di Roberta Placida
AVEZZANO – Abbiamo spesso parlato dei lavori di P.zza Torlonia, esprimendo diverse perplessità. Ma, siccome non riteniamo di avere l’esclusiva della verità e soprattutto non pensiamo che la nostra parola sia il Verbo per eccellenza e non parliamo di cose che non conosciamo direttamente, abbiamo sottoposto in visione l’intero progetto a Alberto Colazilli, presidente del Co. N.al.pa. Abruzzo, paesaggista curatore di parchi e giardini, esperto di arte dei giardini. Prima di riportare integralmente il suo intervento, ne sintetizziamo i punti focali. Innanzitutto: P.zza Torlonia non sarà un giardino all’italiana, ma questo non toglierebbe nulla alla bellezza e all’importanza del risultato finale che sarà un giardino formale, un classico parco pubblico con l’impostazione Liberty del primo ‘900; un progetto del genere, ambizioso e bellissimo, presuppone già nella messa a dimora delle piante ditte specializzate nell’arte dei giardini: requisito, però, non richiesto nel bando per l’assegnazione dei lavori; la cura successiva del parco ha bisogno di manutenzione costante da parte di operai specializzati anch’essi, altrimenti in breve tempo si perderebbe tutto il ben fatto; le siepi di bosso, previste dal progetto sono soggette a cure costanti per via della Piralide del Bosso, un bruco che sta distruggendo tutti gli esemplari dei giardini storici. Distruggere la Piralide è costoso. Come alternativa alle siepi di bosso, sarebbero ottime le siepi di Piracanta, cotonaster, i berberis sempreverdi, gli eleagnus che resistono alla siccità, le abelie per siepi libere. Insomma, avrebbero di che scegliere. Un altro aspetto particolarmente delicato e costoso da mantenere è il manto erboso, sia nel periodo estivo che invernale per la rimozione delle foglie.
Durante la nostra chiacchierata Colazilli ha affermato con estrema spontaneità: «Bisogna capire quando inizieranno i lavori, spero non in estate. Sceglieranno sicuramente l’inverno». Abbiamo dovuto rispondergli che, ahinoi, i lavori sono già iniziati e dureranno per tutta l’estate. Non è riuscito a nascondere la sua perplessità, provocando la nostra successiva domanda: «perché, cosa potrebbe succedere?» «Dovrebbero utilizzare l’impianto di irrigazione subito. Generalmente non si fanno i lavori in estate per mettere a dimora così tante piante». In sostanza si rischia che le piante secchino, prima ancora che il parco sia finito. Ma, a onor del vero, ci consta che i lavori per l’impianto di irrigazione siano già iniziati. Forse… pericolo scampato.
Insomma, per farla breve, vista la grandiosità delle realizzazioni, di siepi, di impianti di irrigazione, sicuramente i costi di gestione potrebbero lievitare, anche perché è obbligatoria la presenza di ditte altamente specializzate nell’arte dei giardini per la cura costante di un simile polmone verde. E’ questa la preoccupazione di Colazilli e anche la nostra. Nessuna critica al progetto bellissimo, ma poi, si riuscirà a portare avanti un parco pubblico così spettacolare? È stato già previsto un fondo per la manutenzione da affidare, ripetiamo, a specialisti del settore? Sono domande legittime, che non vogliono suscitare polemica, ma un attenta riflessione e che vogliono, però, risposte.
Di seguito l’intervento di Colazilli: «Nulla da criticare verso un’amministrazione comunale che vuole riqualificare un parco storico e riportarlo allo splendore. Il progetto è sicuramente ambizioso e molto interessante ma poi, da progettista e studioso di giardini, so quanto cambiamento ci sia tra la fase progettuale e la fase di realizzazione. Per prima cosa non è un vero e proprio giardino all’Italiana, perché le forme di questo giardino sono estremamente complesse, sono gestite seguendo la geometria in ogni parte, le siepi circondano aiuole fiorite, tutto lavora sulla veduta d’insieme del giardino. Per avere un esempio di giardino all’italiana, basta andare a vedere il famosissimo giardino del Castello Ruspoli a Vignanello o del giardino Giusti a Verona.
Diciamo che potremmo definire questo giardino una rivisitazione del giardino formale con le siepi potate e la presenza di alberature di pregio assieme a viali prospettici, classico parco pubblico che si riprende un po’ la impostazione del Liberty di inizio 900. Il problema maggiore che potrebbe presentarsi all’interno di questo giardino è l’inserimento delle siepi di bosso che, purtroppo, necessita attualmente di grande manutenzione per via dell’attacco della Piralide del Bosso, un bruco terribile che sta distruggendo tutti gli esemplari nei giardini storici. La lotta alla Piralide è costosa e va fatta costantemente nel periodo primavera-estate, soprattutto se ci sono tantissime siepi da gestire. In sostituzione del bosso possono essere inserite le siepi di Piracanta, cotonaster, i berberis sempreverdi, gli eleagnus che resistono alla siccità, le abelie per siepi libere.
Comunque, anche la realizzazione del manto erboso presenta costi di gestione rilevanti, soprattutto nel periodo estivo e nel periodo autunnale con l’eliminazione delle foglie. Insomma, un giardino di questa bellezza e di questa complessità non può essere certo gestito da operai comunali che, comunque, devono essere formati sull’arte dei giardini e sulla corretta gestione delle siepi di contorno e la corretta gestione dell’insieme del giardino che non va snaturato. In questi complessi parchi pubblici è necessario lavorare costantemente con interventi di gestione ordinaria. Anche la potatura delle siepi va fatta seguendo una corretta potatura di forma, senza lasciare le piante allo stato selvaggio per mesi e poi procedere con interventi cesori che si tramutano in stress per gli esemplari. Per concludere, a mio avviso, il nuovo parco Torlonia può essere un gioiello botanico di grande bellezza ma bisogna scrupolosamente rispettare le regole di gestione ordinaria (non manutenzione che si fa alle macchine) che fanno essere elegante un giardino formale».
Ringraziando Alberto Colazilli per il suo intervento altamente tecnico e qualificato, aspettiamo con ansia l’inaugurazione del parco perché, davvero, vorremmo un motivo per essere orgogliosi della nostra città. E aver passato un’estate senza un po’ di verde sotto cui ristorarsi sarà valsa la pena.