di Americo Tangredi
AVEZZANO – “Cosa facciamo a Pasquetta?” spesse volte entriamo in crisi quando ascoltiamo questa semplice domanda, anche perché ci coglie spesso impreparati. Il significato della festività di pasquetta si inserisce nelle celebrazioni pasquali, diciamo che è una sorta di filo logico che tiene sia la domenica di Pasqua che il lunedì successivo.
Definito lunedì dell’angelo perché ripercorre l’episodio evangelico dell’incontro tra l’angelo e Maria Maddalena presso il sepolcro di Gesù. «Passato il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l’angelo disse alle donne: “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E’ risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: E’ risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto”. Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli». (Mt28,1-8).
Questa uscita della Maddalena e l’incontro con l’angelo prefigurano un po’ ciò che noi uomini e donne compiamo nel lunedì di pasquetta: il muoverci dalle nostre case verso località che ci procurano gioia, meraviglia e felicità . Ovviamente tempo permettendo.. L’espressione “lunedì dell’angelo” che è tradizionalmente diffuso in tutta Italia non appartiene alla liturgia della chiesa cattolica (nella liturgia quotidiana compare come Ottava di Pasqua ed è simile ad altri giorni del tempo di Pasqua). Solo la chiesa cattolica in lingua tedesca (Germania, Austria) è un giorno che viene ricordato nelle celebrazioni eucaristiche. La festività di pasquetta è stata istituzionalizzata dallo Stato Italiano nel dopoguerra come una prosecuzione delle festività pasquali sull’esempio di Santo Stefano nel periodo natalizio.