di Americo Tangredi
TAGLIACOZZO – La manifestazione culturale “ Ascanio “ che si è appena conclusa nel meraviglioso borgo autentico di Tagliacozzo è una delle tappe fondamentali del vasto panorama culturale cittadino e dell’Abruzzo intero. Ormai il festival “ Ascanio “ è diventato una tappa fissa per gli abitanti del borgo e per i numerosi turisti che visitano la città citata da Dante Alighieri nella nel XXVIII canto dell’Inferno della Divina Commedia. Il festival iniziò nel 1995 da un’idea di Bruno Rossi che volle ricreare una rievocazione storica a tema rinascimentale inerente alla figura del noto artista tagliacozzano Ascanio Mari. Con il passare del tempo anche la rievocazione storica subì dei mutamenti importanti: la semplice rievocazione storica lasciò il posto a qualcosa di meraviglioso.
Nei tre giorni del festival il turista viene catapultato all’interno di uno dei periodi storici più importanti per l’Italia, il Rinascimento: grazie anche ai numerosi eventi dall’enogastronomia del tempo, all’arte e alla musica lo spettatore assapora qui tempi passati. Ma sappiamo realmente chi fosse questo Ascanio Mari che viene celebrato nell’omonimo festival? “Uscito di Roma me ne andai alla volta di Tagliacozzo, pensando trovarvi Ascanio allevato mio sopradetto; e giunto in Tagliacozzo trovai Ascanio detto, insieme con suo padre e fratelli e sorelle e matrigna. Da loro per due giorni fui carezzato, che impossibile saria il dirlo; partiimi per alla volta di Roma, e meco ne menai Ascanio”. Le parole qui riportate sono state scritte dall’artista Benvenuto Cellini nel suo testo autobiografico Vita e ci descrive l’incontro tra i due artisti a Tagliacozzo. Possiamo notare una leggera nota di attrito tra i due, sarà una costante che li accompagnerà per parecchio tempo.
Sappiamo che Ascanio nacque a Tagliacozzo nel 1524 e la sua bravura nell’arte dell’oreficeria lo portò, giovanissimo, nel frequentare la bottega di Benvenuto Cellini a Roma sotto il pontificato di papa Paolo III. Ma le alterne vicende anche legali del suo maestro lo portarono ad immigrare nella Francia del sovrano Francesco I. Nonostante le continue litigate entrambi gli artisti furono coinvolti nella realizzazione di una delle opere d’arte più significative del manierismo europeo; la saliera di Francesco I. Un’opera d’arte realizzata tra il 1540-1543 in oro, ebano e smalto e tutt’ora conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. Mentre Benvenuto Cellini decise di tornare nella sua amata Firenze per lavorare sotto la protezione di Cosimo I de’ Medici – realizzerà il gruppo scultoreo del Perseo con la testa di Medusa conservata nella loggia della Signoria- Ascanio decise di rimanere in Francia al servizio dei sovrani Capetingi. Servì con grande maestria il nuovo sovrano francese, Enrico II figlio secondogenito di Francesco I: sappiamo che si sposò con Costanza, figlia dello scultore fiorentino Giacomo della Robba.
Non abbiamo notizia del giorno, del luogo e della data di morte dello scultore marsicano Ascanio Mari: alcuni studiosi sostengono che sia morto a Parigi. Molti secoli dopo, verso gli anni ’40 dell’800, la figura di Ascanio venne ripresa dallo scrittore francese Alexadre Dumas Padre nello romanzo Ascanio un testo appartenente al genere narrativo a sfondo storico cappa e spada, molto in voga nella metà del XIX secolo. “Che cos’è, per lo più, l’amore? – scrive Alexandre Dumas Padre nell’Ascanio – Il capriccio d’un giorno, un’allegra unione, mediante la quale due esseri s’ingannano reciprocamente e spesso in buona fede. V’è una sola cosa al mondo estremamente bella, giovane e feconda: l’arte divina”.