AVEZZANO – È trascorso giusto un anno da quando, in un ospedale psichiatrico di Colle Cesarano, zona di Tivoli, morì in circostanze inizialmente misteriose il giovane Matteo Mirasole, avezzanese, che era stato ristretto nella struttura ai domiciliari a causa del suo coinvolgimento in un procedimento penale.
Sarà l’esame autoptico effettuato dopo alcuni giorni, e depositato nei primi dell’ottobre 2017 dall’anatomopatologo dottoressa Aromatario di L’Aquila, a chiarire la sua morte consistita in un arresto cardiaco per uso di sostanze stupefacenti, stranamente entrate all’interno della struttura e consegnate al Mirasole da mani “esperte”.
Di qui l’indagine della Procura di Tivoli attraverso il Dr. Iuzzolino ed i Carabinieri della locale Compagnia che stanno seguendo tracce e circostanze ben precise, volendo arrivare a due diverse forme di responsabilità: la prima di chi ebbe a cedere la dose mortale al Mirasole; la seconda, di come mai all’interno di una struttura sanitaria e di un paziente “protetto” (ricordiamo che il Mirasole era agli arresti domiciliari presso la struttura), fosse possibile raggiungerlo e consegnargli sostanze stupefacenti.
«Ci si aspetta nei prossimi mesi che siano chiuse le indagini – dicono ancora affrante la madre e la sorella del giovane deceduto – ed evidenziate le responsabilità degli ignoti autori della cessione della sostanza è quelle della struttura che avrebbe dovuto tutelare una persona che era stato trasferito per le cure e non per vedersi inesorabilmente abbreviata in via definitiva la vita» è l’amara conclusione della madre e della sorella della vittima.