di Pierluigi Palladini
AVEZZANO – Lo si chiami Crab, vecchio acronimo, o Crua, quello nuovo, si legge licenziamento di cinque persone. Sì, stavolta preferiamo utilizzare questo sostantivo: Persone, uomini e donne, madri, padri, genitori, marito, moglie. Insomma esseri umani che trovano nel lavoro la loro dignità.
Ebbene il Crua-Crab alla vigilia di ferragosto, il 14 del mese in corso, ha inviato cinque telegrammi ad altrettante Persone nel quale si preannunciava il loro licenziamento, a far data da quel giorno stesso e che le relative motivazioni sarebbero arrivate per lettera raccomandata. Due righe e fine di progetti, speranze e senza alcuna riflessione su cosa significhi una notizia del genere.
E dire che qualche mese fa, dopo aver minacciato la riduzione personale di 9 unità, inizialmente il Crab aveva una quarantina di dipendenti, poi diventati una ventina e che si voleva portare a meno di 15. Rocco Micucci, Sindaco di Rapino, Chieti, ex Presidente della finanziaria Regionale Fira, ed ora Amministratore del Crau, aveva accettato e firmato un protocollo d’intesa con i sindacati per rinunciare ai licenziamenti e procedere con la riduzione di orario che avrebbe salvato i livelli occupazionali attuali. Nel mentre, intanto, la Regione stava operando per far arrivare lo stanziamento che doveva coprire, se pure parzialmente, le 20 mensilità arretrate che i dipendenti del Crua ex Crab avanzavano.
Tutto faceva pensare ad una positiva soluzione, invece no. Alla vigilia di ferragosto il telegramma, lo shock, il buio davanti agli occhi, il timore per il futuro, per i figli e anche per i propri sogni.
«La notizia dei cinque licenziamenti ci ha colti di sorpresa anche se, debbo dirlo – ci ha dichiarato il segretario della Cisl Paolo Sangermano – io non avevo siglato l’accordo di primavera per due motivi. Il primo è che non ci è mai stato presentato un piano industriale e poi perché si è accettata la rinuncia ai licenziamenti e la riduzione degli orari di lavoro, sostenendo che sarebbe bastato per evitare i licenziamenti stessi, senza avere davanti una organizzazione, un piano, insomma, una idea concreta di cosa si volesse fare con i Centri di ricerca. La mia idea è che la Regione vuole chiuderli. Sta di fatto – continua Sangermano – che quell’accordo prevedeva la salvaguardia dei livelli occupazionali attuali con una riduzione di lavoro e, quindi, di stipendi. Intanto la Regione stava facendo pervenire la copertura finanziaria per coprire in parte gli arretrati mai pagati. Invece sono arrivati questi telegrammi e siamo in attesa di ricevere le lettere con i motivi dei licenziamenti che, ad oggi, non conosciamo. Ovviamente non staremo a guardare ma porremo un problema. La Regione deve dire con chiarezza cosa vuole fare con i Centri di ricerca. Per farli funzionare ci vogliono i ricercatori che lavorino su cosa proporre e cercare. Un Centro di ricerca senza ricercatori non serve a nulla. Peraltro non sappiamo nemmeno il criterio adottato. Fra i cinque licenziati ci sono capifamiglia di nucleo monoreddito e persino una coppia di coniugi licenziati entrambi».
Lo scorso anno, come si ricorderà, ci fu la protesta dei lavoratori del Crua-Crab, che si videro sfilare anche tutti i candidati sindaci di Avezzano, ognuno con una… assicurazione diversa. Ora siamo ad una sola certezza: cinque dipendenti sono stati messi alla porta, con un telegramma. La politica ha deciso e tanto per cambiare ha deciso contro Avezzano e la Marsica e contro il lavoro altamente specializzato. Se si vuole spogliare Avezzano dell’ennesima grande e strategica struttura, approfittando della attuale inesistenza politica di questa zona, “Sua Assenza” non pervenuto, si abbia il coraggio di farlo e di sfidare i Marsicani a viso aperto.