di Pierluigi Palladini
AVEZZANO – Avremo da fare almeno fino al 25 luglio sicuramente. Non è finita la battaglia politico-amministrativo-giudiziaria fra sindaco di Avezzano, opposizione e vari dissidenti della sua ex maggioranza.
Come annunciato, infatti, oggi a L’Aquila, il Tar avrebbe dovuto discutere il ricorso proposto da Annalisa Cipollone ed Emilio Cipollone, per la loro esclusione dall’Assise civica, in Consiglio in caso positivo comunale entrerà l’una o l’altro, in favore di Francesco Paciotti che, a loro dire, siederebbe arbitrariamente in quell’aula. Una decisione, questa, che fu oggetto anche della sfiducia alla Presidente del Consiglio, rea di avere nascosto una direttiva in materia emanata dalla Prefettura e di non aver proceduto a lavorare come lo stesso uffciio del governo aveva indicato.
I giudici del Tar, però, pur avendo davanti tutti i convenuti ed avendo a disposziine tutte le carte, ha dovuto accogliere un’opposizione del Comune di Avezzano che chiedeva un rinvio perché i ricorrenti avrebbero dovuto notificare il ricorso a tutti i consiglieri comunali in aula attualmente. Insomma, un metodo dilatorio, per tirare a campare e perdere tempo, per dirla in italiano corrente e comprensibile. Il Tar, però, ha mutato il tipo di giudizio; non si tratta più di contenzioso ma di giudizio di ottemperanza. Ovvero, i giudici amministrativi hanno riconsociuto l’interesse a ricorrere di Annalisa Cipollone e, soprattutto, stabilito che non c’è altra sentenza da fare o prendere perché si dovrà semplicemente procedere con l’applicazione di quanto stabilito nella sentenza del Tar confermata dal Consiglio di Stato a febbraio scorso. Tradotto, ancora: prima la Presidente del Consiglio sostituisce Francesco Paciotti con Annalisa Cipollone e meno danni si producono. Insomma, per De Angelis, salvo complicazioni, si riaffaccia lo spettro della mancanza di maggioranza in Consiglio.
I giudici, per fare questa udienza di comunicazione, avevano a disposizione due date, quella del 20 giugno e quella del 25 luglio. Gli avvocati hanno evidenziato, cosìcoem i gidici, che per il 20 giugno nom c’erano i termini di legge e, quindi, il Tar ha optato per il 25 luglio per consentire di procedere a notifcare tutto il ricorso e allegati ai 24 consiglieri interessati, o presunti tali.
Una data, quella del 25 luglio, che male si addice ai politici che, diciamo così, non amano molto il confronto e la condivisione preferendo piuttosto decisionismo e personalismo. In quella data, 75 anni or sono, infatti, fu fatto cadere, con il cosiddetto “Ordine del Giorno Grandi” il duce degli italiani, Benito Mussolini, da capo del governo.