di Pierluigi Palladini
AVEZZANO – «Se non prima, lunedì rassegnerò le mie Dimissioni da Assessore del Comune di Avezzano. È cambiato l’assetto consiliare; nei tira e molla chiaramente io non ho posto in giunta comunale. Ho fatto comunque il possibile per la mia città. Ma ancora moltissimo c’è da fare. E magari avrò altre occasioni politiche (nel senso più nobile del termine) per rendere il mio servizio. Non mi appartengono le spartizioni, i ricatti e le imposizioni e non so quanto piacciano ai cittadini. Continuerò a dare il mio contributo per il Cam affinché possa essere garantito il servizio di distribuzione del prezioso bene dell’acqua».
Sono queste le parole con le quali l’ assessore comunale al bilancio, Felicia Mazzocchi, ha annunciato la conclusione della sua avventura nell’Amministrazione di Avezzano. Un addio che si sapeva da almeno tre giorni e che, a quanto pare, era stato già deciso il 16 maggio, prima della Commissione bilancio che avrebbe rischiato, se i quattro di Responsabilità Civica non fossero entrati o avessero votato contro, di far saltare l’intero Consiglio e riportare tutti alle urne.
Alla Mazzocchi, così come all’altro assessore Di Micco, è stato chiesto un sacrificio ma la differenza fra i due è notevole. Di Micco correva con Di Pangrazio ed era nell’Udc e non era nemmeno rientrato negli eletti della prima e seconda ora. Di Micco è entrato in Consiglio con lo scorrimento della lista.
La Mazzocchi si è candidata con De Angelis nella lista di Avezzano Popolare, ha fatto una campagna elettorale attivissima e capillare ottenendo anche un buon risultato, ha avuto davanti solo Iride Cosimati e Maurizio Gentile e poi, ironia della sorte, è costretta dimettersi proprio dopo aver portato a casa il risultato del bilancio e salvato, escluso l’ennesimo capovolgimento dell’ultima ora, l’Amministrazione De Angelis.
Dimissioni richieste, un sacrificio per la… patria, quello della Mazzocchi ma che, sospeso ogni giudizio sul suo operato e sul contributo alla città, è un sacrificio sull’altare della sopravvivenza politica del sindaco e di questa Amministrazione. Insomma, Pierleoni, Dominici, Ridolfi e Aratari, poco hanno guardato al complesso della situazione politico-amministrativa della città e alla composizione della giunta, la richiesta era due assessori o l’azzeramento della giunta. Pena il “tutti a casa”. E così è stato. Il sindaco si è dovuto piegare al diktat, ha sacrificato Di Micco e una collaboratrice della prima ora come la Mazzocchi. Il tutto per mantenere i numeri in Consiglio. Per il bene della città. Come sempre.