di Ferdinando Mercuri
AVEZZANO – Anche se per il Tribunale di Sulmona l’uccisione di un orso marsicano (specie particolarmente protetta dalle leggi italiane e europee) “non costituisce reato”, per il WWF continua ad essere un crimine contro la Natura gravissimo che, invece, dovrebbe essere sanzionato. attesa che arrivino le motivazioni della sentenza per capire meglio cosa abbia spinto i giudici di Sulmona a questa decisione, il WWF annuncia che chiederà al Procuratore Generale della Corte d’Appello di impugnare questa sentenza.
«Le sentenze, ovviamente, si rispettano – commenta il Wwf Montano – ma la decisione dei giudici di Sulmona che hanno assolto una persona che nel 2014 aveva ucciso a fucilate un orso marsicano a Pettorano sul Gizio in Abruzzo, lascia un certo sconcerto. L’animale, infatti, è stato colpito alle spalle, quindi, mentre era già in fuga, ed è morto molte ore dopo essere stato colpito: quindi, presumibilmente, in seguito a molte sofferenze. Il suo delitto? Aver predato alcune galline di proprietà dell’imputato, del valore di pochi euro, con molta probabilità neanche tenute in modo atto ad evitare la predazione da parte degli animali selvatici (che non fanno altro che seguire la loro natura). Per questo l’orso è stato condannato a morte – prosegue l’associazione ambientalista – in una situazione che somiglia veramente poco con un incidente o una reazione per difendere la propria incolumità, come evidenzia la perizia del WWF e di altre associazioni, costituitesi parte civile nel processo. Era, infatti, evidente e inequivocabile che chi ha sparato era in piedi e che ha usato due diversi tipi di munizione».