AVEZZANO – Emporio dei certificati falsi, quattro indagati ricorrono al Tribunale del Riesame.
Il giorno dopo i primi interrogatori degli indagati ristretti in carcere, quattro di loro hanno già deciso di ricorrere al Tribunale della Libertà per ottenere la scarcerazione. Si tratta di Angelo Gallese, Mario Panunzi, Gino Arioli e Maria Palma Di Biase che con i loro difensori, gli avvocati Antonio Milo, Franco Colucci e Oscar Guanciale, hanno rivolto una istanza al Tribunale aquilano per chiedere l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere e, conseguentemente, l’immediata remissione in libertà. I legali ritengono, in sostanza, che il quadro indiziario complessivo contestato non supporti le custodie in carcere e che, pertanto, i loro indagati sono da scarcerare e rimettere pienamente in libertà.
Un altro indagato, non raggiunto da alcuna misura cautelare, dopo aver voluto chiarire la sua estraneità ai fatti, interviene ancora per affermare che sarà in grado, ancor prima della chiusura indagini, di dimostrare di non aver commesso nemmeno l’illecito contestatogli dalla Procura di Avezzano. Si tratta del consigliere provinciale di Forza Italia, Gianluca Alfonsi, al quale viene contestato il reato di violazione del segreto di ufficio.
Alfonsi ha affidato la sua precisazione al difensore, avvocato Cesidio Di Salvatore che così scrive: «Sempre in relazione alla posizione del mio assistito sig. Gianluca Alfonsi in merito alla vicenda in questione, è necessario ulteriormente rappresentarVi che lo stesso, oltre ad essere completamente estraneo ai fatti per i quali sono state disposte misure cautelari di vario genere, è certo di non aver commesso nemmeno la violazione del segreto d’ufficio ipotizzato a suo carico e di cui fornirà piena dimostrazione nel prosieguo delle indagini, semprechè sia necessario. Ed infatti, la sua posizione di mero indagato, avendo il P.M. inquirente presentato richiesta di proproga delle indagini, opposta davanti il Gip dallo stesso Alfonsi, potrebbe essere definita con la richiesta di archiviazione e quindi allo stato, dovrebbe essere coperta dal segreto istruttorio, con preclusione di qualsivoglia pubblicazione, di cui, comunque, al di fuori di un comprensibile disagio per sé e la sua famiglia, non ha nulla da temere».
La vicenda, in sostanza, è ancora in pieno divenire e non sono esclusi colpi di scena e novità in tempi brevi.
P.L.P.