di Roberta Placida
AVEZZANO – Su questo giornale abbiamo più volte parlato della attività dell’assessore all’ambiente; non sempre siamo stati d’accordo con il suo operato, ma di una cosa dobbiamo dargli atto: nell’immobilismo dell’attuale amministrazione, lui è l’unico che sta muovendo qualcosa. Nella nostra redazione è giunto un nuovo comunicato dallo staff del sindaco, il cui protagonista è ancora il su citato amministratore. Potremmo scegliere comodamente di passare il testo così come ci è giunto, ma nello spirito della libertà di stampa e di opinione che ci contraddistingue, esprimeremo il nostro pensiero, consapevoli che non sempre questa nostra parresia è gradita al potere.
Da Palazzo di città ci fanno sapere che “l’assessore all’Ambiente insieme al presidente del Centro giuridico del cittadino, Augusto Di Bastiano, all’agronomo forestale, anche insegnante del Serpieri, Marco Fattoretti e a Stefano Komel, agronomo del Comune, ha eseguito un sopralluogo per verificare le condizioni del verde che circonda il Castello Orsini” . Fino a qui “nulla quaestio”: è azione che rientra nei compiti e nei doveri di un amministratore il controllo nei propri ambiti di competenza. Commenta l’assessore: «La situazione è davvero preoccupante: nel parco del Castello ci sono circa 53 piante, che sono malate e creano anche pericolo. Alle spalle della struttura il parco è chiuso, in quanto ci sono alberi alti e c’è il rischio che cadano grossi rami. Sul parco del Castello faremo un’opera di grande riqualificazione. Le 53 piante saranno tolte e saranno reimpiantati nuovi alberi, nello stesso numero. 33 di questi saranno collocati nel parco della Rimembranza, in onore dei Martiri di Capistrello. Gli altri saranno impiantati in modo da creare un giardino che susciti nella nostra città una sorta di Hanami, la suggestiva e storica tradizione giapponese, di contemplazione degli alberi in fiore. Sarà una grande sorpresa per i cittadini!». Anche su questo punto, nessun problema: resosi conto di una criticità, chi è preposto informa i cittadini e interviene con tutti i mezzi necessari per la rimozione della stessa: è normale amministrazione.
«Nel parco del Castello non ci saranno solo alberi. L’idea dell’assessore Presutti è quella di creare un’area dedicata agli amici a quattro zampe». E questa è una buona idea: per gli amanti dei pelosetti, è una gioia sapere che dal Municipio si è pensato ad uno spazio tutto per loro… ma… sì, perché c’è sempre un “ma” , «Con la riapertura di piazza Torlonia ci sarà l’interdizione dell’area ai cani» e a questo passaggio, la nuvoletta tipo fumetto che abbiamo sulla testa, si riempie prima di punti interrogativi e poi di fulmini e saette: ma come? Perché interdire P.zza Torlonia ai cani? L’ambiente che si tutela non comprende anche animali e… uomini che spesso vivono in simbiosi con i propri animali di affezione? Perché i nonni che vogliono fare due passi e magari sedersi al fresco, leggendo il giornale, sulle panchine di P.zza Torlonia in compagnia del proprio cane dovrebbero essere privati di questi momenti di serenità? Perché se una mamma vuole portare i propri figli al parco giochi, dovrebbe lasciare a casa il suo Fido, o il suo Bobby, quando potrebbe tranquillamente tenerlo al guinzaglio facendogli fare la quotidiana passeggiata?
Ci risponde il difensore del verde: «La nuova piazza Torlonia è stata pensata come un giardino all’italiana e rappresenta un’area storica. Si sa che l’urina dei cani e le feci fanno seccare o comunque rovinano la crescita di alcuni esemplari di piante e non è nemmeno pensabile far compromettere il nuovo impianto di irrigazione dagli animali. Per questo è necessario creare un’area dedicata e proprio il parco del Castello potrebbe essere il posto giusto. L’idea è quella di rendere tutta l’area accessibile, considerato che non si tratta di un giardino storico e poi di creare una zona interamente dedicata a percorsi e giochi per i cani. Sono certo – conclude Presutti – , che nonostante qualche incertezza dettata dal cambiamento, dopo la realizzazione dei lavori, la scelta non potrà che essere apprezzata». Sì, caro assessore, siamo perplessi, anche perché non siamo poi così sicuri che si possano interdire intere zone ai cani: la più recente giurisprudenza amministrativa boccia le amministrazioni che hanno adottato questo genere di divieto. Citiamo ad esempio la sentenza del TAR Toscana con la sentenza 16 maggio 2017, n. 694.
«Risulta essere eccessivamente limitativa della libertà di circolazione delle persone ed è comunque posta in violazione dei principi di adeguatezza e proporzionalità l’ordinanza sindacale che, a norma dell’articolo 50, co. 5 d.lgs. n. 267/2000, rechi il divieto assoluto di introdurre cani, anche se custoditi, nelle aree destinate a verde pubblico senza la precisa indicazione del limite temporale di efficacia di tale divieto, atteso che la mera rilevazione di escrementi canini in ambito urbano comunale non possa costituire una adeguata istruttoria in ordine all’esistenza effettiva di un’emergenza sanitaria o di igiene pubblica».
È giusto portare le bestiole al guinzaglio, come è giusto raccoglierne le deiezioni, ma non si può inibire l’accesso ai cani ad un parco pubblico. L’idea di un’area dedicata ai pelosetti è in sé buona, ma non può essere la compensazione al divieto: insomma, non funziona come con i parcheggi per i quali quelli a pagamento vengono bilanciati da parcheggi liberi.
Comunque, abbiamo ascoltato Alberto Colazilli, paesaggista, artista e storico dell’arte, nonché curatore di parchi e giardini e esperto di marketing in beni ambientali, il quale, senza mezzi termini, ha stigmatizzato come eccessiva e fuori luogo l’esternazione dell’amministratore: «A lungo andare – dice Colazilli a proposito dell’urina dei cani che, avendo un’alta concentrazione di ammoniaca, può bruciare le piante – l’esagerazione fa sempre male, ma quello che può creare più problemi è lo scavo che i cani possono fare alla base delle radici, soprattutto se si mettono piante piccole. Generalmente l’accesso ai cani si vieta per evitare sporcizia e per rovinare siepi e fiori, anche se – continua Colazilli – la colpa è dei padroni. Non è l’urina dei cani il vero nemico dei parchi, ma i cittadini maleducati che, non controllando i propri animali, contribuiscono a distruggere il verde. Ci vuole buonsenso. Educazione. Ma evitiamo di colpevolizzare i cani. Non siamo in un giardino botanico. Ed anche nei giardini botanici i cani possono entrare purché al guinzaglio».
Non ci resta che sperare di aver… frainteso le dichiarazioni, testualmente riportate, dell’assessore e che arrivi un chiarimento che dica: “sarà inibito l’ingresso ai cani senza guinzaglio”.