di Pierluigi Palladini
AVEZZANO – Diciamocelo senza peli sulla lingua, che potesse essere sfiduciata la Presidente del Consiglio all’ultima seduta dell’Assise e che potesse addirittura avere conseguenze sul Sindaco e la giunta, su questo nessuno aveva un solo centesimo bucato da spendere per scommetterci.
Che si dovesse assistere allo spettacolo cui si è dovuto assistere, beh, su quello ci voleva una maggiore immaginazione. Trattative fin sulla soglia dell’aula consiliare, veti e controveti, regolamenti e grammatica italiana lasciati alla libera, anzi, liberissima interpretazione degli aventi diritto ma con licenza poetica, ribelli che diventano fedelissimi del re, passaggi consiliari previsti dal regolamento sui quali si sorvola e infine la conta per la Presidente che finisce 11 pari e che avrebbe dovuto comportare una doverosa presa d’atto della stessa, riteniamo sia il punto più basso che la storia della politica cittadina potesse raggiungere.
Fra l’altro, nemmeno le argomentazioni sia tecniche che razionali, espresse da Eligi ma anche da Boccia e da Carpineta, hanno avuto una risposta dalla maggioranza. I “DeAngelisBoys” erano lì, fermi, inermi, muti, atti sono ad alzare la mano o a votare sulla scheda come era stato preordinato. Nemmeno i capelli si sono spostati tanto erano immobili. Vien da chiedersi, allora, perché tanto agitarsi prima.
Qualcuno dei presunti “4 Ribelli” si era indignato perché i 5 Stelle avevano osato definire la propria protesta contro il sindaco solo finalizzata alle poltrone e agli incarichi. «Protesta per difendere un principio!», avevano detto. Il risultato è che al primo alito di accordo, vale a dire rimpasto di giunta con assessorati che vengono e che vanno, la protesta per “un principio” è rientrata. Presidente confermata, variazioni di bilancio approvate, giunta approvata, giunta da rifare.
Ah, #perilbenedellacittà.