che la Storia racconta».