di Roberta Placida
AVEZZANO – Università di Avezzano, lettera aperta del direttore di Confagricoltura, Stefano Fabrizi, al sindaco di Avezzano. Come nostro solito la riporteremo integralmente per non aggiungere e non togliere a quanto affermato dall’estensore, ma non possiamo esimerci dal commentarne alcuni passaggi, lasciando poi la parola a Mario Pisotta, rappresentante del Consiglio cittadino di Facoltà, che abbiamo intervistato in merito alle affermazioni di Fabrizi.
Ma andiamo per ordine. Fabrizi esordisce dicendo: «È un dibattito strabico quello sull’università di Avezzano» e continua affermando che, secondo lui, le Università piccole come quelle di Avezzano non hanno motivo di esistere. Un intervento a gamba tesa che, ci dispiace dirlo, merita un cartellino rosso, giusto perché non possiamo espellere nessuno.
Chi definisce strabico un dibattito, accolto anche sulle nostre pagine, su una questione tanto delicata e importante come la permanenza della Università, dimentica un elemento importante e fa due errori blu (per chi ha fatto il liceo classico). Dimentica che avere l’università statale, quella con i docenti, gli esami, le lezioni in aula, i laboratori e le tesi di laurea discusse con solennità, foss’anche nello sgabuzzino della scuola elementare del paese, è un titolo di prestigio e uno strumento di crescita globale. L’università, poi, primo errore di Fabrizi, è fonte in primis di ricchezza culturale (sappiamo che la cultura non va più di moda “con la cultura non si mangia” vaticinò il ministro Tremonti (sic!) e che il dio denaro è il protagonista di questi tempi, mentre noi ribadiamo con forza l’importanza vitale della preparazione intellettuale di una città e non comprenderlo è sintomo di evidente cecità. In secondo luogo, afferma di voler intervenire nel dibattito ma vuole farlo in un modo che abbiamo già conosciuto in passato: ovvero vuole intervenire senza ascoltare le opinioni altrui che definisce “suggestive”, lasciando intendere che chi difende l’Università è latore di proposte che suscitano uno stato di commossa partecipazione oppure di idee nuove, vaghe ma attraenti. Primo, non ci piace chi non ascolta, questo paese ha già dato, e poi non ci sembra che le idee dai ragazzi del Comitato universitario, in ogni caso meritevoli di ascolto ed eventualmente di chiarimento se non di approvazione, siano così vaghe. Sono concrete a tal punto che l’Amministrazione, nel suo comunicato del 14 giugno scorso, le ha presentate come le proprie proposte per il rilancio della sede Universitaria.
Fabrizi, inoltre, sminuisce la didattica e, di conseguenza, la preparazione raggiunta dagli studenti, ma noi abbiamo fatto una ricerca sui docenti che insegnano presso la nostra sede e abbiamo identificato nomi illustri che, tra l’altro, insegnano anche a Teramo, nella sede madre. Ad Avezzano insegnano illustri docenti come Antonio Marchesi, professore di diritto internazionale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Teramo e nella Facoltà di Filosofia dell’Università di Roma; è parte del corpo docente per la SIOI; è presidente della sezione italiana di Amnesty International e consulente del Segretariato internazionale dell’organizzazione; ha collaborato con il Consiglio d’Europa, la Commissione europea e diverse organizzazioni non governative italiane e internazionali; Guido Saraceni, docente di informatica giuridica, spesso chiamato come opinionista in TV su temi di filosofia del diritto; Giuseppe Montanara, titolare dell’insegnamento di Diritto penale (biennale) nella sede di Avezzano della Università di Teramo,ed è Professore aggregato di diritto penale nella Facoltà di Giurisprudenza di questa Università; è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni in varie Riviste giuridiche, di cinque Voci redatte per l’Enciclopedia del diritto, due per gli Annali della Enciclopedia e di tre monografie; sin dal 1987, è titolare dell’insegnamento delle materia di Diritto e procedura penale presso il CEIDA di Roma, per la preparazione all’esame di Avvocato e, precedentemente, per la preparazione al concorso per Uditori giudiziari; è altresì titolare, dal medesimo anno, di numerosi corsi presso il menzionato CEIDA di Roma, fra i quali il Master in Diritto amministrativo, il Master in Diritto penale della P.A., il Master in Diritto processuale penale dopo l’entrata in vigore del c.d. “giusto processo”; Corrado Pasquali, professore associato di Politica Economica presso l’Università di Teramo ed External Faculty presso l’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa; dal settembre 2014 è Visiting Scholar presso la Harvard University; ha al suo attivo molte pubblicazioni di microeconomia del progresso tecnico e di teoria della scelta sociale; Michele Ainis, giurista e costituzionalista italiano, componenete dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Insomma, diciamo che la didattica non può essere così scarsa come ci viene prospettata dal Direttore di Confagricoltura, agronomo e, come afferma lui stesso, da sempre contrario alla facoltà di Agraria che, in un territorio come il nostro, potrebbe portare professionalità e, alla lunga, ricchezza. Ma vuoi mettere la lungimiranza di chi viene dalla “società civile”, “gli uomini del fare”, quelli tanto cari ai fautori giacobini della seconda repubblica che hanno tanto fatto per distruggere la prima e la terza, rispetto a professori che parlano, parlano e non sanno fare nulla di pratico?
Per restare in.. campo, qui bisogna scegliere fra l’uovo oggi o la gallina domani. Noi riteniamo sia meglio tirare un po’ il collo e la cinghia ed avere la gallina domani, per avere più uova e altre galline. È chiaro che i guadagni, visto che ciò che interessa è l’aspetto economico, non saranno immediati, ma forse bisognerebbe guardare un po’ oltre: d’altra parte, non ci pare che le logiche bancarie e di mercato attuate fino ad ora dai governi che si sono succeduti hanno portato ad un immediato benessere, anzi… ci sembra che gli Italiani stiano sempre più in crisi. Perché in questa vicenda non si può scommettere e puntare sui giovani? Perché il mercato e le sue leggi non possono, per una volta, lasciare il posto ad una logica culturale e intellettuale? In fondo, come abbiamo già avuto modo di dire in altro articolo, il primo dedicato alla questione dell’Università, i sovrani illuminati si sono circondati sempre di intellettuali e hanno promosso lo sviluppo culturale accanto a quello economico. È anche vero che oggi abbiamo solo sovrani, mancano gli… illuminati. Ma lì eravamo addirittura in monarchia e all’Impero romano, figuriamoci, veri e propri perditempo come Gulio Cesare, Traiano, Carlo Magno, Luigi XV di Francia, Carlo V e altri zuzzurelloni simili.
Riflettendo bene, forse ha ragione Fabrizi quando parla di dibattito strabico: sì, perché non si può guardare e vedere bene se si hanno negli occhi pregiudizi e, soprattutto, se non si ha la adeguata apertura mentale.
Un’ultima sottolineatura prima di farvi leggere la lettera di Fabrizi: dovete fare attenzione ad un passaggio che non commenteremo, ma che vi evidenziamo perché per noi è abbastanza sintomatico di un modo di pensare. «Se l’Università è una questione economica per le famiglie, questa non è una buona ragione per aprire centinaia di sedi distaccate…» Fabrizi dixit. Buona lettura!
«Sig. Sindaco, È un dibattito strabico quello sull’università di Avezzano. Da una parte Lei espone i dati nudi e crudi dei costi sostenuti dai cittadini di Avezzano, dall’altro chi, con argomentazioni suggestive, ne giustifica la sopravvivenza e ne vorrebbe potenziare la presenza addirittura ospitando anche una facoltà di agraria o percorsi simili. Fa bene ad aprire un dibattito e noi ci saremo. Nessuno per la verità risponde alle sue domande con riflessioni compiute e sul perché del calo drastico degli iscritti, quest’anno appena 20 matricole come si legge nel reportage del Centro del 5 Giugno scorso. Colpa della città che non offre servizi adeguati agli studenti? Colpa della didattica non all’altezza del rango universitario? Colpa degli indirizzi di laurea che non danno titoli spendibili sul mercato del lavoro? O semplicemente perché il modello delle sedi decentrate è superato? Secondo il mio modesto parere Università così piccole e decentrate non sono giustificate e non dovrebbero essere considerate come una coccarda per impreziosire una città di provincia, perché non danno agli studenti quello di cui hanno bisogno come il respiro di comunità eterogenee e multiculturali, la facilità di creare lo scambio di esperienze, un’attività di ricerca che strutture così piccole non possono offrire. Il programma Erasmus, del resto, è stato pensato nel 1969 e attuato nel 1987 molto prima dei social e della globalizzazione, per cui in un mondo che incoraggia il senso di comunità tra gli studenti appartenenti a paesi distinti, distanti e diversi, che senso ha insistere su un progetto partito nel lontano 1975 in una città che, evidentemente, non ha saputo creare le condizioni per il suo sviluppo. Se l’Università è una questione economica per le famiglie questa non è una buona ragione per aprire centinaia di sedi distaccate che, insieme anche quelle on line, sviliscono la didattica, la ricerca e dequalificano ulteriormente la preparazione degli studenti. Proprio il contrario di quello che serve e di cui la società ha bisogno. In Italia si dice che ci sono troppo pochi laureati ed anche questi pochi non hanno, in linea di massima, una preparazione adeguata. Certamente non fanno testo i bravi che storicamente ci sono sempre stati e che mai come in questi tempi ci vengono sottratti o sono costretti a emigrare all’estero proprio per il sistema dell’appiattimento, della raccomandazione e del non riconoscimento del merito che vige nel nostro paese. Da Agronomo e Direttore di Confagricoltura, infine, sono sempre stato contrario a una facoltà di agraria o similari proprio per le ragioni suddette. Occorrerebbe risollevare le sorti di quelle poche facoltà di agraria ora decadute proprio per il proliferare di sedi distaccate e improbabili e fantasiosi percorsi di studio. Le imprese agricole e tutte le attività sociali non hanno bisogno di titoli e di pezzi di carta ma di giovani intraprendenti, preparati, aperti al mutevole mondo che cambia quotidianamente. – Stefano Fabrizi – Direttore Confagricoltura L’aquila – Cordiali saluti».
Sulle affermazioni del direttore di Confagricoltura abbiamo intervistato Mario Pisotta, del Comitato Universitario Cittadino. Di seguito il testo dell’intervista:
D. Pisotta, cosa ne pensa dell’intervento del direttore di Confagricoltura in merito alla questione della Università di Avezzano?
R. Innanzitutto, vorrei dire al sig. Fabrizi e a quanti ancora non ne sono accorti che il pubblico dibattito è già iniziato ed esiste già sui social network e chi sottovaluta questi strumenti mostra di aver dimenticato la lezione della “primavera araba” in cui la protesta venne organizzata, comunicata e divulgata tramite Facebook e Twitter a dispetto dei tentativi di repressione statale. Chi non se ne rende conto è cieco, o forse… strabico (ride, n.d.r)
D. Fabrizi nella sua lettera ha espresso parere contrario sia al potenziamento, sia all’apertura di nuovi corsi. Cosa risponde?
R. Il parere contrario al potenziamento e all’apertura di nuovi corsi denota una grave mancanza di lungimiranza. Confagricoltura dovrebbe essere ben cosciente dell’importanza, ma soprattutto della mancanza, nel nostro territorio, di figure specializzate nel settore agrario e agroalimentare. Mancano, ad esempio, competenze scientifiche, esperti di marketing e comunicazione e innovazione. Spesso le aziende fucensi devono pagare la formazione a peso d’oro o cercare soggetti fuori dal territorio. Inoltre, una visione lungimirante non può essere messa sullo stesso piano della mera valutazione dei costi.
I migliori politici e amministratori si distinguono proprio per la capacità ed il coraggio di fare scelte utili non soltanto nel breve periodo, quella altro non è che propaganda. È chiaro che resta ferma la proposta già fatta di rivedere il contratto per ottenere risparmio di spesa. Non ci sembra una proposta troppo… suggestiva.In fondo, in questi giorni, in merito ai lavori di riqualificazione di P.zza Torlonia e P.zza Risorgimento, sentiamo spesso dire dagli attuali amministratori: “ora la città non capisce, è disorientata, ma presto si renderà conto e sarà contenta” . Perché la stessa considerazione non può essere fatta per l’Università? E comunque se la sede universitaria diventasse appetibile, l’indotto economico sarebbe notevole. Pensiamo a tutte le attività commerciali che potrebbero puntare su una clientela … “universitaria”: negozi, bar, ristoranti e locali notturni.
D. Fabrizi ha affermato che la didattica potrebbe non essere all’altezza degli standard richiesti e attesi. Può smentire questa affermazione?
R. Il corso di Giurisprudenza di Teramo è rinomato anche e soprattutto per i suoi docenti di fama internazionale e sono gli stessi di Avezzano. La didattica è organizzata in modo impeccabile. Lo studente di Avezzano è uno studente di serie A, grazie anche alla possibilità di stabilire più facilmente un rapporto diretto con i docenti per approfondire la formazione. Questa cosa non è possibile nei grandi corsi. Inoltre, un’alta percentuale di laureati ad Avezzano passa al primo tentativo l’esame per diventare procuratore. Qualcosa vorrà dire, o no? La visita del CEV- Commissione Esperti per la Valutazione- dopo la visita fatta a novembre ha prodotto un accreditamento di altri 5 anni. L’unica criticità rilevata: mancanza di sedi idonee.
D. L’Università ad Avezzano è anche una risorsa per quegli studenti in difficoltà economiche che altrimenti non potrebbero permettersi gli studi. Qualcuno ha sottovalutato questo aspetto. Cosa ci dice in proposito?
R. Non si può essere superficiali su una questione tanto delicata. Ogni giorno riceviamo messaggi di studenti che temono la chiusura per problemi economici. Per non parlare dei disabili che possono usufruire dell’assistenza di parenti e amici, oltre a quella offerta dall’università. Questa è una battaglia di civiltà: non si può rimanere sordi davanti a questi disagi e soprattutto non si può scegliere di essere… ciechi!
D. Purtroppo individuare una sede adatta e contenere i costi sono difficoltà oggettive. Oltre quelle già fatte e che hanno incontrato il favore dell’amministrazione, ha qualche altra proposta per risolvere il problema?
R. Si potrebbe proporre una conferenza dei sindaci per chiedere aiuto anche agli altri comuni.
Per concludere riportiamo il comunicato inviatoci dal Coordinatore di Forza Italia Giovani, Nello Simonelli in merito all’incontro avuto con i rappresentanti del Consiglio di Facoltà cittadino Mario Pisotta ed Elmira Izeti.
«All’ordine del giorno- dice la nota- sono state analizzate le problematiche relative alla situazione attuale del plesso universitario avezzanese, facendo il punto della situazione sulle criticità emerse durante il recente incontro tra l’Amministrazione comunale ed il nuovo Rettore, sulle possibili soluzioni e sulle istanze del corpo studentesco. Si è analizzata con la dovuta serietà una questione che si protrae da anni, ponendo la dovuta attenzione sugli elementi di economicità ed opportunità, differenziando questo momento associativo e di dibattito dalla speculazione fattasi, in alcuni casi, negli ultimi tempi.
Al termine del meeting, nell’ottica di stabilire una piattaforma comunicativa tra le parti, ci si è ripromessi un incontro nell’immediato futuro».
Ci auguriamo che i giovani sappiano uscire dalle logiche “adulte” del mercato, che abbiano, tutti a cuore, il destino dell’ Università e dei giovani, non interessa se pochi o tanti, che in essa hanno l’unica possibilità di studio. Che ci siano tanti perditempo illuminati che considerino istruzione, cultura e vivacità intellettuale risorse e non “idee vaghe”. Ci auguriamo che gli amministratori sappiano scegliere tra opportunismo economico ed esigenza morale e culturale. Ci auguriamo che le nostre non siano aspirazioni troppo… suggestive.