di Americo Tangredi
MAGLIANO DE’ MARSI – «Non vi sono liberatori, ma solo uomini che si liberano» scriveva Teresio Olivelli, alpino e partigiano che presto verrà beatificato dalla chiesa cattolica. Analizzando il fenomeno storico della “Resistenza” l’unica cosa che ci viene in mente è quella dello scontro armato tra le parti. La Resistenza non è solo questa. All’interno dell’Italia occupata dalle truppe del III° Reich vi furono persone che lottarono contro l’oppressione e la presunzione senza sparare nessun colpo d’arma. Ci piacerebbe narrarvi le vicende di Pasquale Maurizi, maglianese doc, che si trovò costretto ad usare le mani contro alcuni soldati tedeschi. Pasquale era un contadino che lavorava la gentile terra di Magliano. Aveva un soprannome particolare, che incideva anche sul suo carattere: “Battaglitto”. La moglie raccontava che era un tipo molto tranquillo, però non gli si doveva rompere le famose “uova nel paniere”.
Anche lui, come le altre famiglie sia della Marsica e sia dell’Italia intera, dovette sopravvivere all’interno dell’occupazione tedesca. E proprio in una di quelle mattine, Pasquale aveva preparato due pagnotte di pane, la più grande destinata al sostentamento della sua famiglia ed una più piccola per evitare problemi con la Wehrmacht e le aveva adagiante sulla tavola dove si stendeva la pasta. Il rumore pesante dei passi ed il bussare violento alla porta annunciavano l’arrivo di problemi. Nonno Pasquale aprì la porta e con gentilezza fece accomodare i soldati nella sua modesta abitazione; erano tre soldati, ed erano giovani. Uno di loro, il più prepotente, prese sia la pagnotta piccola e sia quella grande facendo innervosire Pasquale. Mentre i tre si stavano avviando verso la porta, Nonno Pasquale, senza esitare un attimo, prese la tavola di legno e si avventò contro il soldato molesto. Lo mise Ko, stessa sorte, se pur in maniera molto più leggera, toccò agli altri due.
La vicenda si concluse serenamente, il comando tedesco punì il soldato molesto e non fece nulla a Pasquale. «Furono tempi difficili – riferisce Nicolino Maurizio, figlio di Pasquale e fratello della moglie Maria – quelli dell’occupazione tedesca. Il gesto di mio padre, che non aveva nulla di politico, era dettato contro la presunzione di quei soldati molesti. Non tutti i soldati erano cattivi, però quel tipo era davvero odioso».